Due società attivate per effettuare lavori di 110% sono sospettate di essere in realtà collegate a soggetti organici a Cosa nostra
di Giuseppe Latour
2 novembre 2024 – Il Sole 24 ore
Due società attive nei lavori di superbonus 110%, affidate a prestanome ma, in realtà, collegate alla criminalità organizzata. È questo l’elemento alla base del sequestro preventivo disposto dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma ed eseguito dalla Polizia di Stato di Latina.
Un’indagine che evidenzia come, in qualche caso, proprio le associazioni criminali abbiano cercato di intercettare il superbonus, anche sfruttando la facile circolazione dei crediti fiscali collegati alle ristrutturazioni. E l’utilizzo di intestatari fittizi è stato decisivo per rendere più complessa la ricostruzione delle operazioni criminali.
Le analisi degli investigatori
L’indagine è nata dall’esecuzione di altre misure cautelari per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nei confronti di cinque persone collegate in diverso modo, secondo gli investigatori, ad associazioni criminali locali, campane e siciliane, scaturita dalla denuncia di un cittadino che si era aggiudicato all’asta un appartamento sito nel quartiere Campo Boario di Latina.
Le attenzioni degli investigatori, in questo quadro, si sono concentrate su un soggetto ritenuto in passato organico a Cosa nostra agrigentina. Analizzando le sue condizioni patrimoniali, gli operatori della Sezione criminalità organizzata della Squadra mobile hanno rilevato gravi e concordanti indizi legati al reato di intestazione fittizia, aggravato dal metodo mafioso proprio delle due società attive nel settore dell’edilizia, con sede a Roma. Si tratta di entità attivate appositamente per poter svolgere lavori collegati al superbonus 110%.
Gli affari illeciti
L’intestazione fittizia delle società serviva, secondo gli investigatori, a mascherare la condizione dell’effettivo titolare, gravato da precedenti per associazione di tipo mafioso: questi gli avrebbero impedito di ottenere il superbonus e, comunque, lo avrebbero messo a rischio di sequestri. È in corso di quantificazione – secondo quanto spiega la Polizia – l’effettivo ammontare del patrimonio aziendale, che ha comunque fatto registrare un volume d’affari per gli anni tra il 2021 e il 2023 di oltre un milione e mezzo di euro.
Fonte:https://www.ilsole24ore.