Ormai siamo al round finale:
o lo Stato-Stato si decide a riappropriarsi del territorio della provincia di Latina o la mafia si vedrà certificato in maniera definitiva il suo dominio su di esso e sarà, questa, veramente… “provincia di Casale”.
Tertium non datur.
Se si continua a cercare la mafia così come ci è stata raffigurata 30-40 anni fa, vorrà dire che non si è capito proprio niente o, peggio, che non la si vuole combattere.
Oggi non c’è un pezzo dell’economia pontina che non sia sospettato di inquinamento da parte di soggetti collegati con la criminalità organizzata.
E’ quasi del tutto sparita l’imprenditoria locale, quella indigena, e non c’è cantiere edile o esercizio commerciale nei quali le inflessioni dialettali non siano estranee al tessuto culturale e sociale locali.
Sarà anche per un sistema creditizio becero ed avaro che soffoca l’economia legale e costringe a rivolgersi ai circuiti illegali.
Sarà per un’insufficiente analisi delle dinamiche sociali ed economiche.
Sarà per un tipo di politica disattenta, inadeguata, se non in parte corrotta o collusa.
Certo è che le istituzioni hanno risposto malissimo ad un’esigenza di una maggiore attenzione, di una più scrupolosa vigilanza.
Ed allora o si cambia o si muore definitivamente.
Economicamente e socialmente prima e fisicamente dopo, fusti o non fusti, interramenti o non interramenti di veleni.
Non ci sarà mai più avvenire per le giovani generazioni.
E’ proprio… “provincia di Casale.
Non più provincia di Latina!