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Bozza di relazione introduttiva all’incontro-dibattito promosso a Gaeta per venerdi’ 4 maggio, alle ore 16. nell’Hotel Mirasole, dall’Ass. Caponnetto e dalla “Voce delle Voci”

INTRODUZIONE ALL’INCONTRO-DIBATTITO DI VENERDI’ 4 GIUGNO 2010 SUL TEMA “LE MAFIE NEL LAZIO ED IN ITALIA. MUTAZIONI E NUOVE STRATEGIE DI CONTRASTO “ A GAETA NEL SALONE DELL’HOTEL “ MIRASOLE”.

Due personalità riteniamo doveroso ringraziare in maniera particolare:

1) il Governatore della Regione Puglia On. Nichi Vendola che ci ha telefonato per farci gli auguri di una buona riuscita di questa manifestazione e scusandosi per la sua assenza dovuta ad un ritardo nell’esserne venuto a conoscenza;

2) il Generale Antonio Girone, Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, che, con una nobile lettera di apprezzamento e di incoraggiamento a continuare, ci ha comunicato la presenza in questa sala di un Funzionario del Centro Operativo DIA di Roma, che salutiamo con calore.

Un ringraziamento commosso giunga anche agli amici consiglieri comunali di Fondi Bruno Fiore ed Enzo Trani, capigruppi rispettivamente del PD e della lista civica “Salto di Fondi”, i quali, oltre ad essersi offerti come nostri collaboratori attivi nella preparazione e nello svolgimento di questo incontro, hanno fatto in modo che la data di una riunione dei capigruppo del loro Comune fosse spostata per consentire ai loro concittadini la partecipazione a questo nostro incontro.

Grazie a tutte le altre autorità e rappresentanze amministrative, politiche, sociali.

Un grazie caloroso ai relatori, al coraggioso giudice Lello Maggi, alla dottoressa Rosamaria D’Antonio, alla dottoressa Raffaella Falcione, al Senatore Stefano Pedica, al caro amico Marco Galli.

Ai carissimi Rita Pennarola ed Andrea Cinquegrani, condirettori della “ Voce delle Voci”, le più affettuose espressioni di gratitudine da parte di tutta l’Associazione Caponnetto.

Riteniamo anche di far giungere alla Dottoressa Nunzia D’Elia, Procuratore Aggiunto di Latina, i nostri ringraziamenti per le parole di stima e di apertura nei nostri confronti e per aver delegato la Dottoressa Falcione ad essere qui presente fra i relatori in rappresentanza della Procura di Latina.

Un’apertura tanto necessaria, questa, e che credo che darà i suoi frutti sul piano dell’azione di contrasto delle illegalità e delle mafie in provincia di Latina.

Chiudiamo una stagione di duro lavoro, silenzioso ma molto intenso, che ci ha visti impegnati nella redazione di 3 importanti dossier, il primo che ha riguardato il territorio di Civitavecchia-Tarquinia, il secondo, Terracina ed il territorio circostante, il terzo, Formia, Gaeta e l’estremo sud pontino.

Non parliamo di Fondi perché alla nostra Associazione fa chiaro riferimento l’ultima ordinanza di custodia cautelare emessa dalla DDA di Napoli a proposito dei 68 arresti eseguiti nell’ambito dell’inchiesta che ha riguardato la Paganese.

Il terzo dossier, dopo un anno e più di lavoro, è terminato proprio in questi giorni e provvederemo a consegnarlo agli agli apparati centrali competenti appena possibile.

Come pure consegneremo alcuni aggiornamenti su talune situazioni delicate che riguardano Civitavecchia, Sperlonga ed altre aree.

Perché questo incontro oggi a Gaeta?

Quali sono le sue caratteristiche e le sue finalità?

Diciamo subito che abbiamo voluto definirlo “ incontro-dibattito” proprio per non confonderlo con i rituali convegni parolai durante i quali ci si limita a raccontare la storia delle organizzazioni criminali e di situazioni generiche.

