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FRODE E RICICLAGGIO MILIONARI A FORMIA: TRA I 32 INDAGATI ANCHE L’EX CONSIGLIERE ERASMO PICANO

di Bernardo Bassoli

12 Settembre 2024 Cronaca

Vasta operazione di polizia a Formia, Priverno e, in contemporanea, nella provincia di Salerno

L’attività è stata svolta nell’ambito di un’indagine condotta dalle Fiamme Gialle di Formia, guidate dal tenente colonnello Luigi Galluccio, che stanno dando esecuzione a un provvedimento del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, con cui sono state disposte 11 misure cautelari personali, di cui 4 ai domiciliari, nonché 7 con l’obbligo di presentazione quotidiano alla Guardia di Finanza competente per dimora, in quanto gravemente indiziati di appartenere a un articolato sodalizio criminale con base operativa a Formia, ma ramificato nella provincia di Salerno, dedito alla creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, quantificati in oltre 79 milioni di euro, maturati mediante l’indebito ricorso alle misure di sostegno emanate dal Governo con il decreto rilancio (D.L. 34/2020) durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese in difficoltà.

Nell’ambito dell’operazione, svolta con il supporto di 6 Reparti territorialmente competenti, nonché della componente aerea del Corpo e del supporto tecnico delle unità cinofile cosiddette “cash-dog” di Fiumicino e Ciampino, sono state effettuate 33 perquisizioni ed è stato disposto il sequestro dei falsi crediti, di beni mobili ed immobili, assetti societari, denaro e preziosi per le fattispecie di reato contestate dalla Procura di Cassino. Diversi i reati contesti: associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio.

Risulterebbero costituire il sodalizio diversi soggetti, alcuni pluripregiudicati, anche per reati tributari, tra i quali un soggetto, principale esponente, con condanna per estorsione e rapina. Un nome che non può passare inosservato considerato che si tratta di Giovanni (Gianni) Luglio, formiano doc, già condannato insieme ad Angelo Bardellino per estorsione ai danni di un imprenditore nel processo denominato “Formia Connection”. Ad ogni modo, nell’operazione odierna, nessuno della famiglia Bardellino, legata al fondatore del clan dei Casalesi, è coinvolto.

Tra i quattro arrestati, oltreché a Luglio, ci sono altri due formiani: imprenditori utilizzati come teste di legno, di cui uno incensurato e un altro con reati tributari alle spalle. Infine, il consulente del lavoro di Salerno che risulta incensurato. Si tratta dei formiani Giancarlo Simeone e Amleto Fiammenghi e del salernitano Aniello Ianniello.

Tra i sette indagati raggiunti dal provvedimento di obbligo di firma troviamo Michele Nardella, Gianna Sparagna (moglie di Gianni Luglio), Ferdinando Cardillo, Mattia Cannavale, Federico Funicelli, Bruno Cavallaro e Marco De Santis.

CHI È GIANNI LUGLIO – È il 30 novembre 2018 e Agostino Riccardo, ex affiliato ai clan Travali e Di Silvio, inizia a raccontare che “questi”, i Bardellino, “li ho conosciuti proprio bene”. Fu Giovanni Luglio a presentargli Angelo e Calisto Bardellino e pure il padre Ernesto, fratello del boss Antonio Bardellino. Cosa ci fa uno come Agostino Riccardo con i Bardellino. Lo racconta proprio lui: “Era molto prima dell’operazione Don’t Touch (nda: 2015), nel 2013. Noi dovevamo fare delle estorsioni su Formia e Bardellino c’aveva mandato a dire, tramite Giovanni Luglio, mo’ vi faccio sape’, almeno fate queste estorsioni su Formia perché noi non ci possiamo muovere“.

A presentare Luglio a Riccardo ci aveva pensato Angelo Travali. Luglio, secondo quanto spiegato da Riccardo, “era una persona di fiducia, da quello che ho capito c’aveva intestato tutto lui, penso. C’aveva lo yacht, c’aveva il Maranola Calcio, Rolex, Ferrari, c’aveva il “California, c’avevano negozi, ristoranti”. In particolare, “Luglio è persona di fiducia di Angelo Bardellino che ho conosciuto a Formia“.

