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Caseificio del figlio del boss: Cassazione nega il controllo giudiziario dopo l’interdittiva antimafia

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso proposto dal Caseificio Fattoria di Luigi Schiavone, figlio di Francesco Cicciariello Schiavone

Anna Grippo – Collaboratrice

03 gennaio 2025 16:06

La sesta sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Giorgio Fidelbo, si è pronunciata sul ricorso presentato da Luigi Schiavone, 44enne titolare del Caseificio Fattaria Schiavone sito a San Cipriano d’Aversa e figlio del boss Francesco Schiavone alias Cicciariello.

Per mezzo del suo legale, il figlio del boss, ha presentato istanza alla Suprema Corte avverso la pronuncia della Corte di Appello di Napoli che ha rigettato il ricorso proposto dalla ditta individuale di Schiavone junior avverso il decreto  del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha rigettato l’istanza di applicazione del controllo giudiziario dopo l’interdittiva antimafia disposta dalla Prefettura di Caserta.

Per il legale dell’imprenditore la “Corte d’Appello avrebbe omesso di motivare in merito all’insussistenza dei presupposti  per l’applicazione del controllo giudiziario. Si sarebbe limitata al mero rilievo dei rapporti di parentela del ricorrente con gli esponenti di vertice del clan dei Casalesi e segnatamente col padre e il fratello condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso a fronte dell’assenza di rapporti attuali con questi soggetti. Il ricorrente avrebbe peraltro riportato una sola condanna per un reato aggravato dall’agevolazione del sodalizio mafioso, molto risalente nel tempo e oggetto di istanza di revisione”. Il legale ha poi motivato in ordine al controllo giudiziario volontario poichè “questo postula la prognosi favorevole di bonificabilità dell’impresa, anche in assenza di spossessamento gestorio”.

Per la Cassazione il ricorso è inammissibile poichè “la Corte territoriale non ha fondato la propria valutazione esclusivamente sulla relazione parentale del ricorrente con gli esponenti apicale del clan dei Casalesi e segnatamente col padre Francesco e col fratello Paolo Schiavone, entrambi condannati irrevocabilmente per 416 bis. I giudici d’appello hanno rilevato che la gestione dell’attività di allevamento di bufale gestita dal ricorrente costituiva elemento essenziale delle attività imprenditoriali gestite dall’organizzazione criminale riferibile ai suoi vertici, nella persona di Francesco Schiavone. La Corte ha valorizzato le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo D’Angelo che ha indicato Luigi Schiavone come  il rappresentante del padre sul territorio”.

fonte:https://www.casertanews.it/cronaca/cassazione-nega-controllo-giudiziario-caseificio-figlio-cicciariello-casalesi.html