Noi abbiamo sempre tenuto, pur nel rispetto di tutti, a distinguerci sul piano delle modalità e dei tempi di intervento. E -vogliamo dirlo ancora una volta con orgoglio – dell’indipendenza economica, perché volutamente abbiamo sempre evitato di accettare finanziamenti da altri che non siano i nostri iscritti, e di quella partitica.

Per le modalità, perché riteniamo che se si vuole fare un’azione seria contro le mafie, non si possono lasciare sole forze dell’ordine e magistratura.

Bisogna aiutarle, scavando, indagando, denunciando, collaborando con esse.

La retorica, la sociologia, le parate non servono, considerato l’altissimo livello di inquinamento mafioso del nostro Paese e della nostra Regione. Le chiacchiere non servono; servono i fatti. E per fatti intendiamo la denuncia di situazioni, cose specifiche e, possibilmente, nomi e cognomi.

Per i tempi, bisogna intervenire “ prima”, non “dopo”, quando le mafie sono già entrate nei nostri tessuti economico, politico, istituzionale, sociale.

Non quando la frittata è fatta ed i buoi sono scappati dalle stalle.

Sbaglia chi ritiene che questo sia un compito esclusivo delle forze dell’ordine e della magistratura.

Mente, sapendo di mentire, chi sostiene questo.

Noi partiamo sempre da un’azione di monitoraggio costante dei soggetti operanti su un territorio, acquisendo presso gli uffici competenti “visure camerali”, ”visure catastali” e qualunque informazione possibile su quei soggetti e informandone i servizi competenti.

Per noi è vitale il rapporto con gli organismi istituzionali specializzati.

Gli amministratori pubblici possono fare tantissimo al riguardo.

Intanto, stipulando con la DIA, come ha fatto la Regione Piemonte circa 1 anno fa, una convenzione in virtù della quale tutti i soggetti che si propongono per le forniture di servizi, di appalti e subappalti agli enti pubblici, vengono preventivamente sottoposti al vaglio della Direzione Investigativa Antimafia.

E, poi, mettendo in rete –e, quindi, rendendo pubblici- l’elenco di tutti i partecipanti e vincitori di qualsiasi gara.

La Casa della Legalità e della Cultura di Genova. , nostra omologa ligure, proprio in questi giorni ha pubblicato sul suo sito web un interessante, lodevole documento, che invitiamo tutti a leggere, dal titolo “ Non serve la retorica del ricorso, serve l’azione pratica… Ecco alcune proposte”.

Ne riportiamo alcuni stralci che riteniamo estremamente importanti ed utili. Eccoli:

“… anche quelli che si pongono come i più illuminati e non negano che il problema esista, dichiarano che la lotta alle mafie è questione che compete alla magistratura e che loro non possono fare nulla se non sensibilizzare. Si fanno tanti bei convegni, si educa alla “legalità” (è diventato anche questo, oltreché una moda, anche un business, ndr. ), mentre i propri enti, magari, come succede a Genova, concedono sostegni anche economici ai boss, o gli danno licenze, appalti e concessioni.

Si potrebbe dire che adottano la linea di “ contrasto “ (sic!) alle mafie dei Totò Cuffaro, dei bei manifesti contro le mafie.

Li ricordate quelli che recitavano “ la mafia fa schifo”?

Mica male!

Si sappia che quei pubblici amministratori che dicono che loro non possono fare nulla mentono.

Se sono davvero convinti di non poter far nulla vadano a casa perché sono pericolosi; se, invece, mentono sapendo di mentire, sono conniventi consapevoli, se non complici, dell’aggressione ai territori ed all’economia locale promossa dalle cosche e del loro fare “impresa” e riciclaggio di denaro sporco, e, quindi, debbono essere cacciati.

Infatti, prendiamo atto, una buona volta per tutte, che la mafia molto spesso è divenuta alibi, in altri è divenuta trampolino… ; si parla, ci si mette in mostra, ma non si fa nulla e si lasciano soli quelli che fanno inchieste, dai reparti investigativi ai magistrati, sino anche ai testimoni di giustizia ed alla realtà che nei territori fanno inchieste, denunciano e collaborano con i reparti dello Stato.

