A voler combattere le mafie occorrono grandi capacità conoscitive della realtà nella quale intendi muoverti.Una realtà che non é mai statica,la stessa,ma estremamente mutevole e che fa sempre riferimento ad un potere che sposta il suo peso da una parte all’altra,a seconda delle convenienze..Devi,insomma,saper antivedere quello che potrebbe succedere per non essere preso di sorpresa e saper leggere il significato recondito di ogni fatto,di ogni avvenimento,di ogni azione.
Capacità che non sono di tutti,bisogna riconoscerlo ed ammetterlo senza reticenze.
Quando parliamo di spostamento di potere,alludiamo,per semplificare il discorso e renderlo comprensibile a tutti,al ruolo che ogni dimensione esercita in un dato momento storico,alla politica,all’economia ecc.,,ai confini fra queste,ai possibili e talvolta inevitabili fenomeni di commistione fra di esse ed anche al sopravanzare di una sull’altra.
Abbiamo nelle società socialiste,il prevalere della politica rispetto all’economia in quanto tutto é ricondotto allo Stato che domina e decide su tutto e su tutti e il mercato é subordinato allo Stato,alla politica.
Nelle società liberali e capitalistiche prevale l’inverso,l’economia sulla politica.
L’Italia é un paese che si configura nel modello liberale e capitalistico,talché é l’economia che prevale sulla politica,la condiziona e la piega agli interessi dei gruppi,a volte dei singoli,delle congregazioni,delle caste.
E,quando ci si approccia a questa realtà,la lettura di questa diventa complessa in quanto sempre mutevole.
I poteri si spostano in continuazione e tu devi saper antivedere quello che sta “oltre”,sempre “oltre”.
Se non sei capace di farlo,dedicati a fare un altro lavoro,a coltivare un altro interesse perché quello che tenti di fare o presumi di fare non é per te.
Quando noi diciamo che fare……”antimafia”,un termine brutto che vuole significare lotta alle mafie,non é come alzare una bancarella per vendere bruscolini . E non é nemmeno come applicare una targhetta su una maglietta o su un barattolo di marmellata o di miele,o,al massimo,andare in piazza,alla sfilata per gridare “viva Falcone E Borsellino” o “la mafia é una montagna di merda”.
Questa non é antimafia,é il lavoro del bancarellaio che ti vuole vendere il suo prodotto.
La mafia opera con logiche tutte diverse. Studia le realtà,lavora per piegarle sempre ai suoi interessi modificandole a proprio vantaggio ed usando tattiche adeguate per il raggiungimento dei suoi fini,sommergendosi ed in apnea talvolta,emergendo tal’altra.
Come non un soggetto esclusivamente criminale come una volta e come ancora oggi ci raffigurano la maggioranza dei media,ma soprattutto economico,un impresa.Un’impresa criminale ma un’impresa,la più grande impresa del Paese,quella che condiziona tutte le altre e comanda.
Non a caso Giovanni Falcone diceva :” seguite il filone dei soldi e trovate la mafia”.
I soldi muovono le montagne e con i soldi si ottiene tutto.Ecco la corruzione.Attraverso la corruzione la mafia arriva a condizionare la politica.Ecco la politica corrotta e piegata agli interessi della mafia.
Una regola fondamentale che deve osservare chi vuole seriamente combattere le mafie: tenersi lontano dalla politica militante perché la mafia non ha colore politico e sta in tutti i partiti,nessuno escluso,siano essi di sinistra,di destra,di centro.Non puoi servire la mafia e l’antimafia al contempo,Dio e mammona.
Il linguaggio che usa la mafia é multiforme,ma molto importanti per essa sono i “messaggi” che lancia.Ogni sua azione é un “messaggio” nei confronti di qualcuno.
Un “messaggio” che qualcuno,non necessariamente la vittima diretta,DEVE saper leggere come diretto a lui.
Anche quando,come nel caso del povero Mario Piccolino a Formia caduto sotto il piombo di un sicario assoldato dalla camorra, potrebbe trattarsi di un messaggio trasversale,diretto cioè ad altra persona.
Non é questa un’ipotesi che chi scrive si sente di escludere tenuto conto del territorio zuccheroso,melmoso,qual’é quello del sud pontino,dove gli interessi sono tantissimi,le presenze altrettanto,soprattutto di cosiddette persone perbene,i “colletti bianchi”,proprietari di ville a non finire,a Formia,a Scauri,a Gaeta,a Sperlonga,ad Itri ( per gli amanti della collina),sul litorale di Fondi,a San Felice Circeo,Terracina e così via,e con l’occhio sempre ben aperto per,poi,fare l’investimento,l’affare per conto del clan.Non tutti,ovviamente.
E di clan a Formia ed in tutto il sud pontino ce ne sono tanti,non solo dell’area casalese,ma anche sessana ,napoletana e di altre ancora.Un Eldorado per tutti,un’area “franca” dove ognuno fa e disfà,certo di un’impunità quasi assoluta spesso dovuta ad appoggi autorevoli di soggetti politici piegati agli interessi mafiosi.In questo orrendo crimine,dai connotati chiaramente mafiosi considerati gli elementi emersi (la professionalità del killer che con estrema precisione l’ha colpito dritto in fronte,la sfrontatezza con la quale egli l’ha compiuto,in un’ora e in un luogo centrali,come a dire “qua comandiamo noi”),ci sono elementi,a nostro avviso,da chiarire:Mario Piccolino era la vittima designata o il povero cristo considerato la vittima sacrificale per fare arrivare ad altro soggetto un “messaggio”?.Se fossimo noi gli investigatori riprenderemmo ,uno per uno ,tutti,ma proprio tutti,chiunque essi siano,i partecipanti sia alle manifestazioni che alla cerimonia funebre.Il mandante di norma é sempre il primo a partecipare ai funerali.