Le statistiche e le indagini antimafia dicono che i quartieri napoletani di Secondigliano e Scampia sono i più grandi market della droga in Europa: ogni giorno, centinaia di spacciatori offrono ai clienti provenienti da ogni parte della regione e del Sud Italia – tutte le specie di stupefacenti conosciute. Il successo di questo commercio è dovuto alla politica dei prezzi stracciati, che consente, con appena venti, trenta euro, di acquistare una dose di cocaina e, con poco più della metà, eroina o hashish da fumare o inalare.
I rioni-dormitorio, nati per offrire un tetto agli sfollati del terremoto del 1980, sono controllati dal potente clan camorristico degli Amato-Pagato, noti anche come “scissionisti ” o “spagnoli”, protagonisti di una furibonda faida, tra il 2004 e il 2005, con la cosca avversaria dei Di Lauro per il controllo del mercato; e, col passare degli anni, si sono trasformati in «fortini» inespugnabili con tanto di dissuasori di velocità (per impedire gli inseguimenti tra le pattuglie delle forze dell’ordine e i motorini degli spacciatori) e di ingressi blindati ai tristi palazzoni di cemento armato che ospitano fino a 150 famiglie.
LE PIAZZE DELLO SPACCIO
Ogni singola piazza di spaccio riesce ad assicurare introiti per oltre 50mila euro al giorno. Secondo alcune informative, ce ne sono almeno venti attive in tutto il circondario nord. Le più importanti della zona sono: Rione Monterosa (cocaina, eroina, kobrett, hashish e marijuana) e i lotti «Ta» e «Tb»; corso Secondigliano (kobrett e cocaina); Vela gialla e Vela rossa (cocaina, eroina, kobrett, hashish e marijuana); rione Berlingieri (cocaina, eroina, kobrett, hashish e marijuana) e Oasi del Buon Pastore (kobrett, ecstasy, hashish e marijuana). Altri giganteschi punti di smercio delle sostanze stupefacenti sono: il quadrivio di Secondigliano, via Bakù, via Roma verso Scampia e via Ghisleri. Ma, con la polverizzazione del mercato degli stupefacenti, è facile trovare aree di vendita al dettaglio quasi in ogni strada di Scampia.
LE TECNICHE DI DIFESA
Le tecniche di difesa dalle indagini, elaborate dai camorristi, si sono particolarmente evolute negli ultimi tempi. Al passo, insomma, con quelle escogitate dalle forze dell’ordine per arrestarli: ogni piazza è controllata da due o più vedette (alcune sono fisse, altre mobili e girano tutt’attorno all’area a piedi e in motorino), che urlano nomi in codice per segnalare la presenza di estranei. I soprannomi più comuni sono: Maria (per i carabinieri) e Tonino (per i poliziotti). La droga, solitamente, viene conservata nelle aiuole dei giardinetti pubblici, nelle edicole votive o tra le auto in sosta. Per trasportarla alla base vengono utilizzati vari stratagemmi: il più sicuro è nascondere i pacchetti sotto il sedile di uno scooter, oppure sistemarli in una carrozzina per neonati. A nessuno verrebbe in mente di andare a controllare tra bavetti e copertine, eppure è così che ogni giorno vengono riforniti i pusher delle venti piazze di spaccio.
LE TIPOLOGIE DI DROGA
Dai sequestri effettuati dalle forze dell’ordine, emerge che le percentuali di vendita più alte appartengono alla cocaina, che ormai si è affermata come leader del mercato, mentre cresce la quota di «apprezzamento » della nuova droga dei poveri, il kobrett, ottenuto dagli scarti dell’eroina. Solitamente, il kobrett ha la forma di una pallina e si inala, dopo averla sciolta con un accendino sulla carta stagnola.
Basta una cannuccia per poterla aspirare. Ha un potere di dipendenza fisica enorme ed effetti devastanti su polmoni e fegato. Recentemente, è apparsa nei quartieri di Secondigliano e Scampia anche la famigerata “speed ball” (palla veloce), un mix micidiale di cocaina ed eroina, che si vende a circa 40 euro. Spesso, si accompagna con l’alcool per allungarne gli effetti allucinogeni. È a questo miscuglio che si deve la maggior parte delle morti per overdose che si verificano nel Napoletano.
Lo “shaboo”, invece, ha un effetto cinquanta volte superiore a quello della cocaina ed è prodotto, in laboratorio, attraverso una mistura a base di anfetamine. Fino a qualche anno fa, si importava esclusivamente dalle Filippine e dalla Birmania e costava, all’ingrosso, fino a 700 euro al grammo. La globalizzazione del narcotraffico ha abbattuto i prezzi e oggi è possibile acquistarne una dose a Secondigliano a poco meno di ottanta euro.