… Non è per nulla, ma manco di striscio, vero che Comuni, Province e Regioni non possano fare nulla contro le mafie Anzi, più si scende al livello più basso della Pubblica Amministrazione, cioè nei Comuni, e più si può fare.

No, non è la retorica delle parate di coloro che, legati alla politica e che in cambio di un po’ di contributi e qualche concessione e visibilità mediatica, si fanno “ paraventi” per accreditare come “antimafia” alcune amministrazioni che, se poi andiamo a vedere bene, di antimafia non hanno manco una briciola.

No, non è nemmeno la farsa di Commissioni d’inchieste antimafia comunali o regionali, composte dai nominati dagli stessi eletti e amministratori, tra gli stessi consiglieri o tra le cerchie dei loro “ esperti” di parte, condizionati dalle consulenze, finanziamenti o, anche solo, per ideologia o appartenenza.

Strumenti come le Commissioni o Osservatori antimafia, nei Comuni come nelle Regioni, servono e possono essere efficaci se sono strutture autonome e indipendenti a cui i Consigli e le Amministrazioni assegnano l’incarico di vigilare e controllare cosa accade nelle pubbliche amministrazioni, nei rapporti tra queste e l’economia, che possono quindi accedere agli atti (TUTTI) e quindi anche raccogliere segnalazioni… per poi relazionare nel dettaglio non agli stessi eventuali funzionari o amministratori su cui si scopra qualcosa, ma solo ed esclusivamente alla magistratura ed ai reparti investigativi”.

A noi è capitato che, durante una delle ultime riunioni della Commissione Sicurezza della Regione Lazio, prima esclusi e poi ammessi ad un’audizione sulla situazione esistente a Civitavecchia, pur essendo i più informati ed autori di dossier che hanno comportato indagini lunghissime e complesse, la Presidente non ci ha consentito nemmeno di parlare!

Il tutto è avvenuto alla presenza anche del Procuratore della DDA di Roma dr. Capaldo, anch’egli convocato come noi a quell’incontro di audizione.

Continua la Casa della Legalità e della Cultura di Genova:

“… Quindi non servono, come semplifica Beppe Grillo, le webcam nei Consigli Comunali, è fuorviante pensare che questo risolva il problema.

Serve accedere agli atti, TUTTI gli atti e TUTTE le informazioni che riguardano la cosa pubblica, non solo i Consigli comunali, ormai svuotati di poteri e autosvuotatisi del potere di controllo che avrebbero.

Ed è qui che si gioca la questione di cosa possono fare le Pubbliche Amministrazioni da subito se vogliono davvero fare prevenzione e lotta alle mafie ed all’economia “ nera “.

E’ su questo che possiamo misurare quanto siano in buona fede e coerenti quegli amministratori pubblici che dicono e ripetono di essere per la legalità e contro le mafie.

Lo ripetiamo ancora una volta:

queste semplici proposte, attuabili in ogni realtà del Paese, da subito e senza bisogno di leggi, decreti o stanziamenti, si possono fare a costo zero (non serve nemmeno un euro) ”.

“ECCO QUINDI UNA SEMPLICE PROPOSTA DI PREVENZIONE

che garantisce il controllo sociale ed anche di chi di dovere:

Le Regioni, le Province ed i Comuni, le Società partecipate (anche per una sola semplice quota societaria) e collegate, le imprese che hanno concessioni, appalti e incarichi (a partire dal project financing) dagli Enti locali e dalle Società partecipate (e collegate) devono mettere online sui propri siti internet:

a) la lista dei fornitori (con indicazione del valore economico e della tipologia), con indicazione della compagine societaria storica degli stessi ed eventuali partecipazioni in altre società;

b) la lista delle offerte (da quella “ vincitrice” a tutte le altre, con indicazione della compagine societaria storica degli stessi) per trattative private e gare di appalto, con Verbali e Determinazioni di assegnazione, descrizione dei capitolati, eventuali subappalti e liste dei fornitori ed eventuali varianti in corso d’opera (con indicazione di variazioni di costo);

