Sicurezza, Maroni scalpita, Bossi lo striglia
Su questo tema, cavallo di battaglia della Lega, Il ministro dell’Interno minaccia il governo: “non possono esserci vincoli di maggioranza”. Per questo il titolare del Viminale rivela di aver avvisato Berlusconi che si tratta di richieste ”irrinunciabili, inderogabili e irriducibili” e di aver chiesto un miliardo e cento milioni di fondi in più per il prossimo anno. Ma Bossi lo richiama all’ordine:”Farà quello che gli dice la Lega. Le alleanze non si cambiano”
“Se ci sarà una proposta dell’opposizione per dare più soldi alla polizia di Stato noi la voteremo. Mentre se dal governo arriverà una richiesta di ridurre le risorse noi voteremo contro. Sulla sicurezza non c’è vincolo di maggioranza”. Così, dopo mesi passati a negare l’evidenza, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si accorge improvvisamente delle proteste dei poliziotti e si dichiara disponibile a votare con l’opposizione per concedere nuovi finanziamenti alle forze dell’ordine. E lo fa lanciando una vera e propria sfida al ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Perché sulla sicurezza, cavallo di battaglia della Lega, “non possono esserci vincoli di maggioranza”.
Partecipando alla presentazione del sindacato unitario di polizia, Maroni fa corpo con le richieste che vengono dalle organizzazioni sindacali: “Ho chiesto al capo della polizia di definire le richieste per gli anni 2010-2011-2012. Poi ho mandato una lettera, il 22 settembre scorso, al presidente del Consiglio dei ministri chiedendo, per il 2010, 1.1 miliardi di euro in più. Per noi si tratta di richieste inderogabili, ineludibili, sono un’assoluta necessità”. Maroni si chiede poi se il governo ritenga “che si tratti di cifre impossibili. Non lo so- risponde- ma visto che si parla tanto di scudo fiscale… Qui il problema è che la sicurezza deve essere al primo punto dell’agenda di governo non solo in termini di risultati ma anche in termini di fondi destinati”.
Da questo punto di vista, il titolare del Viminale raccoglie l’invito di Pier Ferdinando Casini a costruire una “lobby trasversale in Parlamento” per raggiungere questo fine.
“Purtroppo non sono io a decidere- spiega- è il governo, è il ministro dell’Economia. Ma io sono quello che se le cose vanno male prende i pomodori. E io sono uno che si assume in pieno le responsabilità, senza illudere nessuno”.
Sulla finanziaria, per le forze dell’ordine, conclude dunque, il governo è avvertito. “Ci sarà una battaglia forte in Parlamento da parte mia e della Lega. Rivolgo un invito a tutte le forze in Parlamento e intanto raccolgo positivamente quello di Casini a collaborare su questo tema”, dice Maroni.
Una strada per tagliare i costi senza penalizzare le forze di sicurezza potrebbe essere quella dell’unificazione dei corpi di polizia sotto un’unica guida, modello adottato in tutti i Paesi europei che garantisce una maggiore economia e maggiore efficienza. Il ministro dell’Interno si è dichiarato favorevole a questo modello organizzativo, pur ammettendo che non sarà di facile attuaione perché “bisognerà vincere tante resistenze”.
“Dopo trent’anni è arrivato il momento di mettere mano alla riforma 121 del 1981 sulla pubblica sicurezza per adeguarla ai tempi. Nessuno vuole cancellare i presidi dei carabinieri e della polizia, vogliamo solo renderli più efficienti e lavoriamo perché venga aumentato il coordinamento. Spero che il Parlamento, quando sarà definita una proposta di riforma della legge di pubblica sicurezza, ci sostenga”, ha spiegato ancora il titolare del Viminale.
‘Possibilista’ il segretario del Pd: “Questo governo, questa maggioranza, ha fatto le sue fortune non sul tema della sicurezza ma sull’insicurezza, lavorando spesso sulla preoccupazione e sulle paure degli italiani e promettendo risposte salvifiche. Il risultato è che noi abbiamo avuto qualche norma sulle ronde e tagli micidiali al settore della sicurezza, che è veramente in ginocchio in questo momento; quindi non da oggi noi siamo per riprendere il tema dal lato giusto, che è quello delle forze dell’ordine. Non so se la Lega stia facendo una riflessione di questo genere, se la sta facendo è davvero la benvenuta”, ha detto Pier Luigi Bersani, avvicinato a Palazzo Madama.
Ma l’pertura di RibertoMaroni alle opposizioni (con la conseguente ‘scomunica’ dell’operato del governo) ha le gambe corte. A raffreddare i bollenti spiriti ci pensa Umberto Bossi che lo rchiama all’ordine: “Maroni – ha detto Bossi – l’ho allevato io da quando era un ragazzino e farà quello che dice la Lega”. Il ministro delle riforme ha quindi spiegato che l’intenzione del partito è quella di mantenere fede alle alleanze di maggioranza: “La Lega mantiene la parola – ha spiegato – e noi abbiamo fatto le elezioni con Berlusconi”. Per il leader del Carroccio la strada da seguire è quella del confronto: “tratteremo con il ministro – ha concluso – e il ministro si chiama Giulio Tremonti”.
La giornata odierna riserva un’altra delusione per il Viminale. Le ronde, sponsorizzate dalla Lega, alla prova dei fatti, non decollano. “Si parla di flop e fallimento, ma io inviterei alla prudenza. Ci sono sei mesi a disposizione e poi abbiamo voluto che fossero a carattere volontario”. Una scelta che il titolare del Viminale spiega così: “Abbiamo voluto mantenere il carattere di volontarietà delle ronde perché nessuno vi partecipi aspettando soldi da parte di qualcun altro. In questo modo i rambo, i superman, i pirla ne rimarranno fuori”.
Sarà, ma intanto, dopo un anno di slogan sulla mancanza di sicurezza dei cittadini e sull’azione salvifica delle ronde, a circa tre mesi dal decreto Maroni che ha messo in regola “i volontari per la sicurezza”, le richieste di iscrizione alle prefetture locali sono vicine allo zero. Per la precisione sono sei: tre nella provincia di Roma, una a Milano, un’altra a Treviso, l’ultima a Bolzano. Nel resto d’Italia, i ‘rondisti’ restano invisibili.
Se prima del decreto attuativo, una rapida fotografia del territorio nazionale censiva circa 70 ronde attive (17 solo in Lombardia, 10 in Veneto), a quasi tre mesi dall’entrata in vigore delle nuove regole sono soltanto sei le associazioni di “osservatori volontari per la sicurezza” che hanno chiesto il riconoscimento ufficiale a sindaco e prefetto. In testa c’è Roma: secondo i dati della Commissione sicurezza urbana del comune capitolino sono infatti ben tre le domande giunte per l’iscrizione nell’albo delle ronde. Milano, città degli storici City Angels, si deve invece accontentare di una sola richiesta, quella dell’associazione poliziotti italiani: un gruppo di agenti in congedo che già da un anno presidia le periferie della città e, nelle ore serali, la metropolitana. Una domanda è arrivata a Treviso (dal comune di Oderzo), un’altra a Bolzano, da parte dei Rangers della città.
Ida Rotano
(Tratto da AprileOnline)