Il presidente del Consiglio non retrocede dalle dichiarazioni che hanno provocato l’ennesimo scontro con Fini e Napolitano: “Il Capo dello Stato si preoccupi dell’uso politico della giustizia contrario alla democrazia e alla libertà”. E definisce la Costituzione una legge “vecchia”. L’opposizione unita chiede al Cavaliere di andare a riferire in Aula, Bersani commenta: “C’è un punto limite oltre il quale non possiamo più andare avanti”. Di Pietro attacca: “E’ come un caudillo sudamericano”
Dopo gli attacchi di ieri al Quirinale e alla Corte costituzionale – che hanno provocato l’ennesimo conflitto istituzionale tra il Cavaliere e i presidenti della Repubblica e della Camera – in conclusione del Consiglio europeo di oggi a Bruxelles il premier Silvio Berlusconi non fa marcia indietro: le preoccupazioni di Napolitano, dichiara Berlusconi, “in realtà ci dovrebbero essere per l’uso politico della giustizia contrario alla democrazia e alla libertà”.
“Tutti – aggiunge – hanno chiarissima questa situazione, c’è una situazione di violenza solo nei miei confronti”. Il premier definisce poi la Costituzione una legge “vecchia”, da cambiare. “Abbiamo fatto anche una Bicamerale per modificarla ed ora si meraviglia se si pensa di cambiarla” afferma Berlusconi, che ribadisce inoltre di non aver pensato “neanche una volta ad elezioni anticipate. Il Governo – assicura – porterà a termine la legislatura, secondo quanto deciso dagli italiani con il voto”. Poi, il premier torna sulle sue dichiarazioni di Bonn: “Io non ho fatto nessuna accusa – spiega -, ho fotografato con serenità la situazione che tutti gli italiani informati, consapevoli e di buon senso, hanno chiarissima. Io non credo che si debba continuare nel festival dell’ipocrisia. So che la violenza viene fatta sempre nei confronti miei da parte delle dichiarazioni di molti, ne ho letta una ora di Antonio Di Pietro. Se c’è qualcuno di non violento, questo è il presidente del Consiglio eletto praticamente direttamente da tutti gli italiani (in realtà, tecnicamente, ha scelto la sua coalizione neanche la metà dei votanti e il suo partito il 37 per cento di questi, ndr): eppure viene attaccato e insultato, di lui si dicono cose assurde, si fanno trasmissioni incredibili, anche sulla tv pubblica. Ma io – conclude – per fortuna, sono sereno, consapevole delle mie responsabilità e mi comporto al meglio possibile”. Il capogruppo alla Camera del Popolo della libertà, Fabrizio Cicchitto, fa un paragone ardito per difendere il premier: “Calamandrei durante l’Assemblea Costituente denunciò a chiare lettere il rischio di una Consulta politicizzata, e seppe prevedere che il controllo di legittimità spesso sarebbe stato di tipo politico, non giuridico. Fin da allora propugnava un intervento per smorzare questa eccessiva ingerenza, cito le testuali parole, dei giudici nella politica, e paventava una Repubblica dei giudici”.
E, mentre in una intervista al Tempo il ministro degli Esteri Franco Frattini spiega che invierà a breve ai suoi colleghi europei una lettera per spiegare le anomalie della giustizia italiana (“È giusto raccontare questi fatti – afferma Frattini -, senza trarne valutazioni personali, ma semplicemente dando il quadro di quello che accade. Già molti colleghi mi hanno detto che nel loro Paese tutto quello che accade in Italia è inimmaginabile. Credo che l’intervento del presidente Berlusconi a Bonn – aggiunge -, sia la riaffermazione dell’esigenza di un equilibrio tra poteri, quello della magistratura – potere non eletto – e quello della politica – potere eletto”) nel nostro Paese non cessano polemiche e discussioni: “Nel discorso di ieri di Berlusconi a Bonn è stato messo in dubbio un criterio fondamentale di una democrazia costituzionale e cioè il fatto che chi ha un consenso non diventa un padrone ma deve confrontarsi con altri poteri che sono istituzionali e costituzionali e deve rispettarli – afferma il segretario del Pd Pierluigi Bersani, intervistato da Skytg24 -. Questo nel discorso di ieri non c’era. Credo – prosegue – che il richiamo forte che ha fatto il presidente della Repubblica debba mettere un interrogativo anche in chi sta sostenendo Berlusconi perché c’è un punto limite oltre il quale non possiamo più andare”. Giorgio Napolitano, subito dopo l’intervento – comizio di Berlusconi davanti ai leader del Ppe aveva diffuso una dura nota in cui ha definito “violento” (termine inconsueto nei messaggi quirinalizi) l’attacco del premier alle istituzioni.