c) tutti gli incarichi diretti che vengono assegnati con indicazioni di tipologia e costo (non solo per le consulenze ma anche per i servizi e lavori) ed anche qui con indicazione della compagine societaria storica degli stessi ed eventuali società o consorzi collegati;

d) tutte le indicazioni su progettisti, partner finanziari e subappalti (con le rispettive indicazioni delle compagini societarie storiche);

e) la lista di tutti i contributi (finalizzati o a fondo perso) e finanziamenti pubblici (ed agevolazioni) che vengono assegnati e riconosciuti dagli Enti locali (dai Comuni alla Regione, passando per le Società partecipate, Enti controllati ed Ue) a società e associazioni di imprese o associazioni di ogni genere, con indicazione dei soci delle stesse;

f) la lista dei dirigenti e funzionari responsabili, oltre che degli assessori e consiglieri (e di quanti vengono nominati dagli Enti in Cda o Comitati di Gestione, con indicazione non solo del reddito e stato patrimoniale attuale degli stessi, ma anche delle eventuali partecipazioni in società private degli stessi e dei parenti e congiunti (sino al 2° grado) oltre che l’eventuale dipendenza degli stessi – così come dei parenti e congiunti sino al secondo grado – per società in rapporti con società pubbliche o partecipate e/o che operino con appalti e incarichi (diretti o indiretti) derivanti dall’azione dell ‘ Ente pubblico stesso o società partecipata (o collegata) per concessioni/convenzioni.

Inoltre i Comuni devono pubblicare sui propri siti:

1) la lista delle domande e concessioni di licenze commerciali (comprese le autorizzazioni per i cosiddetti “circoli”) con nominativi dei titolari e responsabili (in caso di società anche i dati della misura storica della stessa);

3) la lista delle concessioni edilizie che vengono rilasciate, con indicazione delle ditte incaricate dei lavori, dei progettisti e delle proprietà (e degli eventuali passaggi di proprietà avvenuti nell’arco dell’ultimo anno), oltre che le eventuali varianti in corso d’opera.

Le Regioni, le Province ed i Comuni dovranno mettere online anche tutte le pratiche e pareri di VAS, VIA, screening ed ogni variante agli strumenti di Pianificazione (PUC, Piani di Bacino, PTCT, Piano delle Cave… ) con l’indicazione del richiedente (e se si tratta di società o più società indicando anche le compagini societarie storiche delle stesse ed eventuali società collegate), oltre alle eventuali osservazioni giunte in merito ed i provvedimenti adottati dagli Enti e dalle Conferenze di servizio (con pubblicazione dei relativi verbali, indicanti anche i partecipanti ed i voti espressi).

Le Regioni e le Province dovranno pubblicare anche sul proprio sito internet tutte le autorizzazioni inerenti:

1) i movimenti terra e di materiali da cava;

2) le società che effettuano movimentazioni di rifiuti e rifiuti speciali;

3) le pratiche inerenti concessioni di deroghe per i vincoli esistenti;

4) i provvedimenti di sanzione per reati ambientali adottati nell’ambito del proprio territorio;

5) le società che operano movimenti terra e/o che hanno incarichi di bonifica (con indicazione tipologica e sito specifico di partenza, stoccaggio e deposito) nell’ambito del territorio di propria competenza;

6) le eventuali stipule di convenzioni con Società private (come ad esempio per macchinette distribuzioni bevande/alimenti, ticket ristorazione, servizi mensa… ) stipulate dall’ente, con l’indicazione delle altre offerte pervenute e rigettate e relative informazioni da Visura camerale relativi al soggetto prescelto ed agli esclusi.

