(ANSA) – SORRENTO (NAPOLI), 20 SET – Sulle critiche mosse alla sentenza Mediaset e sulle accuse di parzialità e politicizzazione rivolte alla magistratura, alimentate anche dalle recenti esternazioni di Berlusconi, non intende replicare nella maniera più assoluta. Antonio Esposito, presidente della seconda sezione penale della Cassazione e presidente del collegio che ha confermato nelle scorse settimane la condanna all’ex premier per frode fiscale, ha respinto oggi, con cortesia e fermezza allo stesso tempo, le richieste di interviste da parte dei giornalisti avanzate in occasione della sua partecipazione al convegno organizzato a Sorrento dall’Associazione ”Antonino Caponnetto” di cui Esposito è presidente onorario. Un dibattito, alla presenza di studenti del liceo Salvemini, sul tema ”Per un’Antimafia capace di passare dalla retorica alla denuncia” intorno al quale si sono confrontati, tra gli altri, magistrati come il pm della Dda di Napoli Catello Maresca e il procuratore aggiunto di Nola Maria Antonietta Troncone, e l’ex parlamentare Elio Veltri. Al convegno è intervenuto anche Claudio D’Isa, giudice di Cassazione e componente del collegio che ha emesso la sentenza Mediaset. Anche D’Isa ha evitato di rispondere alla domanda sulle polemiche che attraversano il mondo della giustizia, nonché sulla controversia sorta attorno alla recente decisione adottata dalla Cassazione nei confronti di Berlusconi: ”Se rispondiamo lo faremo nelle sedi dovute”, si è limitato a dire.(ANSA).
(ANSA) – SORRENTO (NAPOLI), 20 SET – Nel Teatro attiguo alla Cattedrale di Sorrento, dove si è svolto il convegno, Esposito è poi intervenuto sul tema del potere mafioso e degli strumenti per combatterlo. Non ha parlato a braccio ma ha preferito leggere il testo scritto del suo intervento. Ha spiegato ai ragazzi che ”la cultura della legalità è presupposto di ogni democrazia” oltre che elemento essenziale per combattere la criminalità. Ha sottolineato il ”peso mafioso” nelle regioni meridionali” ricordando che ormai ”i suoi tentacoli si estendono in tutto il paese”. A tale proposito ha citato l’operazione Infimo contro la ‘ndrangheta che ha confermato la presenza della criminalità calabrese nel nord Italia ”che era stata negata da molte autorità”, ed ha poi messo l’accento sulla capacità di infiltrazione nelle istituzioni, attraverso il condizionamento esercitato sugli enti pubblici, e gli interventi per attuare una ”selezione del personale politico compiacente”. Esposito – che ha ricordato, tra l’altro, come la sua sezione della Cassazione abbia confermato il sequestro di numerosi beni del clan dei Casalesi – ha sostenuto che per fronteggiare le mafie non occorrono né tribunali speciali né leggi straordinarie , ma servono ”strumenti di indagine e cultura della legalità”. Si è poi soffermato sul rapporto tra concorso esterno e partecipazione all’associazione mafiosa, citando la sentenza del 2012 che considera il ruolo di politici, professionisti ed esponenti istituzionali come vera e propria partecipazione alle attività del clan, trattandosi di ”un ruolo finalizzato al soddisfacimento delle esigenze dell’organizzazione”.(ANSA).