“Berlusconi – sottolinea Bersani – non azzardi a definirsi statista perché statista è chi si occupa del suo paese mentre lui si occupa solo dei problemi suoi”. “Il paese e il Pd sono pronti a riforme istituzionali vere ma non siamo disposti in nessun modo a rincorrere derive di tipo populista” afferma infine il leader del Pd. I capigruppo dell’opposizione al Senato (Anna Finocchiaro per il Pd, Gianpiero D’Alia per l’Udc e Felice Belisario per l’Italia dei Valori) rivolgono al premier la richiesta di presentarsi in Aula: “Berlusconi taccia sul Presidente della Repubblica, se non è in grado di sostenere decorosamente la responsabilità e gli oneri che gli derivano dal ricoprire la carica istituzionale di Presidente del Consiglio. E non venga meno ai suoi doveri sottraendosi alla richiesta che oggi gli facciamo, ancora una volta, di venire a riferire in Parlamento sulle sue dichiarazioni”.
Parlando agli studenti dell’università della Calabria, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha sottolineato, utilizzando una metafora calcistica, come “ci si scontra ma si rispetta l’arbitro e si rispettano le regole del campionato. Nella politica – afferma – servono valori condivisi e la parola avversario tipica del gergo sportivo. Come in Milan – Inter o Roma – Lazio ci si scontra ma si rispettano l’arbitro e le regole del campionato”.
“Nel capo dello Stato – spiega poi Fini – si devono riconoscere tutti gli italiani: finita la competizione elettorale, reso merito a chi ha vinto, si ponga fine alla quotidiana propaganda, al clima di derby permanente e si lavori per il bene comune, fermo il ruolo di garanzia che hanno alcune cariche”. “Il primo dovere di chi rappresenta le istituzioni – aggiunge – è quello di avere a cuore l’interesse generale. E non lo dico per un malinteso buonismo. Gli avversari sanno che c’è un arbitro che è imparziale anche quando sbaglia”.
“Berlusconi è come qualche ‘caudillo’ sudamericano che pensa che le istituzioni siano sue proprietà” ha affermato invece il presidente dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro, a margine della manifestazione della Cgil su scuola e pubblico impiego. “Sta succedendo qui da noi – prosegue – quello che succede in alcuni paesi del Sud America, dove non c’è rispetto delle istituzioni”. Di Pietro, che si dice grato al presidente della Camera Gianfranco Fini perché “fa il suo dovere istituzionale, di regolare i giochi parlamentari in modo imparziale”, esprime la preoccupazione che “contro questo governo si arriverà allo scontro di piazza”. Dura la reazione del centrodestra alle parole di Di Pietro: “Ed ora tutti quelli che si scandalizzano per le affermazioni del centrodestra, cosa diranno di fronte alle parole criminali e irresponsabili di Di Pietro che evoca azioni violente contro il governo andando in giro nelle piazze?” afferma il presidente di senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. “Ci scapperà l’azione violenta, dice Di Pietro. Lo teme o lo augura? Il suo modo di agire, le manifestazioni che promuove, l’atteggiamento suo e dei suoi sodali è propedeutico alla violenza o la vuole condannare? Di Pietro è un irresponsabile da sempre – spiega Gasparri -. Sarebbe bene che tutte le istituzioni, dico tutte le istituzioni, denunciassero e stroncassero con immediatezza questo linguaggio irresponsabile”.
(Tratto da AprileOnline)