LE ULTIME INCHIESTE
Le inchieste della Direzione distrettuale antimafia hanno dimostrato il grado di fidelizzazione dei «clienti» di specifiche piazze di spaccio e i perfetti meccanismi di organizzazione e di vendita. In un recente blitz, ad esempio, è stato accertato dagli uomini del commissariato di Scampia che, per regolare l’afflusso dei tossici, erano state predisposte vere e proprie squadre di supporto logistico all’attività degli spacciatori: c’era chi, come le mamme, distribuiva panini e bibite ai pusher e chi, invece, si occupava di tenere in ordine la fila dei “visitors” – come in gergo si chiamano i tossici all’ultimo stadio – incanalandola in appositi percorsi delimitati da transenne, che sfociavano a ridosso di un fortino, blindato da spranghe alle porte e alle finestre, da cui tramite apposite feritoie veniva passata la dose di stupefacente agli acquirenti.
A rendere sicuro il «bunker» dalle incursioni delle forze dell’ordine c’erano squadre di giovanissime «vedette», cinque o sei in tutto, che riuscivano a guadagnare fino a duecento euro al giorno con turni di sei ore. I minori, addetti al servizio d’ordine, avevano il compito di lanciare l’allarme all’arrivo della polizia, o dei carabinieri e in pochi istanti l’affollata piazza di spaccio si sarebbe trasformata in un rione deserto, al centro del quale sarebbero rimaste soltanto le cartacce dei panini e le lattine vuote di Coca Cola, frettolosamente abbandonate dagli spacciatori affamati e assetati. Le prove accumulate in mesi di indagini hanno comunque consentito agli agenti del commissariato di Scampia (guidati da Michele Maria Spina) di arrestare diciassette persone, una delle quali minorenne.
I NARCOS ADOTTANO UN BAMBINO NIGERIANO
E ancora: in un altro caso, è stato accertato che il patto di sangue e droga tra la mafia africana, insediata a Castelvolturno e lungo tutto il litorale domizio, e il famigerato cartello degli “scissionisti”, che ormai monopolizza il traffico di stupefacenti in entrata e in uscita in Campania, aveva un “garante” davvero speciale: non uno spregiudicato assassino dalla pelle nera, né un temibile capo camorra, tantomeno un anziano e carismatico padrino alla Marlon Brando.
Il “garante” del patto era un bambino. Un bambino innocente, originario della Nigeria, adottato da una famiglia di narcos di Scampia, finita nel mirino dei carabinieri del comando provinciale di Napoli, che hanno portato in galera i capi di una cellula criminale specializzata nello smercio dell’eroina turca e afgana. Trattato come un figlio, come uno di casa: il bimbo, di circa sei anni, ha lasciato la famiglia originaria che abita a Varcaturo, e si è trasferito nella zona dei Sette Palazzi, la piazza di spaccio che – raccontano le carte degli inquirenti – impiega fino a trenta uomini, tra spacciatori, custodi, contabili e vedette, per un volume d’affari quantificato in circa 40mila euro al giorno.
Non si tratta, evidentemente, di un’adozione violenta o dettata da contorte strategie malavitose, ma «della chiara dimostrazione che le alleanze commerciali, nel campo degli stupefacenti, tra i gruppi nigeriani e quelli partenopei si sono a tal punto consolidate da rendere possibile il trasferimento di un giovanissimo membro della comunità nigeriana in una famiglia napoletana», come suggerisce la lettura di un esperto investigatore.
Raccontano le vecchie inchieste sul clan Di Lauro che il primo trafficante a intuire le potenzialità del canale estero per l’acquisto dell’eroina fu Tonino Leonardi, il quale si serviva di un emissario della criminalità organizzata turca per entrare in contatto con i produttori di eroina e hashish in Afghanistan e in Uzbekistan e trasportare in Italia tonnellate e tonnellate di droga. Con il passare del tempo – e con gli arresti a ripetizione che hanno smembrato il network mafioso di Ciruzzo ’o milionario – sono scomparsi gli intermediari e i clan di Secondigliano sono entrati direttamente in affari con la mafia nigeriana, che è ben presto diventata titolare unica nel settore dell’eroina così come i colombiani in quello della cocaina.
Simone Di Meo
(Tratto da Terra – Quotidiano di informazione pulita)