Il guanto di sfida dell’imprenditore del clan: ti aspetto, portati 3.000 persone
24 Aprile 2021
INCHIESTA POMPE BIANCHE-ORO NERO Il referente dei Casalesi e le minacce alla cosca di Taranto
Con l’acuirsi dei contrasti tra il gruppo malavitoso di Taranto (capeggiato dal quarantenne Michele Cicala), e quello rappresentato da una famiglia di imprenditori legati ai Casalesi, si registrano veri e propri echi di «guerra», innescati da un ammanco di denaro. Secondo quanto emerge dall’ordinanza a firma di Laura Liguori – gip presso il Tribunale di Lecce -, R. D. (imprenditore che agisce per conto del clan dei Casalesi), in più di una occasione arriva a minacciare sia Antonio Siano (uno degli indagati, legato ai tarantini), che lo stesso Cicala.
A quest’ultimo lancia quello che si può definire un guanto di sfida, per risolvere la situazione, una volta per tutte. L’intercettazione effettuata dagli 007 dell’Antimafia, è datata 3 settembre 2019. R. D. parla prima con Siano, e lo minaccia: «Tu, vattene da Polla (in provincia di Salerno, dove Siano risiede, ndr); ti spacco la testa se vengo a Polla. Antonio Siano, tu sei un uomo di merda». Finito con l’accolito di Cicala, l’imprenditore chiama il quarantenne pugliese: «Io sono pronto a qualsiasi cosa – lo sfida -, vieni, vieni qua a Polla, dove vuoi venire tu, e ci incontriamo. Ma vieni come devi venire, però, eh».
Quest’ultimo passaggio, argomentano gli inquirenti, proverebbe inequivocabilmente, che l’imprenditore esorti il capo del gruppo malavitoso di Taranto a presentarsi in forze, anche perché, R. D., nel corso della stessa conversazione, afferma: «Vieni, vieni… portatene (fatti accompagnare da molte persone, ndr) tanti quando vieni a Polla… 2.000, 3.000 persone, che io qua ne ho assai». Sempre, secondo quanto emerge da attività di intercettazione, allegata agli atti dell’inchiesta, anche in questa occasione, in vista del potenziale scontro a cui partecipare, Cicala chiama il suo contatto napoletano, residente nella zona di Ponticelli, e ritenuto un malavitoso di peso. Lo stesso che mesi prima lo aveva presentato – risulta da informative di polizia giudiziaria – alla famiglia legata al clan dei Casalesi.