Non ci sono più i bigliettini tanto prediletti da Bernardo Provenzano. Ormai i boss, detenuti o latitanti, impartiscono gli ordini tramite social e videocall
Di Laura Distefano | 05 Gennaio 2025
La parola “balneari” compare sei volte nell’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia. I clan mafiosi, di qualsiasi latitudine in Italia, hanno interessi a “investire” in questo settore imprenditoriale. Il mare attrezzato fa gola alla criminalità organizzata: Camorra, ‘ndrangheta e anche Cosa nostra. La Dia cita gli Spada di Ostia nel litorale romano, le famiglie dei clan campani a Salerno e addirittura qualche sospetto in Basilicata.
La Sicilia non ne resta fuori. Di ombre negli affari degli ombrelloni siciliani se ne sono addensate tante. E molte sono finite nei faldoni delle inchieste. Alcune sono rimaste sospetti, altre sono approdate a processi. Diverse con l’epilogo di condanne e confische di patrimoni milionari. Altre, è doveroso ricordarlo, sono finite con assoluzioni piene.
La mafia ha banchettato dalle spiagge meravigliose del trapanese alla sabbia vulcanica della fascia ionica. Agguantando la gestione dei parcheggi di un lido o la sicurezza per gli eventi serali. Ma in alcuni casi è entrata nella compagine societaria.
Con i bandi sulle concessioni demaniali ai balneari da modulare, la necessità di creare anticorpi agli appetiti del crimine o alle imprese in odor di mafia è assolutamente prioritaria.
Il defunto stragista di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, nella sua trentennale latitanza, ha potuto godere del sole siciliano dai più belli e lussuosi stabilimenti. Fuori e dentro i confini siciliani. Cliente o socio occulto? Il mistero resta ma sicuramente ha potuto contare sulle amicizie giuste. Amicizia che per molti è diventata accusa di favoreggiamento da cui difendersi davanti ai giudici.
A Catania, purtroppo, le mire dei clan nel settore balneare sono fortissime. Il boss ergastolano Maurizio Zuccaro avrebbe stretto accordi imprenditoriali con i Paratore, titolari di uno stabilimento balneare e di una discarica di rifiuti industriali. Ci sono stati un sequestro penale e un provvedimento di misure di prevenzione. Qualche tempo fa sepolto sulla sabbia del viale Kennedy è stato trovato un arsenale. Il boss Roberto Vacante, nel 2016, è stato arrestato nell’inchiesta Bulldog e nella sua rete d’affari c’era anche un lido.
Ultimamente il controllo sui lidi, che dopo il tramonto si trasformano in discoteche, avviene tramite azioni violente e pericolose. Nell’ultima operazione della squadra mobile etnea gli investigatori annotano che sugli affari legati al settore ci sarebbe stato addirittura tema di un summit mafioso. «Il progetto di estendere gli interessi della famiglia mafiosa all’indotto che promana dai locali notturni (tangenti ai titolari, imposizioni di assunzione di personale ai responsabili delle ditte di sicurezza, gestione dei parcheggi) è stato discusso, con ragionevole certezza, nel corso dell’incontro che il 4 maggio 2023» i boss di vertice dei Santapaola-Ercolano hanno tenuto in un «bar-caffè».