Le invettive, il turpiloquio, le reciproche accuse e finanche le intimidazioni indirette che hanno caratterizzato le reazioni alla vicenda dell’informazione di garanzia ricevuto dal Primo Cittadino sono emblematiche del degrado politico e della miseria etica e culturale in cui si avviluppa la classe politica cittadina, ma non solo.
Ci saremmo aspettati una riflessione approfondita sull’etica di coloro che amministrano la cosa pubblica, un’analisi sugli eventuali meccanismi perversi che sono, o potrebbero in futuro, radicarsi nel contesto economico locale e, soprattutto, un impulso al senso di responsabilità di quanti hanno l’onere del governo e della rappresentanza del territorio, ai vari livelli, nell’individuare gli anticorpi da attivare in seno alla società civile e nel tessuto economico cittadino per far fronte al crescendo di allarmi di cui è oggetto il comprensorio.
Un silenzio spettrale ha, invece, avviluppato il merito della vicenda, così come era accaduto con quanto emerso con la presentazione del nostro dossier reso pubblico nel convegno del 20 aprile scorso.
Non una parola di alcuno, infine, tantomeno del Primo cittadino, sui contenuti dell’ultima relazione presentata dalla Dia e relativa al secondo semestre 2008, in cui si legge testualmente: “Sul litorale nord della capitale (in special modo nei comuni di Ladispoli, Cerveteri, S. Marinella, e Civitavecchia) si riscontra la presenza di alcune ramificazioni dei sodalizi GALLO, MISSO, MAZZARELLA E VENERUSO, attivi nel narcotraffico. La potente alleanza MISSO-MAZZARELLA ha manifestato segnali di infiltrazione nelle dinamiche commerciali del porto di Civitavecchia, ove, a seguito dei numerosi sequestri operati nel porto di Napoli, si sta concentrando la maggior parte delle operazioni di sdoganamento dei container contenenti merce prodotta in Cina ed introdotta in regime di contrabbando”.
Il contrasto alle infiltrazioni mafiose rappresenta un dovere civico, che diviene vero e proprio obbligo per quanti ricoprono incarichi pubblici e/o istituzionali.
L’inerzia degli amministratori e il vuoto istituzionale consequenziale all’inazione di questi ultimi, non possono costituire certo un alibi, per questo pensiamo sia necessario uno scatto di orgoglio civico da parte della società civile cittadina.
Per questo la nostra Associazione si farà promotrice di incontri con rappresentanze categoriali e sindacali operanti sul territorio per proporre, similmente a quanto fatto in Sicilia dal Centro Studi Pio La Torre, in sinergia con le grandi organizzazioni sociali ed economiche, un patto per la legalità e la sicurezza che veda nell’azione congiunta di queste ultime un argine concreto a quella che ormai è una certezza da più parti denunciata, quella, appunto, delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel nostro territorio e della nefasta influenza di quest’ultima nei processi economici locali.
Associazione Antonino Caponnetto