I Comuni dovranno inoltre rendere noti online sul proprio sito anche:

1) le società (pubbliche e private) che conferiscono rifiuti in discariche o impianti collocati nel proprio territorio o di proprietà di società partecipate;

2) i provvedimenti di sanzione per reati ambientali adottati nell’ambito del proprio territorio;

3) la società che operano movimenti terra e/o che hanno incarichi di bonifica (con indicazione tipologia e sito specifico di partenza, stoccaggio e deposito) nell’ambito del territorio di propria competenza;

4) la lista degli autotrasportatori che operano nei mercati generali (fiori, pesci, carne, ortofrutta) siti nel territorio di competenza che siano assegnati a gestione di terzi o direttamente gestiti da società pubbliche o miste;

5) le concessioni di variazione di destinazione ad uso di aree, palazzi, impianti industriali, strutture ricettive e di culto, con indicazione anche del gestore/proprietario o del soggetto a cui viene assegnata la concessione;

6) la graduatoria per le assegnazione di immobili comunali e delle case popolari, ivi comprese quelle costruite da privati per l’edilizia convenzionata, oltre che quelle relative agli immobili (abitativi o commerciali) di competenza di società pubbliche, oltre che, per ogni provvedimento adottato in “ deroga” alle graduatorie, con l’indicazione della motivazione e del beneficiario;

7) le eventuali stipule di convenzioni con Società private (come, ad esempio, per macchinette distribuzione bevande/alimenti, ticket ristorazione, servizio mensa… ) stipulate dall’ente, con l’indicazione delle altre offerte pervenute e rigettate e relative informazioni da Visura camerale relative al soggetto prescelto ed agli esclusi.

Iniziamo da qui perché in questo modo si renderebbe possibile una verifica in tempo reale.

Si chiamano prevenzione e trasparenza.

Non è complesso e non comporta manco mezzo euro di spesa, ma solo lo svolgimento di quelle verifiche e di quei controlli che gli Enti locali, le società partecipate e chi opera con concessioni e incarichi pubblici, deve adottare.

Le Pubbliche Amministrazioni come risponderanno?

Questo è, quindi, per iniziare, se mai volessero iniziare.

Pio ci sono le altre proposte che riguardano sempre l’assunzione di responsabilità delle comunità locali.

Una di queste è quella di costituire Commissioni, Osservatori o Consulte –chiamatele come volete – autonome ed indipendenti, a livello comunale per le grandi città metropolitane o a livello regionale, composte da persone e associazioni autonome ed indipendenti, esterne ai partiti ed alle lobby politico-economiche. ”

Perché questo incontro-dibattito a Gaeta?, abbiamo detto.

Questa città e questo territorio vantano il triste primato del più alto numero di beni sequestrati alle mafie: la sola Gaeta ne ha avuti ben 21.

Una presenza radicata da anni – accertata e documentata dai massimi e più qualificati organismi investigatiti e giudiziari centrali – e che si è andata via via sempre più estendendo fino ad acquisire ampi segmenti della sua economia soprattutto nei settori del commercio, dei lavori edili, delle compravendite immobiliari e di terreni e così via.

Non parliamo di Formia, sulla quale abbiamo finito proprio in questi giorni un lavoro di indagine che è durato oltre un anno e che presto metteremo a disposizione degli organismi investigativi centrali. E’ emersa una situazione davvero inquietante.

E perché in questo albergo?

Perché esso è assurto al ruolo di simbolo di una resistenza al rischio di accaparramento da parte di soggetti provenienti da fuori e dalle larghissime disponibilità economiche sulla cui provenienza noi chiediamo, per fugare ogni preoccupazione, rigorose indagini da parte degli organi competenti.

E’ tutto il sud del Lazio sotto attacco delle mafie.

Purtroppo dobbiamo lamentare da parte dello Stato una risposta non adeguata.

Oltre alla ben nota situazione di Fondi, dobbiamo rilevare che già negli anni scorsi si è verificata a Formia una situazione che ha lasciato sospettare collegamenti fra soggetti della politica, delle istituzioni e della criminalità organizzata.

La Polizia di Stato effettuò una rigorosa indagine- l’inchiesta “ Formia Connection-e dalle intercettazioni telefoniche risultarono fondati i sospetti di tali collegamenti.

Ma qualcuno ha deciso di archiviare quel fascicolo che noi da tempo stiamo, finora invano, chiedendo di riesumare, comprese le relative bobine.

