Il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo: “Il carcere è un luogo di normale operatività delle organizzazioni criminali”
Di Redazione 15 Ottobre 2024
La “mafia degli affari” del clan Li Bergolis-Miucci è stata decapitata dall’operazione antimafia “Mari e Monti” di oggi, che ha portato a 39 arresti e al sequestro di beni per 10 milioni di euro. Le aziende controllate operavano in vari settori, dall’allevamento all’edilizia per finire al turismo. Il nome dell’operazione, “Mari e Monti”, sta proprio a simboleggiare la strategia di reinvestimento dei proventi nelle imprese, con particolare attenzione a Vieste, realtà turistica tra le più importanti in Puglia.
La DDA di Bari ha coordinato il lavoro congiunto di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza per sgominare la più potente organizzazione criminale del Gargano, considerata dagli inquirenti “la più allarmante” della Puglia. A coordinare le indagini sono stati il procuratore della Repubblica Roberto Rossi e l’aggiunto della Dda Francesco Giannella, con i sostituti Ettore Cardinali, Bruna Manganelli e Luciana Silvestris, nonché il sostituto della Dna Giuseppe Gatti. Agli indagati vengono contestati 48 capi di imputazione, 25 sono ritenuti parte di un’associazione mafiosa, gli altri a vario titolo avrebbero partecipato a due diverse associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti.
“È stata sgominata una delle più potenti organizzazioni criminali della mafia foggiana – ha detto il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo – colmando un deficit repressivo sul clan Li Bergolis che durava da una quindicina d’anni. Questa indagine fotografa una realtà di straordinaria pericolosità, la dimensione violenta, vessatoria e intimidatoria di questo gruppo mafioso si associa anche ad una straordinaria capacità di operare nella modernità, che sia quella del traffico internazionale di stupefacenti o del riciclaggio. Alcuni dei capi erano già in carcere, per questo va sottolineata la necessità di rimuovere la condizione di sostanziale dominio che le organizzazioni mafiose esercitano anche all’interno delle carceri. Non si cessa di essere mafiosi una volta in carcere. Il sistema di alta sicurezza si è dimostrato inidoneo, come dimostra la valutazione del pubblico ministero e del ministro della Giustizia che ha adottato il decreto”.
“Questa operazione ha una qualità particolare, ha agito su tutti i piani: personale, patrimoniale e della sicurezza all’interno delle carceri. Poi c’è stato un lavoro comune importantissimo, con un coordinamento assolutamente efficace che si è esplicitato con richieste comuni di misure di prevenzione, poi concesse”, ha sottolineato Rossi. Fondamentale anche l’apporto di 18 collaboratori di giustizia, che hanno reso 33 interrogatori, come ricordato da Giannella.
I nomi degli arrestati
Carcere per i fratelli Leonardo detto “Dino” Miucci 46 anni ed Enzo “U’Criatur” Miucci 41 anni. Con loro in cella Matteo Armillotta detto “Babbione”, 45 anni, Donato Bisceglia, 38 anni, Davide Carpano detto “Davidone”, 33 anni, Giovanni Caterino, 44 anni, basista della strage di San Marco, Marino Arturo Pio Ciccone, 66 anni, Nicola Ciliberti, 26 anni, Giuseppe Pio Ciociola detto “Pannone”, 21 anni, Gianmichele Ciuffreda, 37 anni, Libero Colangelo, 42 anni, Luigi Ferri detto “Gino”, 44 anni, Francesco Gallo, 54 anni, Michele Libero Guerra, 39 anni, Claudio Iannoli detto “Cellino”, 48 anni, Giovanni Iannoli detto “Smigol”, 38 anni, Orazio Pio La Torre, 32 anni, Matteo Lauriola, 33 anni, Luigi Mazzamurro, 45 anni, Antonio Miucci (figlio di Enzo), 22 anni, Raffaele Miucci, Raffaele Palena detto “Strizzaridd”, Matteo Pettinicchio (braccio destro di Enzo Miucci), Raffaele Prencipe detto “Arafat”, Roberto Prencipe detto “Roberto della Montagna”, Marco Primavera, Piergiorgio Quitadamo, Lorenzo Ricucci detto “Ciacciamucc”, Carmine Romano detto “Chicill”, Maria Gaetana Santoro detta “Nella”, Lorenzo Scarabino, Giuseppe Stramacchia, Tommaso Tomaiuolo, Angelo Totaro detto “Farfaridd”, Pasquale Totaro anche lui “Farfaridd”, Mario Totta e Gianluigi Troiano.
Domiciliari a Maria Francesca Palumbo e Marco Raduano, quest’ultimo ex boss di Vieste, oggi collaboratore di giustizia, per un periodo alleato di Miucci prima di passare ai rivali Lombardi-Scirpoli.
Nell’ordinanza di ben 1007 pagine, gli inquirenti scrivono che il presente procedimento sarebbe praticamente in continuità con “Iscaro-Saburo”, dal nome della maxi operazione del 2004 contro la mafia garganica. Fu quello il primo processo che attestò l’esistenza di clan organizzati nel promontorio, guidati dai carismatici fratelli Matteo, Armando e Franco Li Bergolis, nipoti del capo supremo Ciccillo Li Bergolis, ucciso nel 2009. Matteo e Armando condannati in “Iscaro-Saburo” a circa 27 anni di galera, Franco all’ergastolo.
Prefetto Foggia: “Grande vittoria dello Stato”
Fervide congratulazioni del prefetto di Foggia, Maurizio Valiante, per la magistrale operazione denominata “Mari e Monti” – condotta, a partire dalle prime ore di questa mattina nella provincia di Foggia e in altre parti del territorio nazionale, dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, sulla base delle indagini coordinate dal Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia e dirette dal Procuratore della D.D.A. di Bari – che ha inferto un durissimo e significativo colpo ad uno dei sodalizi mafiosi più pericolosi e invasivi operanti storicamente nell’area garganica, con profonde e pervasive ramificazioni anche in ambito nazionale, in grado di saldare schemi di azione “militare” con strategie “affaristiche” all’avanguardia.
“Questa magistrale operazione – sottolinea Valiante – frutto di una accurata attività strategica e investigativa testimonia il grande valore e l’elevata professionalità della Magistratura e delle Forze di Polizia a cui rivolgo il mio sentito ringraziamento per l’incessante e encomiabile impegno nell’azione di contrasto delle organizzazioni mafiose che agiscono su questo territorio”
“Tutte le Istituzioni – evidenzia ancora il prefetto – sono instancabilmente impegnate nella lotta alle organizzazioni criminali per garantire la sicurezza delle nostre comunità e ripristinare la legalità in un contesto territoriale particolarmente critico in quanto esposto alle influenze criminali”. “Questa grande vittoria dello Stato – conclude il Prefetto – conforta tutte le componenti sociali ed economiche del territorio, rafforzandone la fiducia e favorendo la coesione socio-istituzionale, ed incentiva ancor di più tutti coloro che operano quotidianamente per tutelare e affermare saldamente la legalità nella nostra provincia”.