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Federico Carbone: Ddl Sicurezza? Rischio abusi degli 007 e devianza istituzionale

Luca Grossi 23 Novembre 2024

Il criminologo forense in esclusiva per ANTIMAFIADuemila commenta il potenziamento dei servizi segreti e l’introduzione dell’impunità per il loro operato

Come abbiamo già scritto in un precedente articolo il ‘Ddl Sicurezza’ rischia di trasformarsi nell’anticamera di uno stato autoritario in quanto l’articolo 31 conferirà enormi poteri ai servizi segreti tra cui la possibilità di compiere attentati terroristici e garantirà loro un ombrello di impunità impenetrabile.
Il criminologo forense 
Federico Carbone, nella nota inviata alla nostra redazione, ha spiegato che le “recenti modifiche introdotte dall’articolo 31 del decreto legge, con il pretesto di rafforzare la lotta al terrorismo, sembrano nascondere un potenziale abisso di ambiguità e pericolo. L’espansione dei poteri conferiti ai servizi di informazione per la sicurezza, con autorizzazioni che sfumano la distinzione tra legale e illegale, rievoca le ombre del passato. Non si tratta solo di legislazione, ma di un sottile gioco di potere, dove i confini tra ciò che è giusto e ciò che è opportuno si confondono”.
Non solo: “Questa nuova possibilità per gli agenti di compiere azioni (come atti terroristi, creazioni di bande armate etc…) che normalmente sarebbero considerate reati si traduce in una pericolosa apertura a forme di devianza istituzionale. Non è un rischio teorico: la storia italiana insegna che l’assenza di controlli adeguati può trasformare il garante della sicurezza nello strumento di violazioni profonde. Un potere svincolato da ogni controllo non solo si presta all’abuso, ma lo legittima, con l’alibi della necessità”.
Tra le pieghe del Ddl vi è presente anche “un déjà-vu” del “famigerato ‘Protocollo Farfalla’, accordo segreto che legava i servizi segreti al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nei primi anni Duemila. Operazioni condotte nell’oscurità del sistema carcerario, con diritti calpestati e indagini distorte. Questo scenario non è diverso da quanto potrebbe accadere ora, dove l’articolo 31 rischia di trasformarsi in un lasciapassare per la sospensione del diritto in nome della sicurezza. La lezione, per chi vuole leggerla, è chiara: dove non ci sono bilanciamenti, la deriva è quasi certa”.
Senza contare l’immunità da qualsiasi procedimento in quanto è prevista una tutela processuale attraverso l’utilizzo di identità di copertura negli atti dei procedimenti penali e nelle deposizioni.
Per Carbone potrebbero scaturire degli “effetti collaterali” poiché “l’introduzione di identità coperte per gli agenti nei procedimenti penali non rappresenta solo una tutela per l’operatore, ma un colpo alla trasparenza. Senza un adeguato monitoraggio, questi meccanismi protezionistici diventano una cortina dietro cui ogni abuso può essere nascosto”.
Dal punto di vista criminologico – ha poi concluso nella nota – ogni ampliamento di poteri deve accompagnarsi a un rafforzamento dei controlli. La sicurezza non può essere un pretesto per comprimere i diritti fondamentali, ma deve convivere con essi. Come già dimostrato nelle intricate vicende delle stragi del ’92 e nei rapporti tra Stato e Cosa Nostra, ogni concessione alla segretezza deve essere bilanciata da una robusta struttura di supervisione. La storia recente ci insegna che i poteri segreti non sono mai innocui. L’espansione delle loro prerogative deve essere costantemente bilanciata da meccanismi di supervisione indipendenti, trasparenza e salvaguardia dei diritti. Senza queste garanzie, non si protegge uno Stato di diritto: lo si mina dall’interno”.

Per vedere il documento: Camera.it

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/102865-federico-carbone-ddl-sicurezza-rischio-abusi-degli-007-e-devianza-istituzionale.html