INTERROGAZIONI. ON.MINNITI,SI VUOLE SVEGLIARE O NO ? COSA STA ASPETTANDO PER ADOTTARE SUBITO I PROVVEDIMENTI PREVISTI DALLA LEGGE IN SITUAZIONI QUALI QUELLE DESCRITTE QUI DI SEGUITO AD ANZIO,ALLE PORTE DELLA CAPITALE D’ITALIA ? NON RIUSCIAMO A CAPIRE LE RAGIONI DELLA SUA INERZIA .
Appalti, un affare di famiglia: l’amministrazione di Anzio tra intimidazioni e inchieste
Il fratello del boss Perronace siede in giunta e durante il suo mandato il nipote ha avuto sei affidamenti diretti
di FEDERICA ANGELI
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2 luglio 2017
Appalti affidati sempre e solo a società e cooperative legate a politici e consiglieri comunali. Proiettili recapitati in busta, incendi a furgoni, negozi e lidi, sparatorie e assessori in odore di mafia. La radiografia della giunta comunale del centrodestra che governa il comune di Anzio mostra un reticolo di intrecci degno della trama di un film. Il confine tra le dinamiche della mala e del mondo di sopra sembra non esserci. Qui il braccio armato della criminalità organizzata calabrese ha avuto la strada spianata per poter piazzare uomini al potere. E forse la genesi della scalata politica del rampollo della ‘ndrangheta si intravede nelle parole dell’ex sindaco anziate democristiano Pietro Marigliani che candidamente ammette: «Ai Perronace ho fatto una sacco di piccole cortesie quando ero sindaco. Insomma quello che potevo fare per loro l’ho fatto».
Il capolavoro politico della ‘ndrina dei Perronace è stato quello di avere un suo punto di riferimento nella giunta comunale di Anzio praticamente da sempre. Dall’85 Pasquale Perronace è stato ininterrottamente consigliere comunale prima con la Dc, poi col Psdi infine con Forza Italia. Ma alle penultime elezioni ha conquistato un pezzo di potere in più: assessore alle Attività produttive e ora consigliere di maggioranza. Fratello di Nicola, deceduto, imputato nel processo contro il clan Gallace che si concluse con condanne per 190 anni di carcere per 416bis, e cugino degli esponenti di spicco della ‘ndrangheta catanzarese Agazio e Vincenzo Gallace, entrambi condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso nei due processi, Appia e Mithos, Pasquale ha un peso importante nella giunta.
Sarà un caso ma il nipote, Domenico, amministratore unico della Csi srl (Centro servizi immobiliari) ha avuto dal 2012 a oggi 6 lavori affidati per manutenzioni stradali e ferroviarie, del parco cittadino, per lo stadio e per la pulizia dell’arenile “Grotte di Nerone”. Affidamenti diretti per lo più. L’ultima determina in favore di Domenico Perronace è datata 16 giugno 2017 e nell’oggetto si legge: «Affidamento incarico servizio pulizia arenili libera fruizione stagione balneare 2017 alla Centro servizi immobiliari srl». «Rilevata – si legge nel documento – l’esigenza di avviare con urgenza il servizio, al fine di garantire la pulizia e uno stato di decoro degli arenili a libera fruizione e ritenuto opportuno affidare l’incarico alla Centro servizi immobiliari per un importo di € 19.900,00 + iva», si determina l’affidamento. E così tra una gara da 60mila, una da 100mila e una da 20mila ecco che i Perronace, oltre che nella ristorazione di Anzio, hanno la strada spianata anche nei lavori pagati dal Comune.
