Luca Grossi 30 Novembre 2023
L’ex presidente del Tribunale di Palermo: “A cosa è servito il sacrificio di Falcone e Borsellino?”
“A 30 anni dalle stragi sono succedute numerosissime manifestazioni pubbliche, molti hanno compreso che non è più rimanere in mezzo al guado ma è doveroso prendere una scelta. Però a ben vedere la lotta alla mafia nei suoi vari aspetti sembra avere fatto dei passi indietro perché nella città di Palermo, la stessa che ha dato i natali a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, parte della società non disdegna di convivere con personaggi che notoriamente tutti noi sappiamo essere vicini alla mafia”.
Sono state queste le parole di Leonardo Guarnotta – già presidente del Tribunale di Palermo e membro dello storico pool antimafia assieme a Giovanni Falcone, Giuseppe Di Lello e Paolo Borsellino – durante un convegno-dibattito per discutere sullo stato di salute dell’antimafia tenutosi presso l’Aula “Luca Crescente” della Procura della Repubblica di Palermo, organizzato insieme al Centro Studi Paolo e Rita Borsellino e all’AGIUS in ricordo dei due giovani Biagio Siciliano e Maria Giuditta Milella, morti in un incidente tra auto di scorta il 25 novembre di 38 anni fa.
“Da questo empisse – ha aggiunto – non se ne uscirà fino a quando Palermo non riuscirà a comprendere che bisogna adottare una ferma linea di contrasto a tutto ciò che ha il più lontano sentore di mafia. E’ sconsolante affermarlo: a Palermo, attualmente, una seria volontà di contrastare Cosa nostra quasi non esiste. Mentre, di contro, vi è una grande volontà di convivere con ambienti che notoriamente sono vicini alla mafia. A riprova di ciò, nel corso delle recenti elezioni per la nomina del sindaco di Palermo, nei giornali e nelle televisioni è emerso che una fazione politica è stata sostenuta da due condannati con pena definitiva per favoreggiamento alla mafia (Totò Cuffaro ndr) e concorso esterno alla mafia (Marcello Dell’Utri ndr). Nel corso della campagna elettorale, in occasione della elezione alla carica di presidente della nostra regione, una parte politica ha appoggiato un candidato nonostante sia imputato di concorso esterno in associazione a delinquere semplice e rivelazione di notizie riservate nel processo (Renato Schifani ndr) a carico di Antonello Montante, ex potente presidente di Confindustria Sicilia ed ex paladino dell’antimafia, condannato in appello a 8 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. Gli elettori premiano il candidato con un 42,39% dei voti e lo eleggono a presidente della regione”.
Con profonda amarezza l’ex presidente del Tribunale di Palermo ha osservato che “a Palermo, da un lato, la lotta alla mafia sembra quasi caduta nel dimenticatoio mentre di contro cresce questo desiderio di essere vicini con ambienti notoriamente legati alla mafia. Sembra quasi svanita la memoria delle parole di Paolo Borsellino quando più volte ha ricordato che ‘la lotta alla mafia non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni (…) le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità’. A 30 anni dalle stragi è triste constatare che aria tira nel capoluogo e in Sicilia. Ma allora il sacrificio del bene supremo della vita dei miei colleghi ed amici è stato inutile? Tempo fa, nel corso della cerimonia di insediamento nella funzione di procuratore della Repubblica di Palermo, il dottor Maurizio de Lucia ha ricordato che sono ancora tanti i fatti avvolti nel mistero su cui indagare. Una frase impegnativa – ha aggiunto – con la quale sembra volesse anticipare il suo programma di lavoro assicurando il suo impegno al fine di scoperchiare quel vaso di Pandora che nasconde segreti e interessi inconfessabili che qualora disvelati rischierebbero di minare alla base parte delle nostre istituzioni. E la cattura, dopo trent’anni di latitanza, di Matteo Messina Denaro, grazie al lodevole impegno delle forze dell’ordine e della procura fa abbondantemente sperare che non sia lontano il giorno del definitivo redde rationem con Cosa nostra”, ha concluso.
Rielaborazione grafica by Paolo Bassani
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