il passo interessante è questo:
Ad aumentare soprattutto il cemento destinato in nord Africa e alla Spagna (oltre 120mila tonnellate), oltre alla componentistica di alta tecnologia destinata al settore Oil & Gas, che vede molte aziende puntare all’export grazie al know how acquisito. “La movimentazione di questi ultimi prodotti è avvenuta esclusivamente a circuito chiuso, attraverso imbarchi pneumatici con impatto zero sull’ambiente” ha detto un responsabile di un’azienda che carica e scarica navi in transito in porto. |
dopo di che viene in mente questo altro articolo:
«Estorsioni, calcestruzzo e usura: il clan Fabbrocino ha invaso il basso Lazio» Arriva la relazione di Libera, che dedica molto spazio al clan Fabbrocino di San Giuseppe Vesuviano, parlando in particolare della “fuga” e dell’insediamento che paiono essere riusciti nel basso Lazio, in province come quella di Latina e Frosinone anche grazie ad un accordo con i Casalesi. In sostanza, con la riduzione di uomini delle cosche casertane – dovuta ad arresti e pentimenti – la strada è stata spianata per la “famiglia” che fa capo al superboss Mario. E nel basso Lazio il clan vesuviano non ha portato alcune “novità” rispetto a quelle che sono le attività perpetrate già nel territorio di origine e nel Nolano: estorsioni alle aziende che fanno fatturati importanti, tralasciando dunque le attività commerciali; il racket del calcestruzzo imposto alle ditte edili come emerso nelle ultime indagini anche del Vesuviano; ed il giro di usura. Insomma, Libera come al solito non le manda a dire ed in qualche anticipa anche quelle che sono le relazioni di Dia e Dda anche se l’influenza del clan Fabbrocino nella regione della Capitale non è una novità assoluta. “Frammenti”, in tal senso, erano usciti fuori anche nell’ultimo dossier Dia in cui però si parlava soltanto di “presenza” da parte della cosca vesuviana, e dove le attività venivano maggiormente evidenziate in alcune aree della Toscana. |
E , poi, viene da ripensare a quello che scrisse: