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Camorra. Traditi da passioni, presi al mare o nei bunker. TUTTI GLI ARRESTI ECCELLENTI DEL 2016.Tutto si deve allo spirito di sacrificio,al fiuto investigativo,ai pericoli corsi dal maresciallo,dall’ispettore,dal sovrintendente,coordinati dal magistrato e ,poi,il merito se lo attribuiscono il Ministro,il vice ministro,il capo del governo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!…………………..

 

di Antonio Mangione

NAPOLI. C’è chi è stato tradito dal compleanno del figlio o della fidanzata, chi dalla passione per il calcio Napoli, chi si godeva le vacanze all’esterno nonostante fosse latitante, chi si nascondeva in un cunicolo. Qualcuno era fuggito a migliaia di chilometri dal suo paese, altri si erano dati alla macchia senza lasciare la sua città. Qualunque sia il modo, l’importante è che siano stati arrestati. Anche nel 2016 lo Stato ha dimostrato che c’è ed ha fatto sentire la sua forza.
Nonostante coperture e fughe clamorose, i diversi corpi delle forze dell’ordine sono riusciti ad arrestare più di 50 latitanti disarticolando i clan operanti a Napoli e Provincia. Anni di indagine, di perquisizioni, di intercettazioni, di pedinamenti di notte e di giorno hanno dato frutti importanti contro la camorra.

GENNAIO è finito in manette Antonio Castaldo, preso presso l’aeroporto internazionale “El Prat” di Barcellona, grazie alla collaborazione tra carabinieri del nucleo investigativo di Napoli. Il latitante 41enne di Brusciano era ritenuto affiliato al clan “Mariano”, attivo nei quartieri spagnoli del capoluogo partenopeo.
Il 21 gennaio è toccato ad Aldo Agretti, 44enne latitante torrese affiliato al clan Gionta, detto ‘Alduccio o’macellaio, fare i conti con la giustizia.
A tradire Nicola De Martino, 23enne, napoletano, nipote di Guglielmo Giuliano, uno dei capi storici dell’omonimo clan attivo nel centro di Napoli, fu la voglia di incontrare il figlio neonato.

FEBBRAIO finì in manette Luigi Topo, 49enne, di Giugliano, ritenuto contiguo al gruppo camorristico ‘Bidognetti’, attivo in provincia di Caserta.
Grande clamore suscitò nell’area Nord di Napoli il blitz anticamorra ai danni del clan Ferrara a Villaricca. Oltre 150 carabinieri eseguirono un decreto di fermo per estorsione aggravata dal metodo mafioso emesso dalla DDA partenopea nei confronti dei vertici del clan ‘Ferrara’. I militari tennero sotto assedio la roccaforte del clan nel parco ‘Mondo Nuovo’, dove é ubicata la casa bunker della famiglia camorristica. In manette finirono il capoclan Domenico Ferrara, detto “mimí ‘o muccuso”, i suoi luogotenenti Vittorio Amato e Rocco Ruocco, e altre 4 persone, poi condannate lo scorso mese.
L’undici febbraio gli agenti della Squadra Mobile hanno arrestato a Trentola Ducentola il 25enne napoletano del quartiere Soccavo Antonio Marra in quanto destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Napoli il 14 dicembre scorso.

MARZO finì in manette Raffaele Mincione , 44enne, napoletano, detto ‘coppetta’ , ritenuto contiguo al clan ‘Vanella Grassi”, attivo nell’area periferica del capoluogo, latitante dal giugno scorso. Fu rintracciato e arrestato dai carabinieri della stazione Marianella e del nucleo operativo della Compagnia Vomero in un appartamento in via Gherardo Marone a Napoli.
Sempre a marzo fu preso il latitante Pietro Maoloni , 44enne, napoletano, ritenuto affiliato al gruppo “Leonardi” del clan camorristico “Vanella-Grassi”. Era ricercato da giugno 2015, quando era riuscito a sfuggire a un blitz di carabinieri, polizia e guardia di finanza per l’arresto di una 40ina di soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso nonché di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio e detenzione e porto illegale di armi da fuoco comuni e da guerra aggravati da finalità mafiose.
Era un vero e proprio summit di camorra quello interrotto lo scorso 7 marzo dai carabinieri di Qualiano. In seguito a quel blitz finì in cella Giuseppe Marra, detto “Barbetella”, marito di Costanza Pianese, figlia del boss defunto Nicola Pianese alias ‘o mussuto e Raffaella D’Alterio detta ‘a miciona. Importante colpo alla criminalità organizzata fu messa a segno contro la camorra egemone nell’area collinare di Napoli, compreso il “quartiere bene” del Vomero. Fu stanato, Luigi Cimmino, 55 anni, latitante da circa un mese, arrestato dai Carabinieri del Comando provinciale di Napoli a Chioggia (Venezia).

