Luca Grossi 22 Luglio 2023
Ordinati gli arresti domiciliari per Stefano Menicacci e Domenico Romeo
Un piano “fascista” contro i magistrati ritenuti sgraditi.
La notizia arriva da Caltanissetta: in una operazione della Dia è stata eseguita un’ordinanza di arresti domiciliari per l’avvocato Stefano Menicacci (in foto) – ex deputato missino e difensore storico del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie – e per Domenico Romeo.
Nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari (emessa dal giudice Santi Bologna) si legge che il procedimento si colloca “nell’alveo di quella difficile, ma fondamentale opera di ricerca delle verità sulle stragi del 1992 nella quale la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta è impegnata”.
La vicenda è inserita inoltre in un contesto più ampio inteso a verificare l’esistenza “di elementi probatori che possano portare a ritenere un ruolo del fondatore di Avanguardia Nazionale, Stefano Delle Chiaie (deceduto il 2 settembre 2019) ed eventualmente di altri soggetti collegati alla destra eversiva, nella fase di ideazione e/o di esecuzione della strage di Capaci”.
Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati di “aver reso ai magistrati dichiarazioni false e depistanti finalizzate ad impedire l’accertamento della verità, sia in ordine a fatti che possono avere direttamente rilievo con la vicenda oggetto dell’indagine, sia in relazione ad ulteriori eventi connessi alla strage di Capaci”.
In parole povere sono accusati di false informazioni a pubblico ministero aggravate dall’aver mentito in un procedimento per strage.
L’inchiesta nasce da intercettazioni che avrebbero rivelato un progetto ispirato dalla ideologia fascista (gli interlocutori si definiscono fascisti) di costituzione di un “Osservatorio” delle attività della magistratura, del quale dovrebbero fare parte anche componenti occulti per colpire alcuni magistrati “non graditi”. Il progetto secondo gli interlocutori intercettati sarebbe attivo.
Nel documento si fa riferimento alle intercettazioni delle conversazioni tra Stefano Menicacci con Romeo Domenico e durante le quali Menicacci invitava i suoi interlocutori a negare che Delle Chiaie fosse stato in Sicilia nel periodo vicino alle stragi del 92.
Presente nelle carte anche il nome di Adriano Tilgher, esponente di spicco della disciolta organizzazione Avanguardia Nazionale – luogotenente di Stefano Delle Chiaie – e condannato nel 1981 per riorganizzazione del partito fascista.
La casa di Tilgher è stata perquisita assieme a quelle dell’avvocato Saverio Ingraffia e del docente universitario Francesco Scala. I decreti sono stati emessi dalla Procura nissena per i reati di associazione a delinquere e di violazione della Legge Anselmi sulle associazioni segrete. “Le due vicende non sono collegate, se non parzialmente e solo da un punto di vista probatorio”, si legge.
Nell’ordinanza sono contenuti numerosi elementi che meritano di essere approfonditi, eccoli.
La creazione dell’Osservatorio
Secondo i magistrati “i nuovi fascisti” (gli interlocutori si definivano così) avrebbero creato un “Osservatorio” nazionale che avrebbe lo scopo di intercettare (mediante un circuito relazionale di “alto livello”, composto anche da noti professionisti e professori universitari) il consenso di esponenti politici e dei vertici del governo al fine di condurre una “lotta al sistema giudiziario”.
La struttura sarebbe già operativa da tempo, notano i magistrati: per stessa ammissione di Ingraffia, la struttura era già compiutamente realizzata e in costante espansione, attese le numerose adesioni. “Senti, qui la cosa cresce molto più velocemente di quanto sarebbe cresciuto un organismo, un soggetto politico nuovo“, si legge nelle carte degli investigatori.
“Il progetto – afferma il procuratore Salvatore De Luca nel decreto di perquisizione – lungi dall’inserirsi nell’alveo democratico del legittimo esercizio del diritto di critica all’operato della magistratura, appare ispirato a logiche di vero e proprio attacco, secondo modalità illecite, alla stessa, ritenuta ostile alla politica fascista e soprattutto alle attività ispirate a tale politica”.
