Il Mattino, Domenica 3 Luglio 2016,
Caserta, Scafuri: «Dare fiducia a chi si ribella alla criminalità»
di Tina Cioffo
Inno di Italia e alzabandiera in memoria del carabiniere Salvatore Nuvoletta nel 34esimo anniversario della sua uccisione per mano della camorra. È cominciato in modo solenne il pomeriggio di ieri con il colonnello Giancarlo Scafuri comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, a Casa don Diana in occasione del Festival dell’Impegno Civile. È cominciato nella solennità del ricordo ma è proseguito con toni amicali dettati dallo stesso Scafuri che parlando ai ragazzi casalesi ma anche ad un gruppo di 22 volontari provenienti dall’Emilia Romagna ha parlato di coraggio, di riscatto, di paura e di scelte. Una sorta di bilancio dei suoi quattro anni in provincia di Caserta, cominciati nel periodo post stragista e con il modello Caserta promosso da più parti. «C’è tanto da fare ma tanto è stato fatto. La gente non ha più timore di denunciare.
In provincia di Caserta sono nove compagnie e 1500 carabinieri, siamo un corpo che agisce e nessuno di noi sarebbe qualcosa senza il lavoro degli altri», ha detto Scafuri calcolando la media di due ordinanze a settimana. «Avevo 15 anni e vivevo a Roma con la mia famiglia, al secondo anno di liceo, erano gli anni di forte passione politica e certo qualcuno ha mal visto questa mia scelta – ha raccontato- ma sono andato avanti così come avevano già fatto i miei familiari e così come ha già cominciato a fare mia figlia che a 16anni ha deciso di entrare alla Nuziatella». Un pezzo di vita condiviso con la gente di Casal di Principe e non solo, tra i familiari delle vittime innocenti, amministratori casalesi e imprenditori antiracket. «Negli anni in cui la camorra dettava la legge gli imprenditori erano costretti o a piegarsi o ad affiliarsi, oggi invece è diverso gli imprenditori denunciano, si ribellano e fanno con noi azione preventiva. Sulla cattiva imprenditoria si continua però a indagare e da loro si passa poi agli amministratori e ai legami con la politica», ha continuato disegnando un excursus che non ha messo la provincia di Caserta all’ultimo posto. Ha fatto il contrario, ha parlato «delle buone cose, dei buoni prodotti, dei buoni amministratori che nel Casertano ci sono con un livello di corruzione non diverso da altri posti di Italia».
Milano, Como, Palermo, Napoli, in Brianza sono alcuni dei posti nei quali Scafuri ha lavorato prima di arrivare a Caserta. Sarà trasferito a Reggio Calabria e lì troverà Federico Cafiero de Raho a capo della Procura, che contro il clan dei Casalesi ha fatto molto. «Siamo dinanzi a una criminalità diversa ora, quella che non spara facilmente ma continua comunque a fare affari. Faccio indagini in maniera asettica preferisco arrestare qualcuno in meno piuttosto che un arresto sbagliato», ha confessato, aggiungendo «Ci sono personaggi di spessore criminale che potrebbero ritornare in libertà ma sono già partite informative ed indagini per prepararci anche a questo». Una iniezione di calma anche dinanzi alla vicenda di Augusto Di Meo, testimone dell’omicidio don Don Giuseppe Diana che il 25 giugno ha ricevuto una telefonata minatorio. Con il fotografo Scafuri è voluto andare anche a prendere un caffè a dimostrazione che non è solo. «Con Augusto ci sono i carabinieri ma c’è anche l’associazionismo punto d’avanguardia di questo territorio», ha sentenziato convinto «del bisogno di dover tendere la mano a chi cambia vita e distanze dalla criminalità».