Ma la composizione della giunta di centrodestra anziate merita uno sguardo ad ampio spettro. L’assessore all’Ambiente dal 2008 è Patrizio Placidi: coinvolto nell’inchiesta della Dda romana “Caro estinto” in cui sono coinvolti i proprietari della ditta funebre Taffo, vicini alla famiglia Primavera, padrona dello spaccio di San Basilio e in affari da sempre coi Gallace. Ad Anzio sembra una costante, perché la ‘ndrangheta spunta spesso. Quando nel settembre del 2014 l’assessore Placidi fu denunciato per voto di scambio da un ex dipendente delle cooperative che lavoravano nel settore ambiente della zona, la guardia di finanza bussò alla sua porta in cerca di documenti e dati sulle modalità di assunzione dei dipendenti. Fu indagato per abuso d’ufficio.
Roberta Cafà, assessore ai Servizi Sociali, invece vanta nel suo curriculum uno scambio di auguri con Roberto Madonna detto “Pecorino”. E sul personaggio vale la pena soffermarsi. Pecorino, 45 anni di Anzio, fu arrestato nell’ambito della maxi inchiesta Mala Suerte, indagine nata dagli spari esplosi sulle finestre dell’attività commerciale di un fisioterapista della zona che ha denunciato una serie di estorsioni ai danni di commercianti e titolari di imprese. Gli arresti nel maggio 2016 furono 14 ma Roberto Madonna è l’unico che è riuscito ad ottenere, per motivi di salute, i domiciliari. La sua ossessione per i social lo porta quasi quotidianamente a postare lo stato di avanzamento lavori del suo lussuoso appartamento in ristrutturazione. Grande sostenitore dell’attuale sindaco, Luciano Bruschini, nell’emiciclo dell’aula consiliare lui e il fratello Raffaele erano di casa. Lo raccontano le intercettazioni di Mala Suerte quando rispondendo al telefono Raffaele diceva «sto a piscià a Villa Sarsina », ovvero la sede del Municipio.
Basta salire un altro gradino e si arriva al numero due del Comune. «Mai fatto promesse non mantenute per questo sono convinto si tratti di un attacco interno», una frase chiara che il vicesindaco anziate Giorgio Zucchini – dopo aver ricevuto nel gennaio del 2017 due proiettili a casa e a cui nel 2016 bruciarono la Mercedes lasciando sul cofano una bottiglia incendiaria – si affretta a dire all’indomani dell’attentato. Non specifica quale sia “l’interno” capace di mandare messaggi neanche troppo velati ma certo non nasconde la sua antipatia per l’assessore della sua stessa giunta Placidi (“ha ambizioni personali”) anche lui destinatario di una raffica di proiettili sparati contro il suo cancello di casa.
Eletto con Forza Italia, Zucchini è stato sentito come teste sempre in Mala Suerte, chiamato in causa da un’imprenditrice che pagò il pizzo per eliminare la concorrenza di una cooperativa che faceva la sua stessa attività (Neroniani, della Giva, ovvero la cooperativa gestita dalla consigliera comunale Valentina Salsedo, che col vicesindaco ha sempre lavorato in tandem). Il pizzo, accertarono gli inquirenti, era il sostentamento ai familiari del boss di camorra Raffaele Letizia, detenuto. Nel corso di quel processo, il pubblico ministero Giuseppe Travaglini chiese gli atti relativi a Letizia e di fronte all’opposizione dei difensori degli imputati rispose: «Presidente se parliamo di camorra ad Anzio questa è la dimostrazione che alcune persone sono vicine ai camorristi ». Infine l’assessore ai Lavori Pubblici Alberto Alessandroni (sempre FI),concessionario da anni del campo del Falasche calcio, società che ha presieduto: finì in un’indagine delle fiamme gialle per fatture gonfiate della sua società. Nel 2015 hanno sparato sul portone di casa sua mentre era in vacanza con la famiglia.
Dal 2011 si rincorrono interrogazione parlamentari: il Pd, Sinistra Italiana, infine il 5Stelle. Tutte le forze politiche di opposizione hanno chiesto l’invio di una commissione di accesso agli atti «per verificare, ai sensi della normativa vigente, la presenza di condizionamenti da parte della criminalità organizzata ». Tra le righe, già nel 2011 c’era il nome dell’attuale vicesindaco:
«nell’ambito dell’inchiesta a carico del pregiudicato Franco D’Agapiti ed altri coordinata dalla procura di Velletri nel 2005 risultarono contatti tra lo stesso D’Agapiti e l’allora direttore del Comune Giorgio Zucchini».
