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“Al servizio dei boss per anni”, rinviato a giudizio il fondatore della Gls di Carini

Giovanni Palazzolo, che avrebbe anche curato per qualche giorno la latitanza del “barone” di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo, sarà processato a partire da gennaio. Secondo la procura avrebbe fatto da tramite tra le cosche e il Comune. Chiesti 6 mesi per un finanziere che gli avrebbe fornito notizie riservate e che ha scelto l’abbreviato

Sandra Figliuolo Giornalista Palermo

27 novembre 2024 15:28

Sarebbe stato al servizio di Cosa nostra per anni, tanto da gestire persino per un breve periodo la latitanza del boss Salvatore Lo Piccolo, e avrebbe fatto da “tramite con il Comune di Carini”, come hanno svelato alcuni pentiti, per favorire gli affari delle cosche. Un’accusa gravissima quella formulata dalla Procura per l’insospettabile imprenditore Giovanni Palazzolo, 68 anni, fondatore della Gls proprio nel paese alle porte di Palermo. In queste settimane è stato rinviato a giudizio per mafia dal gup Stefania Brambille e per lui il processo inizierà a gennaio davanti alla quarta sezione del tribunale.

Nell’inchiesta, che aveva portato all’arresto dell’imprenditore lo scorso aprile, è coinvolto anche un luogotenente della guardia di finanza di Palermo, Umberto Frecentese, originario della provincia di Napoli, che avrebbe fornito notizie riservate a Palazzolo: ha scelto il rito abbreviato e per lui il procuratore aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Giovanni Antoci hanno chiesto una condanna a 6 mesi.

“Lui è stato qui, Lo Piccolo, all’epoca me l’hanno chiesta a me questa cortesia…”, così diceva in un’intercettazione del 24 dicembre del 2021 Palazzolo, uscendo dalla casa di sua sorella a Terrasini, dove per qualche giorno sarebbe stato ospitato il “barone” di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo, durante la sua latitanza. E non esprimeva giudizi proprio lusinghieri sul mafioso: “Questo non era un grande uomo…”, ma ricordava pure serate con il figlio Sandro Lo Piccolo: “Aprivamo Dom Perignon qua, nella piazza a Terrasini, Rolex, cose, buttane…”. E si meravigliava di non aver subito conseguenze, dicendo: “Come non ci ha consumati quello…”. 

Ma non è l’unico favore che l’imprenditore avrebbe fatto a Cosa nostra. Secondo la Procura, infatti, sarebbe addirittura arrivato ad intascare il pizzo per conto della cosca di Carini, che fa parte del mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale, e – come affermato da alcuni collaboratori di giustizia – avrebbe avuto “una longa manus dentro il Comune” e sarebbe stato “l’addetto al Comune di Carini”, anche in relazione alla realizzazione del centro commerciale Poseidon. Tutte circostanze che, però, diversi amministratori hanno respinto e negato, compreso l’attuale sindaco di Carini, Giovì Monteleone.

Per quanto riguarda il finanziere, secondo la Procura, avrebbe fornito a Palazzolo notizie coperte dal segreto istruttorio ed avrebbe persino concordato con l’imprenditore il contenuto di un’informativa che lo riguardava. Il militare, per il quale ora è stata chiesta una condanna a 6 mesi, era stato sospeso dal servizio in seguito all’inchiesta.

Fonte:https://www.palermotoday.it/cronaca/mafia/imprenditore-palazzolo-gls-carini-mafia-processo.html