Ad APRILE i Poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Napoli, del Commissariato di P.S. di Scampia e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ad Orta di Atella fecero irruzione all’interno di un’abitazione di Via Lampitelli e posero fine alla latitanza di Roberto Manganiello, 35 anni, leader del clan camorristico scissionista Marino operativo nell’area nord di Napoli.
Aprile è ricordato anche per gli arresti contro il clan Lo Russo. A finire in manette per l’omicidio di Pasquale Izzi furono Carlo Lo Russo, 49enne, reggente dell’omonimo clan e già sottoposto agli arresti domiciliari, sua moglie Anna Serino del 1970, il 21enne Luigi Cutarelli e Mariano Torre del 1988.
A Villaricca fu arrestato Vincenzo D’Anania, 62enne, ritenuto affiliato al clan “Ferrara”. Doveva espiare un residuo pena di quasi 5 mesi di reclusione per ricettazione commessa a Napoli il 10 gennaio 2004, quando fu scoperto che era implicato nella rapina a un tir che trasportava carni, con tanto di sequestro dell’autista dell’autoarticolato. D’Anania, che è cognato del capoclan Domenico Ferrara, era stato sorpreso dagli agenti mentre con due complici recuperva un tir tedesco carico di animali macellati, per un valore di oltre 300 mila euro, rapinato alcune ore prima

Nel mese di MAGGIO a Giugliano fece scalpore l’arresto eseguito dalla polizia del pregiudicato Michele De Simone, 58enne originario di Marano in quanto ritenuto responsabile del reato di detenzione illegale di arma comune da sparo. Fu sorpreso n piazza Matteotti procedeva al controllo di De Simone, che era alla guida di un’autovettura Audi A3 di sua proprietà. L’uomo, che tentava di sottrarsi al controllo, occultava nella cintola dei pantaloni una pistola semiautomatica, una Beretta calibro 7.65 modello 98 con proielltile in canna, la stessa arma dai successivi controlli effettuati dagli agenti, è risultata essere rubata.
Grande scalpore per gli arresti della cosidetta “strage nel circolo delle Fontanelle” al rione Sanità. In manette finirono presunti mandanti e gli esecutori materiali. Tra gli arrestati anche il figlio di Giuseppe Esposito, Emanuele, il meccanico ammazzato a Marano assieme all’altro figlio Filippo. Tra i fermati, oltre ad Emanuele EspositoAntonio Genidoni (figliastro del defunto boss Pierino Esposito), la moglie Vincenza e la madre Addolorata Spina. Poco dopo finì in manette anche Alessandro Daniello, 26enne incensurato originario di Miano, era un insospettabile fino a pochi mesi prima, per concorso nel duplice omicidio e triplice ferimento del 22 aprile scorso in via Fontanella, con l’aggravante mafiosa.
Sempre a maggio fu arrestato Leandro Silenzio, originario di Napoli ma che aveva trovato rifugio in un piccolo comune calabrese da pochi mesi. Lo beccarono all’alba, a circa duecentocinquanta chilometri da Napoli, in un appartamento di un piccolo comune balneare della Calabria e più precisamente nel Comune di Tortora.
Colpo al clan Polverino dei carabinieri che rintracciarono a Lusciano, presso una casa abbandonata provvista sistema abusivo videosorveglianza, Alessandro Brunitto, classe ’65, ritenuto dagli inquirenti un elemento di vertice della cosca maranese. Brunitto, cognato di Simeoli Giuseppe, attuale referente clan, anch’egli latitante, era ricercato dal 05/06/2013. Era “alla macchia” da 3 anni e le sue ricerche erano state estese a livello internazionale, ma i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli l’hanno catturato a Lusciano (CE), al confine fra le province di Napoli e Caserta. Il 51enne, cognato di Giuseppe Simeoli, l’attuale referente del clan, sfuggiva all’esecuzione di una occc chiesta dalla D.D.A. di Napoli per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e per spaccio di droga aggravate dal metodo mafioso.
Era invece nascosto all’interno di un fondo agricolo a Trecase, Ciro Nappo, considerato dagli inquirenti l’ultimo latitante del clan camorristico Gionta, operante a Torre Annunziata. Nappo fu catturato dai carabinieri del Nucleo investigativo del gruppo di Torre Annunziata che da tempo erano sulle sue tracce. Era latitante dal maggio dello scorso anno e doveva scontare una reclusione di 4 anni e 5 mesi per un residuo di pena.
I Carabinieri della Compagnia Napoli Vomero diedero invece esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 3 esponenti del clan Mallo: il baby boss Walter, Russo Paolo e Danise Vincenzo.
A Qualiano, intanto, venne arrestato il boss latitante Umberto Accurso, 23enne, ritenuto elemento di spicco della “Vanella-Grassi”, ricercato da 2 anni e inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi d’italia, perché inseguito da 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Si nascondeva in un anonimo appartamento al secondo piano della cittadina nell’hinterland a nord di Napoli.

