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Effetto Nordio: presunto narcos avvisato dell’arresto, ora è latitante

Giuseppe Cirillo 19 Dicembre 2024

Quando la giustizia avvisa prima di arrestare, il rischio è la fuga degli indagati: ecco i primi casi

In molti avevano lanciato l’allarme anzitempo riguardo ai rischi dovuti alla riforma della giustizia promossa dal ministro Carlo Nordio, che, tra le altre cose, introduce l’obbligo di un interrogatorio preventivo di almeno cinque giorni prima di poter procedere con l’applicazione delle misure cautelari nei confronti dell’indagato. Dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, passando per il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, fino al sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo, che ha spiegato come l’obbligo di un interrogatorio preventivo avrebbe irrimediabilmente incoraggiato la latitanza dell’indagato, in molti tra gli addetti ai lavori avevano, infatti, concluso che la riforma avrebbe favorito, oltre alla latitanza, anche la compromissione delle prove. Ancora una volta, quanto pronosticato si è immancabilmente verificato. Due i primi casi giudiziari che confermano la natura contraddittoria dell’attuale riforma: il primo a Bergamo, e riguarda un’indagine su un’associazione a delinquere dedita alla frode fiscale; il secondo nelle Marche, ad Ascoli Piceno, e riguarda un presunto narcotrafficante tunisino che si sarebbe dato alla fuga dopo essere stato avvisato delle indagini. Ma procediamo con ordine e iniziamo dal caso di Bergamo.
Oggetto delle indagini, un gruppo di imprenditori bergamaschi e non, accusati di aver emesso fatture false per oltre dieci milioni di euro, con l’intento di frodare l’IVA. Tra le accuse figurano anche i reati di riciclaggio e autoriciclaggio. A seguito della nuova normativa, il gip (giudice per le indagini preliminari) aveva inizialmente disposto un interrogatorio preventivo per alcuni degli indagati. Tuttavia, la procura di Bergamo, unitamente alle Fiamme Gialle, che hanno continuato a monitorare le comunicazioni del gruppo tramite alcune intercettazioni – strumento di indagine depotenziato dalla riforma voluta dal Guardasigilli -, ha scoperto che il gruppo di persone indagate aveva provato a manipolare l’inchiesta, accordandosi su versioni comuni, attribuendo la responsabilità a una sorta di capro espiatorio e progettando, infine, sia l’occultamento delle prove che la fuga. Naturalmente, questi comportamenti hanno indotto il giudice a cambiare approccio, scegliendo, dunque, di procedere con gli ordini di arresto senza dover attendere l’interrogatorio, con sei misure cautelari eseguite, tre delle quali in carcere. Veniamo ora al caso di Ascoli Piceno, dove l’encomiabile astuzia investigativa del ministro Nordio, confluita all’interno della sua riforma, ha concesso a un uomo tunisino, sospettato di essere la mente di un vasto traffico di eroina, di sfruttare il tempo a sua disposizione per fuggire dall’Italia. Secondo le autorità, il 37enne trasportava eroina nelle Marche da Roma e Castel Volturno, in provincia di Caserta, utilizzando auto a noleggio. Sebbene il gip avesse disposto sei misure cautelari, comprese le custodie in carcere, l’obbligo di notificare l’interrogatorio ha permesso al principale indagato di lasciare il Paese, probabilmente rifugiandosi in Tunisia. Anche un’altra cittadina tunisina sarebbe coinvolta nelle indagini e, anche lei, è riuscita a sottrarsi alla giustizia. Le uniche misure cautelari eseguite – ha spiegato “
Il Fatto Quotidiano” – riguardano due persone che erano già detenute.

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/306-giustizia/103228-effetto-nordio-presunto-narcos-avvisato-dell-arresto-ora-e-latitante.html