Un lavoro, quello della Polizia di Stato diretta dal Dirigente dell’epoca Dr. Nicolino Pepe, poi trasferito in Questura a Latina, andato in fumo, purtroppo. Inspiegabilmente!

E qui ci vediamo costretti a riprendere con forza un discorso delicato e complesso.

Ribadiamo che noi siamo a favore delle Istituzioni e dello Stato di diritto.

Ci faremo ammazzare per difenderli.

Ma, per quanto riguarda il loro funzionamento in questa provincia e, più in generale, in tutto il Basso Lazio, Frosinone compresa, non possiamo non esternare le nostre preoccupazioni e le nostre riserve.

I livelli investigativi e giudiziari locali si sono mostrati alquanto inadeguati.

Fortunatamente a Frosinone è arrivato da alcuni mesi un nuovo Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, il Colonnello Giancostabile Salato, che noi riteniamo uno dei migliori investigatori in Italia.

Alcuni risultati già si sono visti, altri ne arriveranno.

Non possiamo dire, purtroppo, altrettanto, dei vertici provinciali delle altre forze dell’ordine.

Per quanto riguarda la provincia di Latina, la situazione è ancora più drammatica.

Oltre agli elementi emersi durante le numerose inchieste degli Organi investigativi e giudiziari centrali su Fondi e, prima ancora, su Formia, noi temiamo che altri ce ne siano per quanto attiene al livello di inquinamento di componenti del tessuto politico pontino.

A fronte di tale situazione, gli organi istituzionali locali non hanno fornito la risposta che ci aspettavamo.

Basterebbe, a riprova di ciò, una sola considerazione:

in appena 6 mesi di lavoro di una Commissione di accesso nominata dal Prefetto Bruno Frattasi al Comune di Fondi sono emersi elementi che in 15 anni di lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura locali non erano venuti fuori.

Purtroppo sia il Prefetto Bruno Frattasi che il Colonnello dei Carabinieri Leonardo Rotondi, autori di tutto quel lodevole lavoro di scavo, sono stati entrambi rimossi e trasferiti a Roma.

La Guardia di Finanza in provincia di Latina non assolve appieno ai compiti cui è chiamata ad assolvere. Si fanno poche indagini di carattere patrimoniale che riguardino le movimentazioni di montagne di capitali dall’origine non chiara.

Ci sono stati tre fatti che destano le nostre preoccupazioni in relazione allo stato di sofferenza del Corpo in provincia di Latina:

1) il Comandante della Compagnia della Guardia di Finanza di Fondi, Capitano Fedele Conti, si è ammazzato appena dopo tre mesi che è giunto a Fondi ed i motivi di tale evento sono a tutt’oggi ignoti;

2) l’ex Comandante dell’allora Compagnia della Guardia di Finanza di Terracina, Luca Berriola, è stato arrestato a Roma per fatti verificatisi nella capitale;

3) L’attuale Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Latina, Colonnello Giuseppe Colombi, ha chiesto per ben 4 volte di essere trasferito da Latina ad appena 2-3 anni dall’assunzione del comando.

Questo per quanto riguarda la Guardia di Finanza.

Ma c’è stato un altro fatto, che ha riguardato i Carabinieri, che ha visto la rimozione dell’ex Comandante dei Nas, il luogotenente Giovannino Scarsellone, una rimozione delle cui cause non si riesce a venire a capo. Qualcuno ha ipotizzato che egli abbia toccato qualche… nervo scoperto.

Noi ci siamo visti costretti a segnalare alla Procura della Repubblica di Perugia alcuni comportamenti anomali assunti ai suoi danni.

Qualche settimana fa ci siamo occupati di una situazione delicata che riguarda alcuni attentati subiti da militari delle forze dell’ordine a Fondi.

E’ ovvio che i delinquenti si rendono autori di attentati nei confronti degli uomini più attivi, di coloro, cioè, che danno ad essi il maggiore fastidio.

Bene, i comandi locali che fanno nei confronti di questi militari diligenti?