GIUGNO gli agenti arrestarono il latitante Marzocchi Vincenzo, di 48 anni, soprannominato “O’ Scotch”, residente a Marano, in esecuzione di una sentenza definitiva emessa dalla Corte d’Appello di Napoli, con cui è stata disposta la detenzione per un periodo complessivo di nove anni nonché ulteriore periodo di libertà vigilata per tre anni. L’uomo si nascondeva in un’abitazione di Qualiano, dove la sua latitanza era favorita da due persone. Sempre a Qualiano fu arrestato Francesco Fusco, cognato di Paride De Rosa. I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Giugliano, guidati dal tenente Giuseppe Viviano, coordinati dal capitano Antonio De Lise della Compagnia di Giugliano, arrestarono quello che veniva considerato il reggente del clan a Castelvolturno. Era soggetto alla misura della sorveglianza speciale e da qualche tempo si era dato alla macchia, ma i carabinieri lo intercettarono in una villetta sul litorale domizio, insieme ad un’altra persona che è stata denunciata per favoreggiamento.

Con l’arrivo dell’estate, a LUGLIO E AGOSTO , i latitanti vanno in vacanza ma le forze dell’ordine sono sempre sulle loro tracce. E proprio mentre era all’estero venne arrestato il latitante, Salvatore Mariano, catturato mentre era in vacanza con la famiglia in un resort di lusso valenziano. L’uomo si nascondeva a Benidorm, gettonata località turistica valenziana detta la “New York del Mediterraneo”. Salvatore Mariano, 40enne napoletano, era sfuggito alla cattura il due marzo scorso durante l’operazione “Cartagena”, condotta dai carabinieri del comando provinciale e del ros di Napoli, blitz che portò all’arresto di 33 “signori della droga” del clan “Contini”, attivo nel centro partenopeo, e al sequestro di beni di lusso per oltre 20 milioni di euro.
In estate fu posta fine anche all’ultima latitanza dei Lo Russo. Stanco di fuggire, braccato dalle forze dell’ordine e dagli avversari si consegnò in carcere. Vincenzo Lo Russo ‘o signore figlio di Giuseppe.
SETTEMBRE iniziò con un doppio scacco dei Carabinieri al clan camorristico dei “Polverino”, egemone nelle città di Marano e Quarto. Furono catturati in una villetta due latitanti in fuga dal 2011. Uno era tra i ricercati più pericolosi d’Italia. Furono catturati a Pomezia, in una villetta nei pressi della zona industriale di Santa Palomba, due latitanti affiliati al clan camorristico dei Polverino: Giuseppe Ruggiero, 53enne, di Marano di Napoli, inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia e personaggio di primissimo piano del clan e di Carlo Nappi, classe ’58, elemento di spicco del sodalizio.