Sette anni di interrogazioni parlamentari in cui i nomi sono sempre gli stessi. Tutto caduto nel vuoto. E anche per quello ad Anzio non si distingue più dove finisce la politica e inizia la criminalità.
All.n.2
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-14032
presentato da
IANNUZZI Cristian
testo presentato
Mercoledì 3 agosto 2016
modificato
Giovedì 4 agosto 2016, seduta n. 667
CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che:
nel territorio di Anzio, in provincia di Roma, si registra la presenza di noti gruppi criminali, come testimoniato dal processo «Appia», conclusosi innanzi al tribunale di Velletri con condanne per associazione a delinquere di tipo mafioso;
in particolare, secondo le relazioni della direzione nazionale antimafia 2012, 2013 e 2014, in tale territorio, opera il clan ‘ndrangherista Gallace. Figura importante di questo clan risultava essere Nicola Perronace, fratello di Pasquale Perronace, attuale consigliere comunale di maggioranza ad Anzio;
nel comune risulta attivo anche il clan dei Casalesi, come attestano le indagini della direzione distrettuale antimafia di Roma, nonché numerose sentenze, anche passate in giudicato, emesse dall’autorità giudiziaria a carico di Pasquale Noviello ed altri, per reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo camorristico al tentato omicidio;
il 5 marzo 2012, alle ore 15 circa, ignoti esplodevano numerosi colpi di pistola all’indirizzo della villa dell’assessore Patrizio Placidi;
la notte del 14 febbraio 2015, venivano sparati numerosi colpi di arma da fuoco contro l’abitazione dell’assessore ai lavori pubblici di Anzio, Alberto Alessandroni;
risulterebbe essere stato richiesto il rinvio a giudizio secondo quanto risulta agli interroganti, per vari reati, nei confronti di amministratori e consiglieri comunali di Anzio, in particolare nei confronti dell’assessore per l’ambiente Patrizio Placidi, del consigliere comunale Valentina Salsedo, di suo marito Ernesto Parziale, nonché del dottor Walter Dell’Accio, dirigente dell’ufficio ambiente;
nell’ambito del procedimento penale denominato «Mala Suerte», nel maggio 2016, venivano tratti in arresto diversi pregiudicati di Anzio, tra i quali spiccano Roberto Madonna e Angelo Pellecchia, arrestati per estorsione aggravata, giusta ordinanza di custodia emessa dal giudice per le indagini preliminari di Velletri Zsusa Mendola;
nell’ambito del procedimento, sarebbe emerso che la cooperativa Supercar, che gestisce ad Anzio i parcheggi per la sosta delle vetture dei turisti diretti a Ponza, avrebbe versato somme agli indagati Madonna e Pellecchia;
in particolare, riferirebbe alla polizia l’amministratrice della ditta citata: «nel 2012, però, al porto iniziò ad operare un’altra cooperativa denominata I Neroniani il cui rappresentante era Ernesto Speziale, titolare della pizzeria Antico grottino di Anzio. A nome della cooperativa operavano certi personaggi di origine campana tra cui tale Angelo Pellecchia, che attualmente gestisce un bar in via Roma di Anzio e tale Letizia Raffaele, di circa 50 anni, che per sentito dire, faceva parte della camorra e che Pellecchia Angelo chiamava Schiavone. Per questo motivo mi rivolsi dapprima al Comando dei vigili urbani e poi all’Ufficio commercio del Comune per avere chiarimenti, ricevendo assicurazioni di un fattivo interessamento. Non avendo avuto riscontro, decisi di rivolgermi ad un personaggio politico di Anzio, […] il quale mi lasciò intendere di lasciar perdere, vista la reputazione dei personaggi ed in virtù del fatto che la cooperativa era sponsorizzata da Giorgio Zucchini (…) Evidentemente Giorgio Zucchini venuto a conoscenza delle mie lamentele, nell’inverno del 2013, mi chiese di avere un incontro con lui e con Parziale Ernesto per chiarire la situazione. Entrambi si presentarono nel mio ufficio […] mio malgrado fui costretta ad accettare la collaborazione della cooperativa che avrebbe avuto il 30 per cento del ricavato;
