Camorra significa sottosviluppo e miseria.
Mai, a memoria di uomo, si era visto quello che si sta vedendo in queste settimane d’estate sulle coste dell’intero litorale pontino.
Il peggio del peggio della Campania vi si è riversato.
Se ne lamentano gli stessi sempre meno.
Cittadini campani che con la camorra hanno poca dimestichezza e che rifiutano i suoi miasmi.
Un segnale inquietante foriero di un processo di dequalificazione crescente di un intero territorio che sta languendo in tutti i sensi, socialmente, culturalmente, economicamente, politicamente e chi ne ha più ne metta.
“Sembra di stare a Forcella”, ci hanno detto alcuni nostri cari amici napoletani in visita a Gaeta e nel sud pontino in queste settimane.
Il riferimento a Forcella, quartiere di Napoli, va inteso con tutto il suo carico di significati, come a dire Secondigliano, Scampia, oppure Casal di Principe, Frignano e così via.
“Terra nostra” fa sentire i suoi effetti devastanti.
Un aspetto, questo, ignorato dai tanti “osservatori” improvvisati di cui pullula questo infelice territorio.
“Terra nostra” è, com’è noto, il termine dei boss che considerano tutto il Basso Lazio e, in particolare, il sud pontino e l’intera provincia di Latina una propaggine dei loro domini campani.
“Terra nostra”, dicono i boss ed in effetti “terra nostra” si sta sempre più rivelando, con tutte le conseguenze immaginabili ed inimmaginabili.
I loro rampolli nelle discoteche, nei ristoranti chic e nei locali da gioco e di intrattenimento, arroganti, eleganti e con le tasche piene di soldi.
Di sera, mentre il giorno sono stesi spavaldamente sulle spiagge dorate e più in che si estendono da Formia fino a San Felice Circeo-Sabaudia.
E, dietro a loro, orde di affiliati e di sodali.
Con famiglie, compari e comparucci al seguito.
Un processo inarrestabile di dequalificazione di un intero territorio che sta portando al disastro economico con la fuga della gente perbene anche napoletana e casertana.
Non parliamo dei cittadini romani, che dai tempi dell’antica Roma, consideravano il sud pontino ed ancora più in giù (Capua per esempio) la terra dei loro ozi, ma anche quella della loro arti nobili (Cicerone a Formia, tanto per citare un esempio), , letteralmente spariti e fuggiti verso i lidi del nord e del versante adriatico.
Colpa dei politici non in grado di elaborare piani di sviluppo turistici qualificati e capaci di produrre ricchezza, occupazione e civiltà.
Per tutti i mesi dell’anno e non solo a luglio ed agosto.
Colpa dei molti cittadini che, attratti da un guadagno immediato ed effimero, non guardano alla qualità ed applicano per le locazioni prezzi stratosferici (a Gaeta una locazione media- e spesso in nero – per luglio –agosto è intorno ai 4-5000 euro, prezzo che, soprattutto in tempi di crisi, i turisti appartenenti ai ceti medi non possono sopportare).
Colpa della Guardia di Finanza che tollera gli affitti in nero e non colpisce duramente l’evasione nel settore delle locazioni estive.
E così, camorristi, loro familiari ed affiliati, il peggio del peggio della Campania, spadroneggiano su un territorio da loro considerato “terra nostra” (stavamo per scrivere “cosa nostra”), facendo fuggire la gente perbene e che potrebbe portare veramente ed in maniera duratura ricchezza.
Non è, quello nostro, classismo.
Il contrario.
E’ difesa della gente onesta e pulita.
E degli interessi di un territorio che sta morendo e che, anzi, è già morto.
Parafrasando Giorgio Bocca, autore del famoso saggio “Napoli siamo noi”, potremmo dire “Forcella siamo noi”.
Con tutto il rispetto per i napoletani onesti e perbene.