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Aeroporto in nome di Berlusconi, indegna memoria

Giorgio Bongiovanni 08 Luglio 2024

Così vogliono onorare un pregiudicato che pagava la mafia

Non bastavano i funerali di Stato, il lutto nazionale, il francobollo commemorativo, i documentari e gli speciali fuorvianti mandati in onda in ogni rete. Presto il nome di Silvio Berlusconi intitolerà l’Aeroporto Internazionale di Malpensa. La notizia è stata ufficializzata dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini (“Proprio oggi il cda dell’Enac ha approvato la richiesta di intitolare a Silvio Berlusconi l’aeroporto di Malpensa. E siccome l’ultima parola è del ministro dei Trasporti, penso proprio che il ministro dei Trasporti darà l’ok”).

Infatti, mentre per le vie, le piazze ed i viali la legge prevede un’attesa di dieci anni di tempo per gli aeroporti non c’è alcun vincolo.

Strada spianata, dunque, per questa “indegna memoria”.

Solo così possiamo definire la dedica di uno degli aeroporti più importanti d’Italia a un politico pregiudicato, più volte sotto inchiesta e sotto processo, che pagava la mafia (le sentenze sanciscono almeno fino al 1992) e che è morto mentre era ancora indagato dalla Procura di Firenze, assieme all’ex senatore Marcello Dell’Utri, come mandante esterno delle stragi del 1993.

Chi ricorda questi fatti viene immediatamente preso di mira.

E spiace constatare che, in un teatro dell’assurdo, anche figli di vittime di mafia partecipano alla distorsione della realtà.

Ancora una volta è Rita dalla Chiesa, a cui più volte ci siamo rivolti, a rendersi protagonista attaccando il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio, colpevole di aver scritto le seguenti parole: “La nuova toponomastica aeroportuale consentirà agli stranieri di fare scalo al “Berlusconi” e proseguire, volendo, verso Palermo atterrando al “Falcone e Borsellino”: prima il finanziatore degli stragisti, poi le loro vittime”; “Ora restano da battezzare altri aeroporti. Linate, in omaggio alla par condicio, sarebbe perfetto per Marcello Dell’Utri, l’ex senatore e braccio destro di B. pregiudicato per concorso esterno in mafia, che fra l’altro proprio di lì decollò il 24 marzo 2014 per sfuggire all’arresto volando a Parigi e poi a Beirut, luogo prescelto per la sua latitanza. Lo scalo di Ciampino potrebbe andare a Francesco Lollobrigida per motivi più ferroviari che aeronautici. Pratica di Mare invece spetta di diritto a Chico Forti e a Giorgia Meloni, ex aequo”.

“Io credo che non si possa rimanere in silenzio davanti a un Travaglio che continua a dare del finanziatore di stragisti al nostro Presidente – ha detto la dalla Chiesa – Fra le pseudo rivelazioni di un falso pentito su Chico Forti e l’ignominia di tutto il fango che continua a essere riversato su Silvio Berlusconi, forse sarebbe il caso di fare una denuncia, questa volta pesantissima, nei confronti di questo personaggio che non sarebbe mai esistito se non fosse esistito anche il nostro presidente. Non sa più di che parlare, pur di rimanere sotto i riflettori, e lo attacca anche adesso che non c’è più”.

Certe parole fanno male. Ma ancor di più indigna il silenzio delle più alte cariche dello Stato. Cosa ha da dire il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che da familiare vittima di mafia dovrebbe capire il motivo di tanto sconcerto. Possibile che non susciti vergogna questo ennesimo “scempio” della memoria?

Berlusconi non è stato solo un imprenditore, ma una figura oscura.

Ci sono sentenze che parlano chiaro.

Nel 1974, come confermato dalla Corte di Cassazione nel processo al suo braccio destro Marcello Dell’Utri, è dimostrato che Silvio Berlusconi incontrò il capomafia più autorevole di Palermo, Stefano Bontade, per chiedergli protezione in quel momento storico in cui erano ordinari i sequestri di persona. Cosa nostra gli mise in casa lo “stalliere”, boss di Porta nuova, Vittorio Mangano a garanzia.

E’ scandaloso che quell’imprenditore, poi divenuto anche Presidente del Consiglio per quattro volte, preferì rivolgersi alla mafia anziché allo Stato.

Se fossero rimasti in vita Falcone e Borsellino avrebbero certamente indagato sull’ex Premier. E a chi avesse qualche dubbio ricordiamo l’annotazione di Falcone: “Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni a Grado e anche a Vittorio Mangano”.

Non è accettabile il negazionismo di chi evita di ricordare certi fatti.

Allo Stato traditore, fascista, amico dei mafiosi e criminale noi diciamo no e ci schieriamo dalla parte di quei cittadini, più e meno giovani, lavoratori e lavoratrici, donne e uomini che scelgono di non dimenticare, che fanno rumore e credono in un cambiamento possibile.

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/101164-aeroporto-in-nome-di-berlusconi-indegna-memoria.html