Ad OTTOBRE fu arrestato Vincenzo Di Buono, 52enne, di Acerra, a capo del clan camorristico dei “Marcianisielli” operante per il controllo degli affari illeciti tra Acerra, Casalnuovo e Caivano. Il 31enne Giovanni Canò, di Scampia, fu acciuffato in una nota struttura ricettiva dove si era recato per trascorrere la notte.
A Qualiano i carabinieri stanarono ad ottobre Francesco Iodice, latitante del clan De Rosa. Il 41enne fu beccato dai militari in un mobilificio di Villaricca. Oltre ad aver fornito false generalità l’uomo mentì ai carabinieri asserendo di aver raggiunto l’esercizio commerciale a piedi. In realtà c’era la sua macchina parcheggiata in zona, all’interno della quale l’uomo aveva occultato una pistola scenica.
Fu acciuffato mentre era in macchina in via Mozzillo ad Afragola Antonio Nobile 67enne detto “O panzaruttaro” di Afragola. I carabinieri di Castello di Cisterna lo presero nella sua auto, era da solo e non oppose resistenza.
Gli amici lo chiamavano “Il pirata”, da più di un mese aveva fatto perdere le tracce ed era introvabile ma la fuga di Salvatore Basile, soprannominato anche “’o Cecoff”, ritenuto dagli inquirenti componente della prima ora del gruppo dei “Barbudos” del rione Sanità (formato dagli Spina, alleati e parenti degli Esposito-Genidoni), fu messa fine dai carabinieri che lo stanarono in un appartamento di via Nilo, dove si era stabilito da poco tra turisti e i residenti. L’accusa nei suoi confronti è di violazione alle prescrizioni della sorveglianza speciale. “Il pirata” fu arrestato nel 2015 e scarcerato sei mesi dopo, al termine di un’inchiesta della Dda che fece luce su un nuovo gruppo criminale imparentato con il ras Pietro Esposito detto “Pierino” (poi ammazzato) e il figliastro Antonio Genidoni.

NOVEMBRE, a seguito di un’accurata indagine, finì in manette Francesco De Bernardo, di 27anni, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP di Napoli nell’ambito di un’indagine coordinata dalla locale DDA, in quanto gravemente indiziato di aver violato la normativa sulle sostanza stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso, nonché responsabile del reato di falso materiale e sostituzione di persona.
I Carabinieri della Compagnia Centro, individuarono invece a Barra il latitante Ciro Caiafa, 36enne, dei quartieri Spagnoli, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno e ritenuto elemento di spicco del gruppo camorristico dei “Mazzanti – Terracciano”, operante per il controllo degli affari illeciti nel pieno centro di Napoli, tra via Toledo e via Pignasecca, dove negli ultimi tempi si è verificata una particolare effervescenza criminale per il controllo delle “piazze di spaccio”.

DICEMBRE non sono mancati gli arresti eccellenti, tra tutti quelli contro il clan Mallardo. A finire in manette Anna Aieta, moglie del boss Ciccio Mallardo, Salvatore Lucente, Gaetano Esposito e Ciro Nadi De Fortis.
È stato acciuffato per un commento su Facebook Luciano Cardonee, affiliato al clan Mazzarella accusato di associazione a delinquere e traffico di droga, condannato a 8 anni e 10 mesi di reclusione per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata da finalità mafiose. Aveva fatto perdere le sue tracce dal febbraio 2013. È stato localizzato e arrestato a Utrecht da Poliziotti dell’Interpol su indicazioni fornite dai Carabinieri della Sezione catturandi di Napoli, che da circa un anno conducevano indagini coordinate dalla Dda partenopea per la sua cattura
Terminata la latitanza anche di Schiano Salvatore classe 56, gravato da numerosi precedenti di polizia, ritenuto contiguo al clan Pesce Marfella, operativo nella zona di Pianura, e destinatario dell’ordine di esecuzione per la carcerazione a cui si era sottratto dall’ottobre dell’anno scorso. Il covo del latitante, un appartamento di Via De Grassi a Pianura, è stato individuato dagli agenti della Squadra Mobile che da tempo seguivano gli spostamenti della sua compagna. La coppia non ha resistito al desiderio di trascorrere insieme le vacanze natalizie.
Catturato nei giorni scorsi dai Carabinieri il latitante Fabio D’Amico, genero del capo clan Vincenzo Mazzarella. I Carabinieri della Stazione Poggioreale hanno localizzato e catturato Fabio D’Amico, 40enne, genero di Vincenzo Mazzarella, capo dell’omonimo clan. Era ricercato dal 21 ottobre perché destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Partenopea per associazione di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni e alla contraffazione di capi di abbigliamento, aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose.
Assicurato alla giustizia anche il latitante Salvatore Barile, 32 anni, figlio di Luisa Mazzarella e nipote degli storici capi clan dei “Mazzarella”, il clan camorristico che controlla gli affari illeciti nel rione Forcella e nel quartiere di Poggioreale. Era in fuga da luglio per sfuggire a un ordine di carcerazione emesso dalla procura generale di Napoli e aveva pensato che organizzare un pellegrinaggio a Pietrelcina della famiglia di un suo affiliato e infilare nel gruppetto anche la figlia potesse essere un buon escamotage per vedere la piccola senza correre il rischio di essere catturato.

31/12/2016

fonte:www.internapoli.it