nell’ambito delle attività d’indagine, sarebbero emerse numerose intercettazioni telefoniche in cui il cennato Madonna avrebbe minacciato gravemente De Bernardinis e di mettere una bomba sotto la vettura dell’amministratore della Supercar;
i legami sopra descritti tra esponenti della malavita organizzata e membri dell’amministrazione comunale di Anzio rendono opportuno l’intervento del Governo quantomeno ai sensi degli articoli 141 e seguenti del testo unico sugli enti locali;
come noto, in base ai suddetti articoli, in presenza di atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico si può procedere allo scioglimento del consiglio comunale oppure alla rimozione del sindaco o dei singoli componenti del consiglio o della giunta;
a parere dell’interrogante i fatti sopra riportati impongono al Governo di verificare l’opportunità di adottare i provvedimenti in questione –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e se non ritenga di assumere le iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e seguenti del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali. (4-14032)
Atto Camera
Risposta scritta pubblicata Venerdì 28 aprile 2017
nell’allegato B della seduta n. 786
4-14032
presentata da
IANNUZZI Cristian
Risposta. — Come riferito nell’interrogazione in esame, le indagini condotte dalle forze dell’ordine nel basso Lazio – prevalentemente nell’area pontina Ardea-Pomezia e in quella del litorale romano Anzio-Nettuno – hanno permesso di far luce su fatti di particolare rilevanza da interpretare come preoccupanti segnali di un escalation della criminalità organizzata in quei territori.
Al riguardo, occorre premettere che questo innalzamento del livello di criminalità (e del suo indice di penetrazione) affonda le sue radici nel processo di insediamento di alcuni personaggi mafiosi (soprattutto di origine campana) arrivati nel basso Lazio diversi anni fa in condizione di clandestinità e grazie al supporto di idonei dispositivi criminali.
In tale contesto di radicamento sul territorio di interessi criminali che vanno inseriti anche alcuni atti intimidatori in danno di esponenti della politica locale, tra cui gli episodi riferiti dall’interrogante, cioè l’attentato nei confronti di Patrizio Placidi, all’epoca vicesindaco e assessore all’ambiente del comune di Anzio, e quello in danno di Alberto Alessandroni, assessore ai lavori pubblici dello stesso comune.
Le indagini relative alle due vicende delittuose, a cura della compagnia dei carabinieri di Anzio, non hanno ancora portato all’individuazione dei responsabili né hanno potuto stabilire nessi tra quanto accaduto e l’attività politica della vittima.
Per completezza d’informazione, si informa che il 4 agosto 2016 è stata data alle fiamme l’auto di Giorgio Zucchini, vicesindaco e assessore al bilancio e al patrimonio del comune di Anzio. Sul luogo dell’accaduto, i carabinieri hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro una bottiglia parzialmente combusta, già contenente liquido infiammabile.
In un quadro più generale riferito all’alta incidenza del fenomeno mafioso nei territori del basso Lazio, si rappresenta che le Forze dell’ordine sono fortemente impegnate nello smantellamento delle associazioni criminali, che sono attive soprattutto nel traffico di stupefacenti.
Occorre, infatti, tener presente che il litorale romano, unitamente a quello pontino, costituisce un’area di notevole interesse per i sodalizi criminali fin dagli anni ’50, quando l’esponente di spicco della criminalità organizzata Francesco Paolo Coppola trasferì il centro dei suoi affari criminali nella zona di Tor San Lorenzo, nei pressi di Anzio.
