Cerca

La fiaccolata contro le mafie del 19 luglio al Pantheon a Roma. Dopo anni di silenzi e di negazione del fenomeno mafioso, finalmente si comincia a prendere coscienza. Secondo noi con ritardo, perchè ormai l’invasione della Capitale è cosa avvenuta. Ma meglio tardi che mai. Ora bisogna, però, pensare a come intervenire con azioni concrete e non con le chiacchiere

La fiaccolata antimafia “bipartisan” a Piazza del Pantheon

Si è dovuto attendere, come troppo spesso accade in questo Paese, l’ennesimo fatto di sangue, come quello avvenuto pochi giorni fa, in pieno giorno, nelle eleganti vie del quartiere Prati, per indurre, seppur con un pizzico di ipocrisia, le istituzioni locali ad una reazione unitaria e bipartisan. Di qui l’appello, promosso dal Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e sottoscritto poi, in fretta e furia, dal sindaco della capitale Alemanno e dalla governatrice del Lazio Polverini al quale hanno risposto decine di persone ieri sera in Piazza del Pantheon.

Una recente indagine sulla percezione del fenomeno mafioso tra gli studenti del Lazio realizzata dall’Associazione Libera, nell’ambito del bando 2010 del Consiglio Regionale del Lazio, su una campione di 1420 studenti di 51 istituti del Lazio ha evidenziato che 7 studenti su 10 ritengono che “la presenza della mafia nel Lazio è un fenomeno sempre più preoccupante. Più della metà degli studenti (55, 7%) reputa che tra le principali attività della criminalità organizzata ci sia l’estorsione e 3 studenti su 4 dichiarano che il fenomeno dell’usura nel Lazio è molto o abbastanza diffuso.
I giovani forse sono più sensibili al tema di quanto possa sembrare. D’altronde, nonostante le numerose e ripetute smentite, è ormai accertato che la mafia a Roma e nel Lazio esiste da trent’anni, anche se ha mutato il proprio volto rispetto alle origini. La mafia del Lazio è oggi una mafia prevalentemente endogena, che mostra un certo grado di autonomia persino rispetto alle cosche delle tradizionali regioni ad insediamento mafioso, che si fonda su alleanze strategiche con i potentati criminali locali, con i gruppi stranieri e con tutta una fitta schiera di imprenditori, tecnici e burocrati compiacenti nonché con politici collusi e corrotti. La mafia del Lazio è ormai definita come la “Quinta Mafia” italiana.

I dati dell’Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio parlano infatti di una mafia stanziale: circa 300 affiliati distribuiti in una 70 cosche. A questi bisogna inoltre aggiungere i 482 beni immobili e aziende confiscati, un vero patrimonio dell’illegalità che dovrebbe essere restituito integralmente alla collettività. Cifre allarmanti ma troppo spesso dimenticate dalla politica e dai media. Si è infatti dovuto attendere, come troppo spesso accade in questo Paese, l’ennesimo fatto di sangue, come quello avvenuto pochi giorni fa, in pieno giorno, nelle eleganti vie del quartiere Prati, per indurre, seppur con un pizzico di ipocrisia, le istituzioni locali ad una reazione unitaria e bipartisan. Di qui l’appello, promosso dal Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e sottoscritto poi, in fretta e furia, dal sindaco Alemanno e dalla governatrice del Lazio Polverini al quale hanno risposto decine di persone ieri sera in Piazza del Pantheon. “Una bellissima serata”, ha commentato il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, il quale ha poi aggiunto: “il sostegno e la partecipazione dei cittadini sono un segnale importante, perché la lotta a tutte le mafie si conduce soprattutto con la presa di coscienza civile”. “Roma c’è ed è in grado di rispondere”, ha precisato anche la Polverini. E Alemanno: “siamo consapevoli che quando la criminalità organizzata è in movimento nessun territorio è al sicuro”.

Era presente anche Don Luigi Ciotti, di ritorno dalle commemorazioni a Palermo per il diciannovesimo anniversario della strage di Via D’Amelio, il quale ha precisato dal palco: “Ho due riferimenti: la Costituzione Repubblicana, che è il primo testo antimafia, e il Vangelo”. Un intervento appassionato quello del fondatore di Libera. La memoria non può scadere nella retorica, è necessario che tutti si impegnino maggiormente. E’ il concetto di Responsabilità quello su cui Don Ciotti si sofferma maggiormente, dandole un significato ben preciso: “essere responsabili vuol dire essere in grado di dare risposte, anche scomode”. Tante le richieste per la politica, tra queste quella di inserire nel codice penale i reati di delitto ambientale e di sottoscrivere la Convenzione di Strasburgo sulla Corruzione.

Mattia Ciampicacigli

(Tratto da Paneacqua)