Dal monitoraggio effettuato dagli investigatori di Adriano Tilgher è emerso “l’attivismo di quest’ultimo”, di Francesco Scala (docente universitario) e di Saverio Ingraffia (avvocato) nell’istituzione di questo “Osservatorio”, definito “una vera e propria associazione che ha quale primario obiettivo quello di porre in essere una illecita turbativa rilevante dell’operato dei magistrati, mediante minacce anche implicite che dovranno pervenire, indirettamente ma chiaramente, al magistrato scomodo”.
Inoltre, dell’Osservatorio, secondo gli interlocutori, dovrebbe far parte Giuseppe De Benedictis, ex magistrato imputato per corruzione in atti giudiziari e per ricettazione e detenzione di armi anche da guerra e clandestine presso il Tribunale di Lecce, anche se quest’ultimo non dovrebbe formalmente figurare quale componente, per le sue “vicissitudini giudiziarie”. Inoltre nel documento emerge che Tilgher e Scala aveva avanzato la possibilità di mantenere sotto traccia anche la partecipazione all’Osservatorio di uomini delle istituzioni e di un magistrato in servizio. È sempre Scala che parla: “Per cui noi stiamo agendo con molta discrezione… moltissima discrezione, io mi rendo conto che alcuni di voi hanno dei ruoli all’interno delle istituzioni magari non vogliono comparire. Per cui è possibile anche compartecipare, avere notizie senza per questo dover comparire”.
Colpire e ‘mappare’ i magistrati: le attività di dossieraggio
In primo luogo, si legge, “emerge palesemente la volontà di operare una sorta di dossieraggio con finalità di intimidazione dei magistrati ritenuti scomodi nella ottica fascista”.
Viene così riportata una intercettazione di Scala: “Allora tu, in quella roba li, e fa una figura di merda o giudice, perfetto! Dopodichè, se contemporaneamente, chi ha conoscenza delle cose, ci fa una mappatura per cui noi sappiamo che il giudice x che non sa scrivere una sentenza, non le sa fare, è legato a doppiofilo ed è compagno di merenda del giudice y, noi a quel punto possiamo agire bene, perché mandiamo una serie di pizzini, colpiamo a sua suocera perché nuora intenda. E possiamo fare tutta un’operazione strategica, sotto traccia…”.
Nel corso di queste intercettazioni, ha detto il procuratore Salvatore De Luca, Adriano Tilgher “ha parlato con l’avvocato Ingraffia del foro di Bari e con Francesco Scala, docente universitario, di un progetto di un osservatorio sulla giustizia sull’attività della magistratura. Progetto perfettamente lecito, per certi versi che potrebbe essere anche meritevole, perché il cittadino deve essere informato, di tutte le attività della magistratura. Tuttavia nel corso delle stesse intercettazioni emergevano due aspetti ritenuti dalla procura di Caltanissetta di penale rilevanza: il fatto che alcuni esponenti dell’osservatorio dovessero rimanere segreti e quindi una violazione della legge Anselmi e il fatto che si dovesse seguire una mappatura della magistratura per rilevare le relazioni tra i vari magistrati in modo da colpire il magistrato X per colpire indirettamente Y e mandargli un messaggio”.
“L’idea era quella di imbastire campagne critiche per mettere in ridicolo i magistrati sgraditi. Avrebbe dovuto far parte dell’osservatorio anche Giuseppe De Benedictis, condannato per corruzione in atti giudiziari e perché trovato con un vero e proprio arsenale. La sua partecipazione sarebbe dovuta rimanere segreta”, ha detto il procuratore. “Il progetto non è direttamente collegato alle stragi del 92. Si tratta di un fatto nuovo, di un progetto che possiamo definire fascista perché sono gli stessi interlocutori che si definiscono fascisti e parlano di rivoluzione permanente fascista in relazione alla quale gli indagati individuano il principale nemico nella magistratura”, ha dichiarato.
Le ‘istruzioni’ di Menicacci a Domenico Romeo
Domenico Romeo, pur essendo di origini palermitane, vive da molti anni a Roma e ha lavorato per Stefano Menicacci, di cui è stato uomo di fiducia. “Menicacci in vista dell’escussione di Romeo – emerge dagli atti – dice a quest’ultimo cosa avrebbe dovuto riferire ai magistrati nisseni in ordine alla creazione delle Leghe (Meridionali, ndr). Le istruzioni fornite da Menicacci a Romeo il quale avrebbe dovuto riferire che Menicacci non ha avuto mai nessun rapporto politico con Delle Chiaie. Menicacci gli dettava ogni cosa e Romeo avrebbe dovuto impararlo a memoria”.