Le indagini più recenti hanno messo in evidenza la presenza di due importanti consorterie criminali nel territorio di Anzio, facenti capo alla famiglia ’ndranghetista dei Gallace di Guardavalle, in provincia di Catanzaro, e a quella camorrista dei casalesi Schiavone-Noviello.
In merito alla prima di queste «famiglie», diverse operazioni hanno permesso di accertare al suo interno la presenza di una struttura organizzata come ’ndrina, distaccata nel territorio laziale soprattutto nei comuni di Anzio e Nettuno. Il clan è dedito prevalentemente al traffico di cocaina e le sue articolazioni arrivano fino in Lombardia e Germania. I «Gallace» si sono trasferiti nel Lazio all’inizio degli anni ’80 e a questo periodo risalgono i primi procedimenti di arresto nei confronti dei loro affiliati (in particolare, per detenzione di armi da fuoco clandestine).
Nel corso degli anni successivi, i Gallace sono risultati coinvolti in molte altre indagini (tra le più importanti, quelle denominate «Appia», «Mithos», «Venusia» e «Caracas»), tutte sfociate in numerosi arresti. Dalle inchieste di polizia sono inoltre emersi legami tra i Gallace e la famiglia malavitosa romana dei Romagnoli (attiva a sud della Capitale, in particolare nei quartieri Casilino, Torre Maura e San Basilio), con la quale risultano federati.
Oltre ai numerosi arresti, frutto delle risultanze investigative è il sequestro preventivo, emesso dalla direzione distrettuale antimafia, di diversi beni immobili riconducibili alla cosca Gallace-Romagnoli, per un valore approssimativo di circa 2 milioni di euro.
Anche i casalesi risultano attivi nel territorio in questione, dove sono arrivati alla fine degli anni ’90. Il loro capo è Pasquale Noviello, imparentato con la famiglia degli Schiavone e attualmente in regime di detenzione, poiché raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare scaturita da un’indagine della direzione distrettuale antimafia di Roma (dovendo rispondere del delitto di cui all’articolo 416-bis).
C’è da osservare che, nel giro di pochi anni, i casalesi e, più in generale, i clan di camorra insediatisi in quel territorio hanno rivolto i propri interessi in direzione della Capitale, stipulando una serie di accordi volti a disciplinare la reciproca coesistenza e a realizzare affari comuni. È con l’operazione «Sfinge» del 2012 che le autorità giudiziarie attestano per la prima volta la presenza di un’associazione camorristica nell’area del litorale romano.
In quell’occasione, il tribunale di Latina ha riconosciuto il clan Noviello-Schiavone come un’autonoma associazione di tipo camorristico, costola e alleata del «clan dei casales», capeggiata da Maria Rosaria Schiavone (nipote di Francesco Schiavone, detto Sandokan) e dal marito Pasquale Noviello. L’organizzazione opera con metodi violenti, riproponendo nei comuni di Anzio e Nettuno, oltreché in quelli di Aprilia e Latina, il modello criminale già attuato nel casertano.
Nell’area di Anzio è stato individuato anche l’insediamento di alcuni soggetti riconducibili ai clan camorristici napoletani Cozzolino, Contini, Abate, Veneruso e Anastasio. Come detto, con il tempo, le formazioni mafiose presenti nel basso Lazio hanno creato tra loro relazioni stabili, frutto di oculate strategie criminali, che hanno permesso loro di gestire non solo i traffici degli stupefacenti e delle estorsioni, ma anche attività apparentemente legali quali la grande distribuzione o la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli.
