Pena fino a 3 anni a chi pubblica intercettazioni da distruggere
Di Pietro: «Provvedimento di valenza criminale»
Carcere da uno a tre anni a chi pubblica intercettazioni da distruggere ed è vietato pubblicare nomi e foto dei magistrati. Queste le principali novità del dl del governo che ha ottenuto il primo via libera dalla commissione Giusitizia della Camera. Per Di Pietro è un «provvedimento con valenza criminale».
Il disegno di legge ora è atteso in Aula per il 23 febbraio, ma solo per la discussione generale. L’esame degli emendamenti e il voto continueranno probabilmente a marzo con i tempi di discussione contingentati. Questo, in estrema sintesi, il contenuto del provvedimento, modificato ancora stasera nell’ultimo esame della commissione: GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA – Il Pm potrà chiedere l’autorizzazione a intercettare solo in presenza di `gravi indizi di colpevolezza´. Nelle indagini di mafia e terrorismo basteranno `sufficienti indizi di reato´. La richiesta dovrà essere autorizzata da un Gip collegiale del capoluogo del distretto. Ma il giudice dovrà poi compiere una sua valutazione autonoma del caso. VIA IL MAGISTRATO CHE PARLA TROPPO – La toga che rilascia «pubblicamente dichiarazioni» sul procedimento che gli viene affidato ha l’obbligo di astenersi. E dovrà essere sostituito se iscritto nel registro degli indagati per rivelazione del segreto d’ufficio. Il suo nome non potrà essere citato. OMESSO CONTROLLO, ARRESTO FINO A UN ANNO – Il ddl prevede l’arresto fino a un anno e l’ammenda da 500 a 1.032 euro per pubblici ufficiali e magistrati che omettano di esercitare «il controllo necessario ad impedire la indebita cognizione o pubblicazione delle intercettazioni. DIVIETO PUBBLICAZIONE – Per i media le indagini diventeranno `top secret´. Non si potranno più pubblicare gli atti dell’indagine preliminare, neanche l’iscrizione nel registro degli indagati di qualcuno, o quanto acquisito al fascicolo del Pm o del difensore, fino al termine dell’udienza preliminare. Anche se gli atti non saranno più coperti da segreto. NO A NOMI E IMMAGINI PM – Il ddl prevede lo stop alla pubblicazione di nomi o immagini di magistrati «relativamente ai procedimenti e processi penali a loro affidati», salvo che l’immagine non sia indispensabile al diritto di cronaca. CARCERE PER I GIORNALISTI – Torna il carcere per i giornalisti. Con due emendamenti approvati in extremis è prevista la pena da uno a tre anni per chi, «con volontà di dolo», pubblica intercettazioni per le quali sia stata ordinata la distruzione o relative «a conversazioni o flussi di comunicazione riguardanti fatti e circostanze o persone estranee alle indagini di cui sia stata disposta l’espunzione». Aumentano anche le sanzioni per gli editori, fino a 370mila euro per chi pubblica violando gli obblighi di legge. REATI INTERCETTABILI – Sul punto la legge attuale cambia poco. Potranno essere intercettati tutti i reati con pene superiori ai 5 anni, compresi quelli contro la Pubblica Amministrazione; ingiuria; minaccia; usura; molestia; traffico-commercio di stupefacenti e armi; insider trading; aggiotaggio; contrabbando; diffusione materiale pornografico anche relativo a minori. INTERCETTAZIONI AMBIENTALI – Si potranno usare le `cimici´ solo per spiare luoghi nei quali si sa che si sta compiendo un’attività criminosa. Unica eccezione per i reati di mafia, terrorismo e per quelli più gravi. LIMITI DI TEMPO – Non si potrà intercettare per più di 60 giorni: 30 più 15 più 15. Per reati di criminalità organizzata, terrorismo o minaccia col mezzo del telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20. PROCEDIMENTO CONTRO IGNOTI – Le intercettazioni potranno essere richieste solo dalla parte offesa e solo sulle sue utenze. L’opposizione contesta il fatto che non si possa più intercettare nei casi di violenza sessuale perché le indagini richiedevano intercettazioni di tipo esplorativo per l’ individuazione dei responsabili. Potranno essere acquisiti però documenti relativi al traffico telefonico per capire chi fosse presente sul luogo del delitto. ARCHIVIO RISERVATO E DIVIETO DI ALLEGARE VERBALI A FASCICOLO – Le telefonate e i relativi verbali saranno custodite in un archivio presso la Procura. I procuratori avranno il potere di gestione e controllo dei centri di intercettazione e di ascolto. DIVIETO UTILIZZO IN PROCEDIMENTI DIVERSI – Le intercettazioni non potranno essere usate in procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte. Salvo i casi di mafia e terrorismo. STOP A `UN GIORNO IN PRETURA´ – Non si potranno più fare riprese tv nelle aule giudiziarie, a meno che tutte le parti non siano d’accordo.
(tratto da Il Secolo XiX.it)