Anziché predisporre nei confronti loro e dei loro familiari adeguate misure di protezione e mantenerli, quando essi lo richiedono come è il caso che stiamo trattando, nei servizi operativi,

li trasferiscono, come si è verificato con un brigadiere dei carabinieri, o li demansionano e spostano in incarichi sedentari, come si è verificato ai danni di un brigadiere della Guardia di Finanza.

Un disegno intelligente quello dei criminali:

colpiscono i migliori perché sanno che, così facendo, li rendono inattivi, senza che da parte dei comandi locali ci sia una risposta adeguata.

Così facendo, il livello qualitativo investigativo si abbassa sempre di più.

Ma ci sono altri fatti che mostrano carenze spaventose da parte degli organi locali dello Stato:

ben tre omicidi, quelli del Parroco di Borgo Montello Don Boschin, il secondo dell’avv. Maio ad Aprilia e il terzo dell’avv. Mosa a Sabaudia, tutti e tre di sospetta matrice mafiosa, sono rimasti senza colpevoli.

E’ diffusa, insomma, la sensazione che Lo Stato si mostra attivo quando si tratta di fare la guerra agli indiani e debole, se non inefficiente, in situazioni più gravi.

E a questo punto si impongono alcuni interrogativi:

Perché è andato via da Latina un magistrato eccellente ed onesto come ha dimostrato di essere l’Ex Presidente del TAR Dr. Bianchi?

Perché è andato via da Latina un altro magistrato bravo, come l’ex Sostituto Procuratore della Repubblica Dr. Ciani?

E perché stava andando via un altro Sostituto Procuratore efficiente come il Dr. Miliano?

Altri interrogativi siamo costretti a porci in continuazione:

1) perché in provincia di Latina debbono venire sempre i corpi investigativi centrali a fare indagini patrimoniali e di altra natura?

2) perché la maggioranza delle indagini parte quasi sempre dagli organismi di Napoli, di Roma, di Reggio Calabria e così via?

E, poi, per concludere, altre domande che riguardano non più ambienti investigativi e giudiziari, stanno sul tappeto, domande alle quali non vengono fornite risposte:

1) perché, fra i sindacati dei lavoratori, è la sola CGIL a denunciare presenza ed attività mafiose sul territorio e mai la CISL e la UIL? (c’è stato il caso clamoroso di un attentato incendiario ai danni di un sindacalista del MOF di Fondi, certo Giuseppe Savani, di cui nessuno ha mai inteso parlare… );

2) perché è stato trasferito da Itri l’unico Parroco, Don Alfredo Micalusi, della Diocesi di Gaeta che aveva il coraggio di attaccare apertamente usurai e mafiosi?

3) perché le banche, sempre solerti nell’applicare la norma nei confronti dei poveri disgraziati, non segnalano, per lo più, tutte le movimentazioni “sospette”, senza che nessuno intervenga per perseguirle?

E potremmo continuare all’infinito.

Noi siamo grati –e pronti a dimostrare con i fatti tale nostra gratitudine – alla Dott.. Nunzia D’Elia, Procuratore Aggiunto della Repubblica di Latina e ringraziamo anche la Dr. Falcione, qui presente, che sappiamo essere un magistrato onesto ed efficiente.

Da loro, pur con tutte le cautele che la situazione impone, ci attendiamo moltissimo.

Il tessuto economico, sociale, politico ed istituzionale pontino è fortemente condizionato da uno stato di diffusa e radicata illegalità, come denunciò l’ex Presidente del TAR Dr. Bianchi nel suo accorato discorso di commiato da questa provincia.

Noi siamo pronti, per quanto ci è possibile, a fare la nostra parte.

Occorre, però – e questi sono le finalità e il motivo di questo “incontro-dibattito”- la disponibilità ad iniziare un lavoro sinergico, pur nel rispetto delle relative competenze e dell’autonomia di ognuno, fra tutti i soggetti istituzionali e non preposti alla tutela della legalità ed alla lotta contro le mafie.

Contro tutte le mafie: non solo contro quella militare, ma, soprattutto, contro quelle economica e politica.

Che sono più potenti e pericolose della prima!