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Continuano in Sudamerica le stragi di giudici e giornalisti

Giorgio Bongiovanni 11 Giugno 2023

In Ecuador ucciso dai narcos il magistrato antidroga Leonardo Palacios, è il quinto pm morto in un anno

Nei giorni scorsi abbiamo lanciato la notizia tragica di un nuovo delitto eccellente avvenuto per mano mafiosa in Latinoamerica. Stiamo parlando dell’omicidio del procuratore antimafia ecuadoriano Leonardo Palacios, freddato con almeno 35 colpi di mitragliatore da due uomini in motocicletta nella località di Durán. Il magistrato – dal 2011 procuratore di Guayas e dal 2018 assegnato ai cantoni provinciali, tra cui Durán dove è stato ucciso – si occupava di casi penali relativi a fatti di sangue e reati di traffico di droga. Il delitto è avvenuto in piena modalità mafiosa: i sicari hanno teso un agguato fulmineo con raffiche a bruciapelo, nel cuore della notte, per poi dileguarsi. Palacios è solo l’ultimo dei magistrati e giudici crivellati di colpi dai cartelli in Ecuador. In totale, dal 2022 ad oggi, ne sono stati eliminati cinque (Édgar Escobar ZambranoNelson YánezFederico Estrella e Luz Marina Delgado). Omicidi che non riguardano solo uomini e donne in toga e nemmeno solo paesi come l’Ecuador. Uno dopo l’altro, in tutto il Latinoamerica stanno cadendo anche giornalisti, politici, sacerdoti, uomini onesti delle forze dell’ordine. Un po’ come accadeva in Sicilia e in Calabria negli anni ’80 e ’90. Le storie di Paolo BorsellinoGiovanni FalconeGaetano CostaPippo FavaBeppe AlfanoCesare TerranovaAntonino SaettaRosario Livatino e tante, tante altre le stiamo rivedendo dall’altra parte dell’Oceano in un Continente dimenticato da tutti e costituito, per lo più, da Narco-Stati.
Rivediamo i volti dei nostri martiri in Messico (
dove l’anno scorso si è registrato il record mondiale di cronisti uccisi, ben 86), in Honduras (dove persino giovanissime pm che si occupano di crimini contro l’ecosistema, come la 38enne Karen Almendares, finiscono crivellate di colpi) e in Paraguay, il narco-Stato del Continente per eccellenza (l’ex presidente Horacio Cartes è sotto accusa per corruzione come l’attuale vice-presidente), che ancora piange il procuratore di origini italiane Marcelo Pecci, assassinato in spiaggia in Colombia mentre era in viaggio di nozze. In Latinoamerica si assiste a mattanze continue e impunite che vedono, per la quasi totalità dei casi, concorrenti esterni (membri dei servizi segreti, parlamentari o addirittura ministri) armare le mani di narcotrafficanti per fare tabula rasa di pm e giornalisti scomodi ai loro affari. Proprio come accadeva in Italia, appunto. Lo stesso Pablo Escobar, patron del cartello di Medellin nonché il più grande narcotrafficante della storia, stringeva accordi con alcuni politici e alte cariche di Polizia ed esercito grazie ai quali potè insanguinare il paese con agguati e stragi prima di venire ucciso nel 1993.
Uno dei personaggi che questo tipo di collusioni tra criminalità organizzata e uomini del potere le denunciava era 
Pablo Medina, giornalista di ABC Color e nostro stretto collaboratore, ucciso con la sua assistente Antonia Almada nel 2014. Anche Medina venne freddato in un agguato (come accadde al fratello Salvador Medina). E anche nel suo caso, come per molti altri, a lanciare l’ordine di esecuzione sono stati uomini politici. Nello specifico l’ex sindaco di Ypejhú Vilmar “Neneco” Acosta, condannato in qualità di mandante.
Quella del Latinoamerica è una tragedia che diventa sempre più speculare a quella che il nostro Paese ha vissuto e per certi versi continua a vivere. I cartelli latinoamericani usano la strategia del sangue, come è avvenuto in Italia, per commerciare indisturbati le sostanze stupefacenti, la loro principale fonte di guadagno. E’ grazie alle droghe, su tutte la cocaina di cui hanno monopolio produttivo Colombia, Bolivia e Perù, che i cartelli riescono ad accumulare capitali ciclopici con cui comprano comunità, territori, televisioni, istituzioni e parlamenti. “L’oro bianco”, come l’ha definita il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, uno dei massimi esperti di lotta al narcotraffico al mondo insieme al pm di Reggio Calabria Giuseppe  Lombardo, è la fortuna di queste realtà criminali con le quali le nostre mafie, in testa la ‘Ndrangheta (la più affidabile, capace di comprare a credito tonnellate di cocaina in Sudamerica), fanno affari da decenni. I broker di ‘Ndrangheta (unica mafia presente in tutti e cinque i continenti) insieme ai broker di Cosa Nostra, come una catena alimentare, conducono questo sistema mondiale di morte smerciando cocaina purissima da un emisfero all’altro. Dagli Stati Uniti, passando per l’Europa, fino al Giappone della Yakuza o alla Cina, dove questa settimana la Dda di Bologna ha smascherato un asse che collegava la Calabria ad Hong Kong. Nel contesto italiano invece, come sappiamo, ‘Ndrangheta, Cosa nostra e Camorra spesso si appoggiano a mafie minori come la mafia nigeriana o la mafia albanese per piazzare la droga, in particolare nella vendita al dettaglio. Il mercato della droga è un mercato che non conosce fine o confini. I magistrati ci dicono che in Occidente arrivano ogni anno tonnellate e tonnellate di cocaina, la migliore al mondo. Basta citare l’ultima maxi operazione della Dda di Reggio Calabria in cui è stato confiscato un lotto dal valore di 98 euro al grammo che se fosse stato commercializzato avrebbe fruttato quasi due miliardi e mezzo di euro alla ‘Ndrangheta e ai suoi emissari in Belgio. Cifre incredibili che possono alterare le regole del mercato internazionale, come ha spiegato in occasione dell’operazione “Eureka”, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo. Il procuratore antidroga Leonardo Palacios conosceva questo mondo parallelo e da alcuni anni aveva deciso di combatterlo partendo dalla città di Guayaquil. Aveva accettato il suo incarico di pm antidroga in una terra difficile come l’Ecuador consapevole dei rischi che ne avrebbe comportato. Uno spirito di servizio che ha onorato fino all’ultimo giorno della sua vita, quando il 2 giugno scorso, uscendo da un’udienza proprio per un caso di omicidio su cui stava indagando, è stato abbattuto dalla furia narcos.
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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/95893-continuano-in-sudamerica-le-stragi-di-giudici-e-giornalisti.html