Temevamo ormai da tempo che sarebbe accaduto, eppure trovarci oggi davanti all’assenza di Elvio ci ha colto impreparati e ci ha lasciato frastornati, perché non si è mai pronti a perdere i propri punti di riferimento. In queste situazioni è facile scadere nella retorica e non riuscire a trovare le parole giuste che rendano pienamente l’intensità delle emozioni, dei sentimenti, dei concetti che si vorrebbero esprimere, soprattutto per un uomo dello spessore morale ed intellettuale di Elvio, ma è comunque per noi doveroso cercare, nella ressa dei pensieri, dei ricordi e dei sentimenti che si affastellano nella memoria, a volte sovrapponendosi, le parole per ricordare chi è stato Elvio Di Cesare.
Elvio era un uomo importante, non scontato, dal carattere a volte non facile ma aperto, un uomo dalle idee e dai modi forti, limpido per onestà intellettuale e passione, di statura intellettuale inconfutabile, che permeava quanto e quanti aveva intorno.
Sempre critico, a volte oltre misura, sempre però con una verve costruttiva, guidato da un fertile spirito di autonomia, con la tensione dialettica di attivista costantemente impegnato sul versante della battaglia per la legalità e per il trionfo della giustizia.
Un uomo in ogni momento disponibile all’ascolto, uno di quelli cui ti rivolgi per chiedere un parere importante, un consiglio affidabile. Una persona leale, preziosa quando si tratta di suggerire qualche soluzione nei frangenti più complicati, nelle discussioni e nelle analisi più ostiche.
Elvio Di Cesare è stato per tutta la sua vita un combattente; Un combattente tenace e determinato, sempre in prima linea contro il malaffare; mai si è tirato indietro dal suo impegno in campo civile e sociale, dalle battaglie per la tutela del territorio e per la difesa della democrazia e della legalità, pur trovandosi più volte a pagarne pesantemente il prezzo in termini personali, con una coerenza che è dote rara nel panorama politico/sociale odierno.
Lo è stato nel suo impegno sociale nel sindacato prima e nel Consiglio Comunale di Gaeta poi, dove ha portato avanti importanti battaglie e denunce contro il malaffare e i volgari intrallazzi della politica; lo è stato sul suo posto di lavoro dove non ha esitato a denunciare opacità e malagestione. Memorabile la sua battaglia contro i palazzi d’oro acquistati dall’INAIL.
Fiero nemico di ogni ipocrisia, da sempre ha denunciato e combattuto l’intreccio perverso tra politica e affari, la speculazione selvaggia, i rapporti poco trasparenti tra amministratori e faccendieri.
MA noi che abbiamo avuto l’onore di lavorarci insieme e di condividerne le lotte nella SUA Associazione, l’associazione contro le illegalità e le mafie “Antonino Caponnetto”, che oggi io immeritatamente rappresento, vogliamo però ricordare l’attivista antimafia, l’amico e soprattutto il Maestro.
Si perché Elvio per noi, è stato un maestro, uno di quelli di cui i ricordi non sono ricordi, ma esempi.
Con le lacrime agli occhi, lo ricordiamo poche settimane fa, nella nostra ultima assemblea degli iscritti, a cui aveva partecipato online, dal letto dell’ospedale, per non far mancare il suo sostegno alle battaglie che l’Associazione stava portando avanti e alle quali aveva contribuito con i suoi suggerimenti.
Con lui abbiamo imparato l’impegno indefesso, la determinazione della coerenza, il valore di saper mantenere autonomia di giudizio, l’importanza di scavare e denunciare, di mantenere invariata negli anni la capacità di indignarsi davanti all’ingiustizia e all’illegalità in ogni loro rappresentarsi e di infondere in ogni aspetto del nostro agire quei valori di legalità, giustizia sociale e libertà caratteristici della scelta di essere dalla parte della giustizia vera.
Senza tentennamenti, senza mezze misure, perché Elvio non era uomo da mezze misure.
Ieri, salutandolo, qualcuno scriveva “ un uomo con cui era un piacere litigare”. Si perché lui era cosi, e chi ha condiviso con lui percorsi di relazione e collaborazione, lo sa bene, come sa anche che quegli scontri, duri, a volte aspri, comunque alla fine erano una crescita per entrambe, perché animati dall’anelito di ricerca sulle migliori strategie per combattere criminalità e malaffare.
Elvio ci ha lasciato troppo presto, lasciando un vuoto, e lo dico senza retorica, difficilmente colmabile; ci mancherà la sua guida. la sua acutezza di analisi, la sua vibrante indignazione, la sua determinazione nello spronarci e nello spronare i più giovani di noi, con cui non ha mai smesso di confrontarsi, a combattere contro il malaffare e la corruzione, a fare denunce.
Rendere omaggio a questa sua vita importante, alle sue tante lotte e battaglie, al suo esserci stato Maestro, è il minimo che possiamo fare insieme a dirgli che gli vogliamo bene e che continueremo a sentirlo vicino nel fare le cose che ci ha insegnato, nelle denunce che continueremo a fare, nelle aule di tribunale dove ci costituiremo parte civile; continueremo ad agire sulla base di quel patrimonio vissuto di valori che ci ha trasmesso.
Alla moglie Maria Rita, alle sue adorate figlie Mariella, Ernestina e Fulvia, agli amati nipoti, vogliamo esprimere, ancora una volta, il nostro dolore e il nostro affetto, e vogliamo raccomandarci, certi di interpretare il pensiero del nostro Maestro, e pur sapendo che non ve ne è alcun bisogno, di raccogliere la sua eredità e di far tesoro della sua testimonianza di vita dimostrando la stessa forza d’animo e la stessa determinazione, continuando a tenere alti quei valori di libertà, di uguaglianza e di legalità che sono stati alla base del suo agire.
Ma non possiamo non sottolineare che oggi a rendere omaggio a Elvio non ci sono solo gli amici, i parenti, gli attivisti antimafia, ma anche molta della comunità gaetana, quella comunità di cui Elvio era figlio, che lui tanto ha amato e che tanto con il suo torpore e la sua omertà lo ha amareggiato per non aver saputo cogliere l’allarme e il grido di dolore con il quale, spesso inascoltato, denunciava che il territorio pontino si era trasformato nella “provincia di Casal di Principe”.
Elvio amava Gaeta e tutta la terra pontina e voleva cambiarla, costruendo un futuro che la liberasse dalla alapolitica e dalla corruttela in cui era sprofondata…. Ne sentiva un’urgenza testimoniata dai tanti suoi scritti.
Elvio con il suo esempio di vita, consegna a noi tutti, a noi che continueremo a portare avanti la sua Associazione, a quanti lo hanno conosciuto, e all’intera comunità pontina, il testimone della necessità di non girare più la testa dall’altra parte, di non scadere nell’omertà, ma di lottare in prima persona per restituire un futuro alle terre avvelenate dalle mafie e dalla commistione tra politica e malaffare.
Era il suo sogno, realizzarlo è il modo migliore per rendergli omaggio.
Elvio è stato seme, noi cercheremo di essere i frutti del sogno da lui coltivato
Ciao Maestro….riposa in pace.
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la segretaria nazionale dell’ass.ne Caponnetto
Simona Ricotti.