Controlli dei carabinieri
NOCERA INFERIORE. La chiamano “dissociazione” per evitare l’infamante parola “pentitismo”: diventa un’associazione che si rigenera e impone nuove regole criminali. È la generazione che negli anni ’80 e ’90 dettava legge tra le province di Salerno e Napoli, quella che si ripropone nuovamente sulla scena criminale di un’area da sempre ad altissimo rischio. Attenzione altissima degli inquirenti su personaggi che dopo 30 anni di carcere ritornano nei propri territori, spesso vivono in regime di semilibertà e si riorganizzano imponendo tangenti e traffici illeciti. È quello che sta accadendo nella fascia di territorio che abbraccia le province di Salerno e Napoli da qualche tempo che preoccupa gli investigatori. Monitorati e controllati gli assetti criminali finora in auge e conosciuti si affaccia – nella mappa criminale locale- una nuova, o meglio vecchia ipotesi di riorganizzazione.
Fari puntati su Nocera Inferiore e su Poggiomarino dove due personaggi notissimi alle cronache giudiziarie e criminali si candidano a capeggiare un gruppo criminale che ha assoldato le vecchie leve della Nuova Famiglia che – oramai – hanno espiato le proprie colpe dinanzi alla giustizia e nuovi rampolli cresciuti con l’ideale della vecchia camorra. Sono loro due, secondo gli inquirenti che, dopo aver stretto un patto di sangue nelle carceri del Nord Italia, si sono ritrovati alleati nelle terre d’origine a comandare un territorio che era in balia di giovani rampanti di scarsa caratura criminale. Hanno seguito entrambi lo stesso percorso giudiziario. Il primo quello originario di Poggiomarino, “tristemente” famosa per essere la patria di Pasquale Galasso prima e del clan Giugliano, oggi, è un enfant prodige del crimine. Finito in carcere ancor prima di aver raggiunto la maggiore età, fu arruolato come soldato da un esponente di spicco della Nco di Boscoreale, transitando poi nelle fila della Nuova Famiglia, sotto la protezione di Galasso.
Nell’era della dissociazione – era la metà degli anni ’90 – confessò i suoi delitti, numerosi, ai magistrati della Dda. Oltre trent’anni di carcere ininterrotto, con un periodo di 10 anni, passati in regime di 41 bis e poi la semilibertà e la presunta redenzione dal crimine. Passato attraverso un programma di reinserimento sociale fa la spola tra una grande città del Nord Italia e la sua città d’origine, Poggiomarino. Omaggiato come ai tempi d’oro i boss della camorra, pare tenga frequenti riunioni con i suoi adepti ai quali impartisce comandi e richieste di cortesie. Oggi è poco più che 50enne nonostante il lunghissimo curriculum criminale e oltre trent’anni passati in carcere. Il secondo, anch’egli dissociato, è di Nocera. È detenuto agli arresti domiciliari nonostante abbia ancora aperto un grave conto con la giustizia.
Al suo cognome gli inquirenti legano l’esistenza di un clan tuttora in auge. Elencato nei rapporti della Dia nazionale come esponente e reggente di un gruppo camorristico, è tenuto sotto controllo dalle forze dell’ordine come un esponente di primo piano della vecchia malavita locale. Eppure, nonostante la forte attenzione nei suoi confronti, secondo gli inquirenti, sarebbe ancora capace di muove i fili di un gruppo criminale che tiene sotto scacco quei pochi imprenditori ancora capaci economicamente di pagare il pizzo. La sua dissociazione e il “rimorso” per i delitti commessi, alla luce dei fatti, potrebbero essere stati solo uno dei tanti escamotage per ottenere quei benefici elargiti ai collaboratori di giustizia per il contributo fornito per la lotta alla criminalità organizzata. Sui due dissociati a capo di un rigenerato gruppo di potere criminale si è appuntata l’attenzione degli inquirenti. Quel gruppo ha riempito il vuoto creatosi in un’area ad elevato tasso criminale, dove proliferano i traffici di stupefacenti e le estorsioni, e che è del tutto omogeneo sotto l’aspetto economico, sociale e purtroppo anche malavitoso. Quella trattativa del 1994 avviata da don Antonio Riboldi con i
boss della camorra per costringerli alla resa con la dissociazione in cambio di benefici di legge, alla luce dei fatti, sembra essere stata del tutto inconcludente. La dissociazione “vera” pare non abbia funzionato se venissero provate le rinnovate attività criminali del gruppo camorristico.