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Il procuratore De Lucia: “Non si tocchino le leggi antimafia, Cosa nostra è tornata ai vecchi affari”

L’analisi del magistrato durante il convegno “Mafie e antimafie oggi” in corso allo Steri: “I boss comunicano su canali criptati che non possiamo intercettare e sono tornati protagonisti nel traffico di cocaina. Occorre continuare ad aggredire i loro patrimoni e non arretrare neanche di un centimetro”

Sandra Figliuolo – Giornalista Palermo

18 maggio 2024 19:25

Cosa nostra ha senz’altro cambiato volto rispetto agli anni delle stragi: comunica attraverso canali criptati “che non siamo in grado di intercettare” e per fare soldi e tornare “forte politicamente e militarmente” sta riscoprendo “i vecchi affari”, in particolare “il traffico di cocaina”. Ecco perché, secondo il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, non si può abbassare la guardia e “la legislazione antimafia non può arretrare di un centimetro, altrimento lo sviluppo invasivo della organizzazioni criminali ce lo ritroviamo immediatamente sotto casa”.

Il magistrato è intervenuto allo Steri, durante il convegno “Mafie e antimafie oggi”, al quale hanno preso parte anche Fiammetta Borsellino, la figlia minore del giudice ucciso in via D’Amelio, e il presidente della Commissione nazionale antimafia, Chiara Colosimo. E De Lucia è stato netto: vanno certamente rispettate tutte le garanzie, ma non si possono smantellare gli strumenti che hanno consentito di contrastare con successo Cosa nostra negli ultimi decenni.

“La politica faccia le sue scelte ma consapevoli: sulla legislazione antimafia non si può arretrare di un centimetro”, ha spiegato il procuratore, che, come riporta l’Adnkronos, ha aggiunto: “Se, come è vero, la mafia di oggi è diversa da quella del ’92 è anche grazie a un pilastro fondamentale come le misure di prevenzione accompagnate alle altre forme di aggressione. Si diventa mafiosi per il potere e la ricchezza, per cui lo Stato deve impoverire le mafie. Una cosa è la responsabilità penale per cui il legislatore ci chiede la prova oltre ogni ragionevole dubbio, altro è il ‘processo’ al patrimonio”.

E poi ha fatto un esempio: “Se un pentito attendibile mi parla di un soggetto e del suo patrimonio, sul soggetto non ho altre chiamate in correità per cui io non lo faccio nemmeno il processo perché non voglio garantire patenti di santità a nessuno. Ma certamente posso indagare sul patrimonio della persona per capire quale parte è riconducibile a canali locali e quale no. E se scopro che parte del suo patrimonio non è giustificato dalle sue attività lecite è lui che deve dirmi quale ne è l’origine. A me non pare sinceramente una attenuazione di garanzie. Peraltro parliamo di un processo con tre gradi di giudizio”. De Lucia ha rimarcato che “siamo disponibili a ragionare in termini di garanzie, ma non possiamo immaginare di rinunciare allo strumento di aggressione al patrimonio”, aggiungendo che “tra gli strumenti che non devono essere toccati ci sono certamente le intercettazioni. Oggi i mafiosi trafficano comunicando su reti criptate che non siamo in grado di captare”.

Il magistrato ha anche delineato cosa sono le mafie oggi: “Sono ricche fuori da qui, ma qui sono povere e i boss sanno bene che il modo migliore per fare soldi velocemente è il traffico di cocaina. La mafia, che si era distratta da questo consentendo alla ‘Ndrangheta di diventare il broker europeo nel mercato della droga, sta tornando ai vecchi affari. Sui mercati europei compaiono una nuova mafia che sta imparando, quella albanese, e Cosa nostra che torna a gestire gli acquisti insieme ai calabresi perché sa che tornare ricchi serve per tornare forti militarmente e politicamente”.

fonte:https://www.palermotoday.it/cronaca/mafia-droga-intercettazioni-de-lucia.html