12 Febbraio 2015, L’ORA
Ciminnisi scrive a Mattarella:
“Noi vittime di mafia discriminate”
Nella missiva inviata al neo-presidente della Repubblica si sottolinea “l’iniquità delle norme che non prevedono l’equiparazione delle vittime di mafia a quelle del terrorismo mafioso, generando di fatto differenze e discriminazioni che ci fanno sentire cittadini di serie B”
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Ciminnisi, che aveva 13 anni al momento della strage, da anni porta avanti la sua battaglia perché siano abbattute le differenze tra quelle che definisce ”vittime di serie A e vittime di serie B”, nella galassia delle famiglie squassate dal lutto e poi tartassate dalle spese per seguire avvocati e processi. Eppure lo Stato riconosce diritti differenti, la burocrazia separa e differenzia caso da caso, famiglia da famiglia, a volte anche tra vittime dello stesso evento criminoso, ”come se non si trattasse di innocenti sacrificati alla stessa violenza criminale”. Per questo, i vertici dell’Associazione dei parenti delle vittime lo ripetono da anni: non si tratta di una rivendicazione meramente economica, è una questione di dignità: le pallottole sono tutte uguali.
Nella sua lettera al Quirinale, Ciminnisi sottolinea che “la storia personale e familiare del capo dello Stato ci accomuna nella sofferenza e nelle emozioni” e ricorda a Mattarella “la situazione di sofferenza e di abbandono in cui versano molti di noi a seguito degli eventi luttuosi subiti, e di iniquità delle norme che non prevedono l’equiparazione delle vittime di mafia a quelle del terrorismo mafioso, generando di fatto differenze e discriminazioni che ci fanno sentire cittadini di serie B”.
“Lo sgomento e il dolore, causato dalla lunga scia di sangue innocente versato nelle strade e nelle piazza del nostro Paese – scrive ancora – non sono solo una pagina di storia da raccontare o atti giudiziari da leggere, sono una realtà viva e ancora dolente che vogliamo si trasformi in memoria collettiva e lezione di vita per le nuove generazioni affinché possano costruire un futuro e un Paese migliore”.
”Per questo – conclude – chiediamo sostegno e vicinanza perché le vittime innocenti vengano considerate tutte alla stessa maniera e vengano riconosciuti loro uguali diritti, senza discriminazione alcuna, perché uguale è il dolore delle famiglie”.
“Napolitano non ci ha mai voluto ascoltare”, racconta Ciminnisi. “Nel 2013 siamo stati ricevuti da Filippo Bubbico (viceministro dell’Interno, ndr), ma non ha fatto nulla. È assurdo che ci siano queste differenze tra vittime. Nel 2007 abbiamo dato vita ad una protesta, che è durata un mese, davanti alla procura di Palermo. Dopo una serie di manifestazioni e richieste, lo Stato ci ha concesso l’equiparazione solo in alcune parti, ad esempio il vitalizio, ma noi chiediamo che spariscano tutte le differenze di trattamento”. E conclude: ”Un’assurdità ad esempio riguarda le vittime delle stragi di Falcone e Borsellino: mentre per i due giudici è stato riconosciuto l’attentato terroristico, lo stesso non è stato fatto per gli uomini della scorta”.