L’OPERAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA – Le indagini molto elaborate durate due anni e coordinate dal sostituto procuratore di Cassino, Flavio Ricci, sono consistite in estesi e prolungati accertamenti di polizia giudiziaria, documentali, contabili, tecnici e dinamici sul territorio e hanno consentito di acquisire significativi elementi utili a ricostruire l’articolato sodalizio, nel quale risulterebbero coinvolti 32 soggetti, e con un nucleo centrale composto dalle 11 undici persone destinatarie delle misure cautelari custodiali, tra cui i tre imprenditori succitati (Luglio, Fiammenghi e Simeone), 3 soggetti che hanno rivestito il ruolo di prestanome e un consulente del lavoro (Ianniello). Tra i 32 indagati, c’è anche il politico di lungo corso Erasmo Picano, già più volte indagato e prosciolto negli addietro (anche nell’inchiesta “Sistema Formia” per cui ha guadagnato la prescrizione). Picano, di professione ingegnere, è stato consigliere comunale dal 1993 al 2019. Un’era politica in cui è risultato anche il più votato tra i consiglieri comunali. Tra il 2008 e il 2012 Picano è stato Presidente del Consiglio Comunale formiano, carica da cui si dimise per un’indagine a suo carico per lottizzazione abusiva in località Acquatraversa (Formia). Nel suo quasi ventennio come politico eletto, Picano è stato anche assessore all’urbanistica e vicesindaco (dal 2001 al 2003). Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, ha respinto per Picano la richiesta del pm Flavio Ricci: il sostituto procuratore chiedeva, per lui e l’altro indagato, l’ingegnere Delio Nardella, il divieto di esercitare l’attività professionale.

Nella lista degli indagati c’è anche Mario D’Ambrosca, coinvolto anni dietro, in un processo con appartenenti con il clan dei Casalesi. Per D’Ambrosca è stata esclusa l’aggravante della finalità mafiosa e dichiarata la prescrizione di una delle contestazioni, assoluzione per l’altra. Tra i coinvolti anche l’ex politico Nicola Ferraro.

Di seguito la lista di tutti gli indagati, oltreché a agli arrestati ai domiciliari: Ferdinando Cardillo, di Formia; Michele Nardella, di Formia; Gianna Sparagna, di Formia; Bruno Cavallaro, di Serre (Salerno); Marco De Santis, di Priverno; Federico Funicellio, di Serre; Delio Nardella, di Formia; Mattia Cannavale, di Formia; Alfonso De Franchis, di Ventotene; Fabrizio Ricci, di Formia; Antonio Patalano, di Gaerta; Filippo Di Marco, di Latina; Enrico Giornalista, di Formia; Emanuela Maddalena, di Formia; Franca Mancini, di Formia; Riccardo Santonocito, di Formia; Roberta Flaminio, di Formia; Marica Cardillo, di Formia; Anna Clima, di Itri; Andrea Pappa, di Ventotene; Vincenzo Vastarelli, di Formia; Maria Civita Di Fazio, di Fondi; Simone Nardella, di Formia; Mario D’Ambrosca, di Casal di Principe; Giovanni Sparagna, di Formia, Massimo Simeone, di Baronissi (Salerno) e Carmine Funicelli, di Sezze.

L’indagine trae origine dal mirato monitoraggio di alcuni componenti del nucleo centrale dell’associazione, dediti in passato alla perpetrazione di frodi fiscali secondo lo schema classico dell’emissione di fatture false a favore di imprenditori compiacenti, illeciti già oggetto, di recente, di altra misura cautelare reale da parte del Tribunale di Cassino.

In particolare, da una specifica analisi di rischio dei dati relativi a presunte “cessioni di crediti d’imposta” da parte dei soggetti sospettati di appartenere all’organizzazione, svolta mediante l’utilizzo delle banche dati operative in uso al Corpo, corroborata dalle informazione dagli elementi acquisiti grazie a indagini e riscontri dinamici sul territorio e la valorizzazione delle segnalazioni per operazioni sospette, è stata appurata l’inesistenza dei crediti in parola, stante la totale assenza di requisiti.

Sulla base di tali preliminari risultanze, sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Cassino, a partire dal 2022 è stato avviato un continuo monitoraggio dell’organizzazione criminale fin quasi dalla sua genesi e in tutti i passaggi di sviluppo, ricostruendone il funzionamento e acquisendo molteplici elementi in ordine alla effettiva natura del sodalizio: secondo l’ipotesi investigativa, infatti, unica finalità dell’organizzazione era la creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, successivamente monetizzati cedendoli a ignari acquirenti estranei alla truffa, e quindi portati in compensazione con conseguente danno finale alle casse dello Stato.

