Cartabia all’Antimafia: ”Norma su collaboratori giustizia va preservata”
AMDuemila 10 Giugno 2021
Ma sul carcere ostativo ancora non c’è chiarezza
Mafia, ergastolo, pentitismo e latitanti. Questi e tanti altri i temi toccati dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, intervenuta oggi in Commissione Antimafia. L’accento è stato messo in primis sulla questione dei pentiti e delle normative che regolano le collaborazioni con lo Stato. “Reputo che la norma sui collaboratori di giustizia sia da preservare anche se è chiaro che dirlo in questo momento è impegnativo”, ha detto la Cartabia. “Non sono insensibile al dolore dei familiari delle vittime che ha provocato la scarcerazione di Giovanni Brusca”, ha aggiunto. “Le parole pronunciate da Maria Falcone in questo caso – ha sottolineato la guardasigilli – credo che siano state un commento più che pertinente: ‘Mi addolora, ma è la legge dello Stato che va rispettata, è una legge che ha voluto lo stesso Giovanni Falcone’“. La ministra ha continuato con le osservazioni “sull’importanza del contributo fornito dai collaboratori di giustizia che è tornato – ha osservato – a tutta la nostra attenzione per i noti fatti di cronaca. Il contributo dei collaboratori di giustizia si è rivelato storicamente assai rilevante, in molte occasioni. E’ chiaro d’altro canto che questo contributo può essere valorizzato legittimamente e pienamente solo se inserito in un più ampio corredo probatorio. Giovanni Falcone ripeteva che ‘sono necessari riscontri’. Da un documento che mi è stato portato all’attenzione pare che la collaborazione di Buscetta, una delle più famose, fosse corredata da 3.600 riscontri”. La ministra, sul tema, ha concluso dicendo: “Io credo che questo sia il tipo di approccio da avere nei confronti di questo strumento, utilissimo per svelare, soprattutto nelle prime fase delle indagini, aspetti decisivi di conoscenza del mondo della realtà delle connessioni della criminalità organizzata ma sempre supportata da riscontri che, nell’epoca attuale, sono anche più facilmente reperibili anche grazie all’uso delle tecnologie”.
Capitolo ergastolo ostativo: “Parlamento preveda norme ad hoc”
Per quanto riguarda l’ergastolo ostativo Marta Cartabia ha detto che “sulla questione della liberazione condizionale credo che questa volta” per i mafiosi “il Parlamento non dovrebbe mancare l’occasione di raccogliere l’invito della Corte costituzionale. Si tratta di un invito a modificare l’assetto vigente rimuovendone i profili di incostituzionalità per scrivere nuove norme che tengano in considerazione le peculiarità del fenomeno mafioso e della criminalità organizzata, cioè evitare che siano assimilati al trattamento e alle modalità di esecuzione penale degli altri reati comuni”. La Consulta – con l’ordinanza firmata dal giudice Nicolò Zanon – ha infatti sollecitato il Parlamento a cambiare le attuali regole nei prossimi 12 mesi. Regole che, attualmente, rendono impossibile ottenere la ‘liberazione condizionale’ se il mafioso in carcere non collabora con la giustizia. “A titolo esemplificativo – ha spiegato la ministra – si potrebbero prevedere specifiche condizioni e costruire specifiche procedure per l’accesso alla liberazione condizionale e agli altri benefici penitenziari in caso di reati connessi alla mafia. Procedure e condizioni diverse, più rigorose, rispetto a quelle applicabili agli altri detenuti. Il Parlamento potrebbe altresì prevedere specifiche indicazioni che governino il periodo della libertà vigilata anche regolandone diversamente la durata. Per questo la Corte – osserva la guardasigilli – ha dato al Parlamento un anno di tempo, per stabilire regole speciali e la sfida sarà proprio questa: stabilire un regime adeguato che consenta la liberazione condizionale per i condannati di Mafia anche se non collaboranti, tenendo conto però delle particolari caratteristiche dei reati di associazione mafiosa e tenendo conto, altresì, che le condizioni di accesso ai benefici dovranno essere diverse rispetto a quelle previste per chi collabora. Lo dice espressamente la Corte costituzionale: ‘la mancata collaborazione, se non può essere condizione ostativa assoluta, è comunque non irragionevole fondamento di una presunzione di pericolosità specifica’; dunque – conclude Cartabia – una terza ipotesi da percorrere da parte del legislatore. I futuri sviluppi della legislazione, naturalmente, dovranno calare questo quadro nell’attuale realtà penitenziaria”. Sempre in tema carceri la ministra ha comunicato che sono 753 i detenuti sottoposti al regime del 41 bis: 740 uomini e di 13 donne.
Lotta alla mafia, il punto
La guardasigilli ha fatto quindi il punto sulla situazione della lotta alla mafia in Italia. “L’Italia avanguardia nella lotta alla criminalità organizzata ed oggi lo spazio globale è lo scenario con cui dobbiamo confrontarci”, ha detto la ministra aggiungendo che “le nuove tecnologie sono fonte di rischio ma anche nuove potenzialità di indagine”. In questo senso la Cartabia ha dichiarato che “la mafia non è ancora stata sconfitta, dunque lo Stato deve tenere alta e vigile l’attenzione sul fenomeno”. Inoltre, parlando delle misure di prevenzione ed aggressione ai patrimoni illeciti, la Cartabia ha spiegato che “al 31 dicembre 2020 i procedimenti relativi alle misure di prevenzione patrimoniale erano 10.239, con un incremento di 426 unità rispetto a 9.813 al 31 dicembre del 2019″.
“Nei primi cinque mesi del 2021 – ha aggiunto – le misure di prevenzione e di confisca definitiva sono 2.275”. La ministra ha sottolineato: “È ben noto che la criminalità organizzata è essenzialmente oggi una criminalità di stampo economico e la reazione a questi fenomeni ha dato luogo a una tendenza che potremmo definire di patrimonializzazione della giustizia penale, che viene reputata particolarmente indicata per spegnere l’attrattiva per questo tipo di reati. Si tratta anche in questo caso di una tendenza molto radicata ovunque, a livello internazionale ed europeo e segnalo che nel mese di febbraio di quest’anno il ministero della Giustizia ha emanato un’ampia e articolata circolare per l’attuazione di un regolamento Ue del 2018 relativo al riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca”.
Insoddisfacente la collaborazione con gli Emirati
Per quanto riguarda gli strumenti di cooperazione giudiziaria bilaterale, Marta Cartabia ha segnalato che, nell’ambito delle procedure attive di estradizione promosse nei confronti di latitanti per reati di criminalità organizzata, quella con gli Emirati Arabi Uniti non dà esiti soddisfacenti, che dipendono da un atteggiamento non collaborativo. Maggior successo, invece, nei rapporti con il Brasile. Negli Emirati, e in particolar modo a Dubai, attualmente si trova latitante l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, fuggito dopo la condanna definitiva a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/