Augusto Di Meo, il testimone senza giustizia. L’interrogazione approda al Ministero
Casal di Principe – Ventuno anni dall’omicidio di don Giuseppe Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso per mano della camorra il19 marzo del 1994. Don Peppe fu ucciso nella sua sagrestia mentre si preparava per la messa mattutina, poco prima in quella sagrestia c’era stato anche Augusto Di Meo, fotografo e amico fraterno del prelato. Un saluto e gli auguri per il suo onomastico, Di Meo non avrebbe mai pensato che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto vivo don Peppe.
Dopo poco, infatti, lo stesso Di Meo diventò testimone dell’uccisione di don Peppe. Una testimonianza che lo ha costretto ad andare via da San Cipriano, senza aiuti finanziari e senza protezione. Nonostante tutto, anche dopo il suo rientro nell’agro aversano, ha continuato a recarsi a testimoniare ogni qualvolta è stato chiamato in causa, senza ritrattare mai le sue dichiarazioni. Dichiarazioni che poi sono state decisive per far arrestare gli assassini di don Peppe.
Eppure nonostante la Corte di Cassazione abbia riconosciuto fondamentale la testimonianza del fotografo, Augusto di Meo non si è visto ancora riconoscere lo status di ‘testimone di giustizia’ dallo stato italiano. Quello stesso stato che nel dicembre del 2014 ha insignito Di Meo con l’alta onorificenza di Ufficiale della Repubblica dal Presidente della Repubblica per il suo contributo fondamentale fornito nel processo contro gli assassini di Don Diana.
Un controsenso che è diventato parte dell’interrogazione presentata al Ministero dell’Interno e della Giustizia dal comitato don Peppe Diana e da Libera. Un documento firmato da Arturo Scotto di Sinistra Ecologia e Libertà, con cui si spera di riuscire a velocizzare i tempi in cui Di Meo potrà essere riconosciuto testimone di giustizia.