Menicacci, si legge nell’ordinanza, avrebbe detto a Romeo di “mentire su circostanze che riguardano i rapporti tra lo stesso Romeo e il Delle Chiaie, negando anche la circostanza che ‘la cosa su cui devi insistere assolutamente! E’ che tu in Sicilia con Delle Chiaie non ci sei mai stato…'”.
Domenico in seguito “renderà dichiarazioni solo parzialmente conformi alle indicazioni ricevute dal Menicacci: egli infatti pur ammettendo di conoscere Delle Chiaie per il tramite di Menicacci, di averlo incontrato a Napoli in occasione di un convegno e di averlo accompagnato in Calabria su indicazione dello stesso Menicacci, nega di essersi recato con lui in Sicilia ma di essersi separato subito dopo essere scesi dal traghetto partito da Villa San Giovanni, luogo in cui Romeo e Delle Chiaie erano stati sottoposti a controllo dai Carabinieri”.
Romeo, emerge dalle carte, “così come concordato con il Menicacci, sminuiva del tutto l’entità dei suoi rapporti con il Delle Chiaie e negava di essersi recato in sua compagnia a Ragusa; inoltre, negava di aver mai conosciuto, il capo della Loggia Massonica P2, Licio Gelli, anche questa circostanza rilevatasi del tutto falsa dalle intercettazioni captate nel periodo successivo alla escussione.
D’altro canto, contrariamente a quanto concordato con il Menicacci, Romeo ammetteva che quest’ultimo condivideva con Stefano Menicacci diversi progetti di natura politica, tra cui la realizzazione delle formazioni politiche denominate Lega delle Leghe e Lega Nazionale Popolare. Aggiungeva, inoltre, che era stato proprio il Menicacci a dirgli di accompagnare Stefano Delle Chiaie in Calabria, circostanza che avrebbe dovuto negare ai magistrati”.
Avvicinamento di esponenti della politica: la procura smentisce
Adriano Tilgher, l’avvocato Saverio Ingraffia e Francesco Scala avrebbero parlato anche di aver avvicinato indirettamente la premier Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Ma la procura di Caltanissetta ritiene che si sia trattato di millantato credito perché finora non sono emersi elementi in tal senso. Anzi il procuratore di Caltanissetta ha evidenziato che finora la premier Meloni “non ha cambiato nelle attività di contrasto alla criminalità organizzata“, ha specificato.
“L’appoggio ci servirà” avrebbe detto Ingraffia “a trecentosessanta gradi, parliamoci chiaro. A noi servono soldi! Perché dobbiamo mettere in piedi un organismo a livello nazionale”.
È lui che avrebbe detto di essere arrivato ai vertici dello Stato tramite un’avvocatessa romana: “Ha detto che ha parlato con la sorella della Meloni, e che, la quale a sua volta ha parlato anche con Giorgia Meloni, con la caciottara, insomma va! E. … e sono rimasti entusiasti ovviamente” avrebbe detto Ingraffia a Tilgher, intercettati il 15 dicembre scorso. Tilgher e Ingraffia, pur manifestando il massimo disprezzo politico e personale per il partito di maggioranza e per il presidente del Consiglio, ritengono di doversi “alleare” con questi ultimi per il raggiungimento di un interesse comune. Ancora Ingraffia: “E a chi e a quale dei politici non interessa la creazione di un organismo simile visto che il peggiore nemico dei politici è proprio il magistrato?”.
ARTICOLI CORRELATI
I protagonisti delle stragi del ’92-’93. Quella pista che guarda a destra
La Dda di Caltanissetta ritira il decreto di perquisizione a Report
Strage di Capaci: a Caltanissetta si indaga sulla ‘pista nera’ e Stefano Delle Chiaie
Armando Palmeri morto, se ne va il pentito di mafia che aveva parlato di stragi e servizi deviati
‘Ndrangheta stragista, Palmeri: ”Servizi segreti dietro a progetto di destabilizzazione dello Stato