I padroni della coca e dell’isola di Ponza dietro la morte di Gianmarco Pozzi
Ponza – Un traffico «fiorente» tra Roma, Napoli e l’isola, modulato sulla base delle presenze in estate
Graziella Di Mambro
26/05/2022 07:50
Un canale di approvvigionamento di cocaina e hascisc tra Roma, Napoli e Ponza, quantitativi notevoli di droga, un giro di spaccio consolidato con deposito nel quartiere Laurentino 38, nella capitale. Rifornimenti che avvenivano anche col gommone, quando possibile. E sullo sfondo un’umanità perduta di tossicodipendenti e spacciatori. È ciò che emerge dall’indagine dei Carabinieri del colonnello Lorenzo D’Aloia che ha fatto scattare ieri mattina le misure cautelari per otto persone, cinque delle quali si trovano ai domiciliari mentre alle altre tre risultano destinatarie degli obblighi di polizia giudiziaria. Tra gli indagati c’è anche Alessio Lauteri, l’amico del buttafuori romano morto nell’estate di due anni fa con una dinamica che non è stata ancora chiarita.
Fino al 9 agosto del 2020 questo spaccato, che rivela incassi per 5.000 euro al giorno e un fatturato che sfiorava i 150.000 euro mensili, era sconosciuto. Poi è accaduto un brutto fatto di cronaca, è morto l’addetto alla sicurezza di una discoteca, Gianmarco Pozzi, 28 anni, ex campione di kick boxing di Roma. Indagando su quel decesso, da subito, i carabinieri di Formia hanno capito che c’era un giro di droga. Nell’ordinanza del gip del Tribunale di Cassino, Andrea Di Croce, viene descritto quello che fu ritrovato accanto al corpo di Pozzi. Per esempio lo scontrino di una farmacia relativo all’acquisto di mannite. Subito dopo il ritrovamento del cadavere fu sentita la sorella di Pozzi, che fece notare una serie di anomalie e la mancanza di oggetti del fratello dalla valigia che le era stata consegnata dall’amico e collega Alessio Lautieri, una figura rilevante in tutta l’indagine. Scrive il gip che «le circostanze della morte del Pozzi destavano notevoli perplessità negli investigatori… alcuni elementi lasciavano infatti intuire il verosimile coinvolgimento dell’uomo in attività di spaccio di sostanze stupefacenti sull’isola».
Nella primissima perquisizione fatta nella casa in cui abitavano sia Pozzi che Lautieri furono trovate bustine con residui «di polvere bianca, molto probabilmente cocaina». Nella sua deposizione presso i carabinieri la sorella di Pozzi riferì di aver «sentito tante voci su quello che sarebbe potuto accadere. Tra le varie voci ve ne è una secondo la quale Gianmarco avrebbe litigato, al termine del lavoro al Blue Moon, verso le 3-4 del mattino di domenica, con delle persone segnalatemi essere siciliane o napoletane, le quali cercavano informazioni da Gianmarco». Di fatto un gruppo di persone che ruotava attorno alla discoteca e legate a Gianmarco Pozzi venne posto sotto intercettazione nei giorni seguenti e l’ascolto delle conversazioni ha consentito di «disvelare non solo l’esistenza e le dimensioni del mercato delle sostanze stupefacenti a Ponza, ma anche l’operatività al suo interno – oltre al defunto Pozzi – degli attuali indagati, le relazioni di questi ultimi con clienti e fornitori e le modalità di approvvigionamento e trasporto delle droghe tra Ponza Roma e Napoli».
Quello che la Procura di Cassino definisce testualmente «un fiorente traffico di stupefacenti sull’isola di Ponza… nonché canali di approvvigionamento della droga a seconda delle diverse e particolari esigenze operative dei diversi spacciatori presenti sull’isola nel periodo estivo». Stando a questa ricostruzione a Ponza in estate sbarcano squadre di spacciatori che si contendono il territorio e non sempre riescono a soddisfare la domanda, tanto che dalle intercettazioni emergono lamentele dei consumatori che non riescono ad avere il quantitativo di droga pattuito. Una delle persone che la sera del 9 agosto 2020 aveva avuto contatti telefonici con il buttafuori poi deceduto ha detto che la telefonata era servita a pattuire della cocaina al prezzo di 50 euro a dose. Risulta agli atti che qualche giorno prima della morte il buttafuori si era recato a Roma per acquistare della droga; lo confermano sia il titolare della discoteca, Vincenzo Pesce che il padre di Gianmarco Pozzi, Paolo, quando viene sentito a sommarie informazioni: «Pesce Vincenzo gli aveva dato 4.800 euro per prendere la cocaina a Roma promettendogli un compenso di 300/400 euro». Quando Pozzi muore il «sistema» non si ferma e infatti in atti viene ricordato che «Lauteri ha spacciato la droga sull’isola di Ponza e poi, dopo il decesso dell’amico Jimmy, ha continuato a spacciare cocaina anche a Roma e lo ha fatto in modo continuativo, tanto è vero che in occasione di alcuni dialoghi intercettati si è vantato con un cliente dicendo che il volume di affari illecito quotidiano ammonta a 5.000 euro al giorno ‘Alziamo 5.000 euro a sera’».