Gli esiti investigativi, suffragati da indagini tecniche, controlli fiscali, assunzione di altre sommarie informazioni, interrogazione banche dati in uso al Corpo, esame e sviluppo delle SOS, approfondimento di relazioni informative, acquisizione ed analisi di documentazione, accertamenti bancari e patrimoniali, esame dei dati pervenuti dalla Direzione Centrale dell’Agenzia delle Entrate e dalla Sogei S.p.A., hanno consentito di ricostruire il menzionato sodalizio criminale, che avrebbe adottato un modus operandi consolidato e comune alle 5 casistiche di crediti d’imposta fittizi generati da Bonus facciate, Bonus Ristrutturazione, Sisma Bonus, Ecobonus e Superbonus, anche nel campo del fotovoltaico.

Ecco come: tramite il professionista membro del sodalizio ed operante nel salernitano, reperire società attive ma con scarsi mezzi finanziari e prive di una struttura organizzativa, intestate a prestanomi, ma funzionali alla creazione degli indebiti crediti d’imposta; indicare falsamente, nelle comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, cosiddetta “Piattaforma cessione crediti”, l’esistenza di crediti d’imposta falsi, in taluni casi anche con la compiacenza retribuita di alcuni proprietari degli immobili; cedere, sempre attraverso tale piattaforma informatica, i crediti artefatti, a soggetti e/o società cessionarie compiacenti e/o riconducibili ai medesimi, ottenendo così dalla medesima Agenzia delle Entrate, con l’apposizione del numero di protocollo telematico, l’attestazione della loro esistenza ed esigibilità.

Inoltre, il sodalizio procedeva a commercializzare, successivamente, a terzi tali crediti fittizi, che per i passaggi successivi rendono il cessionario in buona fede esente da responsabilità penale per la natura fraudolenta di tali crediti, che possono così circolare liberamente e frammentarsi per un numero infinito di passaggi, confondendosi con altri eventuali crediti di origine genuina e rendendo così molto difficoltosa l’esecuzione eventuali controlli a posteriori.

La Procura di Cassino ha ritenuto che, attraverso tali artifizi e raggiri, i componenti dell’organizzazione abbiano indotto in errore l’Agenzia delle Entrate, procurando così l’ingiusto profitto di ottenere che crediti d’imposta falsi vengano attestati quali esistenti e cedibili a terzi, cagionando, conseguentemente, un danno patrimoniale all’Erario, corrispondente al valore dei crediti d’imposta artefatti complessivamente negoziati, attualmente stimato per un valore di oltre 80 milioni di euro.

Dalle investigazioni svolte, è emerso inoltre come il meccanismo ritenuto fraudolento è stato perpetrato anche dopo le modifiche normative introdotte dal cosiddetto decreto antifrode, n. 157/2021. Oltre all’ingente danno patrimoniale alle casse erariali, il profitto ottenuto dagli indagati dei reati ipotizzati è stato quantificato in circa 8 milioni di euro; i complessi accertamenti documentali e le indagini finanziarie e patrimoniali svolte dalla Fiamme Gialle hanno consentito di rilevare come tali disponibilità sono state reimpiegate, “riciclate” e/o destinate ad attività di vario genere, quali: il trasferimento a medesime società controllate dall’organizzazione anche attraverso prestanomi, al fine di reiterare l’illecita compravendita di crediti d’imposta fittizi; investimenti in attività sia commerciali che mobiliari e immobiliari, come il subentro nella gestione di tre bar nella zona centrale di Formia, acquisto di quote di partecipazioni societarie, acquisto di beni immobili; operazioni di gioco on-line, “pratica”, questa, sovente utilizzata dalle organizzazioni criminali in quanto consente di entrare in possesso di somme anche minori a quelle giocate, ma apparentemente lecite; fatturazioni verso altre società coinvolte e successiva monetizzazione in contanti; il trasferimento su conti correnti intestati a una società residente in Inghilterra e riconducibile al consulente del lavoro oggetto di misura cautelare ovvero su conti di trading gestiti dal medesimo.

Fonte:https://latinatu.it/frode-e-riciclaggio-milionari-a-formia-tra-i-32-indagati-anche-lex-consigliere-erasmo-picano/