L’esposto per la riapertura delle indagini contro il commando a Reggio Calabria. E l’ipotesi di Spinosa «sull’eccidio» dei coniugi Aversa
Pubblicato il: 05/01/2025 – 18:06
di Fabio Benincasa
BOLOGNA Lo scorso anno l’apertura di un nuovo fascicolo di indagine da parte della Procura di Bologna in seguito all’esposto presentato da alcuni familiari delle vittime della Banda della Uno Bianca. Si tratta di un’inchiesta coordinata dal procuratore Giuseppe Amato e dalla procuratrice aggiunta Lucia Russo, con indagini delegate alla Digos e al Ros. L’esposto, 250 pagine, è stato depositato alla Procura di Bologna, alla Procura nazionale Antiterrorismo e per conoscenza a quella di Reggio Calabria (che indagò sulla Falange Armata) chiedendo di riaprire le indagini sul gruppo criminale capeggiato dai fratelli Savi, composto per cinque sesti da poliziotti e che tra il 1987 e il 1994 uccise 23 persone e ne ferì oltre 100.
La tesi dei familiari, assistiti dagli avvocati Alessandro Gamberini e Luca Moser, è che ci siano state e vadano accertati eventuali mandanti, ulteriori complicità e coperture.
La Strage del Pilastro
Ma a distanza di anni, resta senza risposta anche un altro interrogativo, perché «il commando della banda della Uno Bianca pianificò un agguato a tre giovani carabinieri?». Si tratta delle vittime della “Strage del Pilastro” consumata a Bologna il 4 gennaio di 34 anni fa e in cui persero la vita i militari dell’Arma Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Militini. Per i loro familiari, quelle morti sono «una ferita ancora aperta nel nostro paese perché conosciamo solo alcuni esecutori materiali di quell’eccidio». Nel giorno in cui si commemora il ricordo dei militari, i familiari dei tre carabinieri chiedono verità. «Difficile non pensare, di fronte a tanta efferatezza, caratterizzata da una precisa pianificazione e dalla determinazione ad uccidere, che quella del Pilastro fu una strage esemplare, un colpo allo Stato, un’azione con un significato che riporta alla memoria le grandi stragi che hanno insanguinato il nostro paese», scrivono i familiari in una nota diffusa in cui ricostruiscono quella sera. E sottolineano: «Abbiamo incontrato diffidenza e dichiarazioni depistanti, ma noi continueremo a perseguire il nostro obiettivo per una verità completa (…) siamo fiduciosi che il lavoro dalla Procura di Bologna darà i suoi frutti ed auspichiamo che il muro di omertà, che aveva ostacolato la ricerca della verità, continui a crollare».
Anche i familiari delle vittime della “Strage del Pilastro” hanno deciso di unirsi nella richiesta di riapertura delle indagini attraverso l’esposto alle Procure di Bologna, Reggio Calabria ed alla Procura nazionale antiterrorismo.
Il delitto dei coniugi Aversa
Della Falange armata in Calabria e del network del terrore degli uomini della “Uno Bianca”, si è occupato il magistrato Giovanni Spinosa. Da giudice e pm, durante la sua carriera, ha lavorato all’inchiesta che portò all’arresto dei componenti della “Banda della Uno bianca”. Autore di diversi libri, Spinosa in uno degli ultimi testi si è occupato proprio della Falange Armata che ha operato anche in Calabria. «In ossequio alla propria cultura evocativa, la Falange Armata ricorda il delitto del Pilastro nelle prime due rivendicazioni intervenute subito dopo l’eccidio dei coniugi Aversa a Lamezia Terme. Ma la rivendicazione veramente importante è quella del 9 gennaio. A Surbo, in provincia di Lecce, una bomba al tritolo, firmata Sacra Corona Unita, ferma, fortunatamente senza vittime, il treno degli emigranti che tornavano al lavoro in Svizzera e Germania dalle vacanze natalizie. Ebbene, il 9 gennaio, la Falange, con un unicum nei suoi moltissimi comunicati, accomuna l’eccidio dei coniugi Aversa e l’attentato di Surbo nella stessa rivendicazione», racconta Spinosa in una intervista rilasciata nel 2022 al sito 19luglio1992. Cos’hanno in comune i due delitti? «Nelle indagini sull’eccidio di Lamezia, dopo alterne vicende processuali, si individuano i due killer; sono malviventi di Taranto venuti ad uccidere in Calabria. Insomma, killer e bombe della Sacra Corona Unita che, incredibilmente e senza alcuna ragione apparente, la Falange Armata accomuna in una unica rivendicazione». (f.b.)