18 Ottobre 2024 – 17:14
Emerge chiaramente dai contenuti dell’ordinanza eseguita nei giorni scorsi dai carabinieri. L’agitazione della donna che si sente in pericolo e la sua trasferta a casa di Carmine Grasso con un giovane che gli consegna un pacchetto il cui contenuto è svelato in una frase secca pronunciata proprio da Carmine Munno
CAPUA – (g.g.) Un paio d’ore fa abbiamo raccontato nel dettaglio il modo con cui la merce e e i mezzi rubati dal gruppo criminale camorristico guidato da Davide Grasso, a sua volta connesso alla famiglia Mezzero veniva ricoverato in aree vicine, ma non intranee, alle proprietà dell’ugualmente indagato Andrea Adinolfi
imprenditore della ristorazione e titolare dell’omonima tenuta. Ciò avveniva con il concorso di Carmine Munno anche lui imprenditore, poco più o poco meno e conosciuto per essere stato assessore comunale a Santa Maria Capua Vetere qualche anno fa. Ma queste refurtive non erano collocate solo in zona Adinolfi, ma anche altrove
Infatti, sempre con la complicità e la disponibilità del Munno, il grazzanisano Davide Grasso per i suoi affari può contare sull’Oasi 4 zampe per cani randagi ed altri animali, gestita dal summenzionato ex assessore e dalla proprietaria del terreno sito in località Carditello, Maria Teresa Di Martino, 56enne di Casal di Principe. Questi siti diventano luogo di parcheggio dei proventi di furto in cambio di ricompensa
E’ li, infatti, che gli investigatori operano il ritrovamento di un grosso escavatore ed è sempre lì che, secondo l’accusa, pregiudicati latitanti trovano, a loro volta, agevole ricovero. La signora Di Martino capisce che quel mezzo è troppo grande e che non passerà. Sicuramente, inosservato alla vista dei carabinieri qualora si fossero trovati in zona o proprio presso la sua attività. La 56enne di Casal di Principe insiste sia con Grasso che con Munno per lo spostamento del mezzo e che questo avvenga il prima possibile. Continui e insistenti contatti telefonici non vengono graditi dal Grasso che comincia a temere il nervosismo manifestato dalla Di Martino e ad agitarsi a sua volta al punto che intercettato, mentre parla con uno dei complici, esprime la sua preoccupazione dicendo “è femmina, è femmina, se quella parla passiamo un guaio, la dobbiamo uccidere”. Di li a breve saranno i carabinieri a scoprire, il 20 aprile del 2024, la refurtiva presso l’Oasi 4 zampe.
C’era però un’altra cosa, non meno importante, anzi, che preoccupava la donna casalese. Sempre secondo quando ricostruito sulla base dell’attività investigativa svolta dai carabinieri della compagnia di Capua, la 56enne aveva necessità di liberarsi di alcune armi che Davide Grasso le aveva affidato. E qui viene fuori un fatto che forse nell’ordinanza non è stato possibile mettere a fuoco in maniera consistente ma che è sicuramente degno di grande considerazione: la Di Martino non sarebbe stata utilizzata da Grasso solo per il ricovero dei mezzi rubati ma addirittura per custodire le sue armi. La donna è realmente impaurita dal dover svolgere questa funzione e dal momento in cui comincia a protestare per la presenza dell’escavatore lo fa anche per cercare di liberarsi delle armi. Allora si adopera e lo fa recandosi in prima persona, inscenando la consegna di un barboncino da adottare, presso l’abitazione del grazzanisano. E ci va in compagnia di un giovane, la cui generalità sono ancora in corso di identificazione. Il suo accompagnatore scende dall’auto e per due volte prelevato qualcosa dal retro del sedile conducente e poi passeggero entra in casa di Grasso ed esce a mani vuote avendo evidentemente consegnato qualcosa di diverso dal barboncino. Di cosa si trattava? A svelarlo agli investigatori sarà Munno che intercettato commentando una seconda perquisizione, avvenuta dopo il ritrovamento dei mezzi rubati, in un’area antistante l’Oasi di proprietà del marito della Di Martino, dice: “Cercavano la pistola”