In tale contesto si inserisce la tematica degli eventuali condizionamenti criminali dell’attività amministrativa del comune di Anzio. Al riguardo, va osservato che, negli ultimi anni, la prefettura di Roma ha ricevuto numerosi esposti, regolarmente trasmessi agli organi di polizia per gli accertamenti del caso, con cui cittadini, comitati, associazioni o esponenti politici hanno evidenziato criticità riguardanti – di volta in volta – il degrado ambientale, lo smaltimento dei rifiuti, la speculazione edilizia, irregolarità relative al funzionamento dell’ente locale, la presenza della criminalità.
Nell’estate del 2016, in relazione ad alcune segnalazioni pervenute dal «Comitato antimafia Antonino Caponnetto» e dal «Comitato Lido delle Sirene di Anzio» concernenti l’insistenza sul territorio di interessi ed esponenti di sodalizi criminali, la prefettura ha avviato un’ulteriore ricognizione per verificare eventuali condizionamenti della criminalità organizzata sull’ente locale.
Dall’analisi condotta dalle Forze di polizia e alla luce di diversi procedimenti penali ancora pendenti innanzi all’autorità giudiziaria a carico di amministratori e funzionari comunali (per la maggior parte inerenti all’affidamento di lavori e servizi in violazione della normativa di settore), sono emerse alcune criticità in ordine all’aggiudicazione di due appalti: quello relativo ai «servizi di igiene urbana e servizi accessori per la raccolta differenziata dei rifiuti cosiddetta raccolta dei rifiuti solidi urbani)» e quello relativo alla «manutenzione straordinaria del plesso scolastico Villa Claudia (viale Terreno)»; detti appalti sono stati affidati a due società destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia emessi, rispettivamente, dalle prefetture di Bari e Roma.
Occorre però precisare che in nessuno dei due casi menzionati possono essere mossi dei rilievi all’operato dell’amministrazione locale. Per la prima società, infatti, atteso che il provvedimento ostativo si fondava su criticità emerse in relazione solo ad alcune sedi operative in Calabria e Puglia, la Prefettura di Bari, con comunicazione a parte, ha dato indicazione alle stazioni appaltanti di non assumere al momento iniziative dirette all’interruzione del rapporto con l’impresa; per la seconda ditta, invece, l’interdittiva è stata adottata in data successiva al termine dei lavori.
D’altra parte, è stato rilevato che nel maggio 2016 il commissariato di pubblica sicurezza di Anzio-Nettuno, nell’ambito dell’attività di indagine denominata «Mala Suerte» e in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla procura della Repubblica di Velletri, ha tratto in arresto 14 persone, per lo più pregiudicati locali, per reati in materia di stupefacenti. Due degli arresti hanno riguardato persone indagate per estorsione in danno dell’impresa che da anni gestisce ad Anzio il servizio di parcheggio delle autovetture dei turisti diretti a Ponza.
In tale ambito, è stato rilevato come uno dei passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare riporti una dichiarazione della titolare della impresa che gestisce il citato parcheggio, relativa al ruolo che sarebbe stato giocato nella vicenda dal vicesindaco di Anzio Giorgio Zucchini. Al riguardo, va osservato comunque che, secondo quanto risulta agli atti istruttori, l’indagine non ha coinvolto direttamente esponenti politici o amministratori locali.
Tanto riferito sulla rilevante presenza della criminalità organizzata lungo l’area sud del litorale della provincia – non solo nel Comune di Anzio –, la Prefettura capitolina ha rappresentato, tuttavia, che le Forze di polizia sono concordi nel ritenere, anche in forza di indagini condotte sotto la direzione di diverse Procure, che non emergono riscontri oggettivi idonei ad avvalorare l’ipotesi di infiltrazioni della criminalità organizzata medesima nella gestione del comune di Anzio.
Pertanto, pur riconoscendo la gravità di alcuni dei fatti verificatisi nel tempo, la Prefettura medesima ritiene di non disporre, allo stato attuale, di elementi concreti e univocamente orientati al condizionamento dell’amministrazione comunale.
Il Sottosegretario di Stato per l’interno: Gianpiero