DIFESA Interrogazioni a risposta scritta: CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che: con l’interrogazione a risposta scritta n. 4-11249 del 24 novembre 2015, l’interrogante sollevava l’allarmante situazione criminale nel Sud Pontino, oggetto di frequenti sequestri di beni da parte di reparti speciali delle forze di polizia appartenenti ad altre regioni, e la mancanza di un efficace contrasto alle mafie da parte degli organi istituzionali locali; il 12 novembre 2015 gli investigatori della direzione investigativa antimafia del centro operativo di Roma, hanno sequestrato nelle province di Latina, Frosinone, Napoli, Caserta e Isernia, su disposizione del tribunale di Latina, oltre 200 camion, 2 cave di marmo, società, terreni e immobili riconducibili a un imprenditore cui fanno capo società operanti nel trasporto merci su strada, smaltimento rifiuti e commercio di autovetture, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro; la città di Latina e in genere il Sud Pontino rappresentano sempre più spesso le piazze in cui vengono sequestrati beni riconducibili ad organizzazioni criminali e mostrano chiaramente i segni della potenza delle mafie in questo territorio. Infatti, il citato imprenditore, oltre a frequentare ed avere rapporti d’affari con imprese controllate dal clan dei Casalesi, godeva anche del supporto di clan quali Bidognetti, Schiavone e Mendico; nella suddetta interrogazione si cita la circostanza del rapporto di parentela tra il suddetto imprenditore e due suoi fratelli, appartenenti entrambi all’Arma dei carabinieri, non indagati nell’inchiesta che coinvolge il fratello: il primo è in pensione, ma ha prestato servizio soprattutto in Campania; il secondo all’atto dei fatti era ancora in servizio ed in organico, con compiti di polizia giudiziaria, presso la tenenza di Gaeta; la notizia eclatante dell’ingente sequestro di beni veniva riportata dai media nazionale e locali, come il giornale online H24 Notizie di Latina, che citava, nell’articolo anche i fratelli dell’imprenditore e la circostanza che uno dei due fratelli svolgesse mansioni di ufficiale di polizia giudiziaria presso la tenenza di Gaeta, specificando, in ogni caso, che non erano indagati; tale circostanza, secondo l’interrogante, pone indubbiamente pesanti interrogativi in capo ai superiori gerarchici del suddetto carabiniere in merito all’opportunità che lo stesso, avendo il fratello pregiudicato anche per reati di camorra, continui a svolgere attività di polizia giudiziaria nel territorio di influenza del fratello; nella giornata dell’8 ottobre 2016, il tribunale di Cassino ha ordinato il sequestro preventivo di due pagine dell’articolo incriminato, scritto dai giornalisti Adriano Pagano e Francesco Furlan, che risultano entrambi indagati, peraltro, per il reato di diffamazione; a consegnare il decreto di sequestro preventivo è stato un collega del carabiniere citato; sarebbe stato opportuno, secondo l’interrogante, da parte della procura di Cassino, al fine di smorzare le polemiche, delegare le indagini ad altro corpo di polizia, visto che nella vicenda risulta essere coinvolto un carabiniere quale denunziante –: quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare in relazione alla condotta dei vertici locali e provinciali dell’Arma dei carabinieri che, pur a conoscenza della presenza e dell’attività criminale del citato imprenditore, accostato a complicità camorristiche operative anche in provincia di Latina e quindi nel Golfo di Gaeta, avrebbero tollerato la presenza nella tenenza carabinieri di Gaeta del fratello che operava, a giudizio dell’interrogante, in presenza di una costante incompatibilità ambientale. (4-14672