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Colpo al clan Soleti: l’associazione gestiva lo smaltimento con il contributo esterno di imprenditori, ma aveva tentacoli anche in droga e gioco d’azzardo
Venerdì 27 Settembre 2024, 08:27
La Guardia di finanza sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 25 persone ritenute appartenenti al clan Soleti della Sacra corona unita, radicata nei comuni di San Donaci, Tuturano, Torchiarolo e San Pietro Vernotico, nelle province di Lecce e Brindisi, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, rapina, minacce e in materia di stupefacenti. L’indagine è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce ed è chiamata ‘Fuori Gioco’. Nelle attività sono impiegati complessivamente circa 170 militari.
Gli arrestati sono: Pietro Soleti, Benito Clemente, Antonio Caliandro, Vincenzo Fortunato, Vincenzo Preste, Enrico Miglietta, Antonio Maiorano, Antonio Diviggiano, Gianluca Calabrese, Antonio De Marco, Salvatore Diviggiano, Giampiero Iazzi, Alessandro Monteforte, Mirko Pagano, Antonio Perrone, Francesco Perrone, Pierpaolo Pizzolante, Giuseppe Quaranta, Antonio Sacchi, Cristian Roi, Fabio Vitale, Francesco Barone, Damiano Miglietta, Ernesto Puca, Carlo Squitino.
Secondo quanto accertato dalle indagini, l’associazione aveva sviluppato una egemonia territoriale, gestendo, attraverso aziende del settore, e con il contributo esterno di imprenditori, lo smaltimento dei rifiuti speciali (con la raccolta di olii esausti, alimentari e non), la raccolta illegale di scommesse in denaro a quota fissa e la gestione, in numerosi locali pubblici del territorio salentino, di apparecchiature elettroniche da intrattenimento alterate e la gestione di un imponente traffico e spaccio di sostanze stupefacenti creando un monopolio nel settore. Chi voleva avviare una attività di spaccio di stupefacenti era obbligato a rifornirsi dai canali di distribuzione controllati dal gruppo e doveva versare loro un contributo in denaro.
L’attività investigativa, articolata in intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, e numerose riprese video, è stata complessa poiché gli indagati utilizzavano dispositivi codificati (tramite piattaforme di messaggistica e comunicazione criptate) e disturbatori di frequenza (cosiddetti jammer).
Gli arresti vengono eseguiti su delega della Procura di Lecce-Direzione distrettuale antimafia, dai finanzieri del comando provinciale di Lecce con il supporto del Servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata e dei comandi di Brindisi e Taranto, sulla base delle indagini condotte dal gruppo investigativo criminalità organizzata (Gico).