Non bastano i segni sul corpo martoriato, non bastano le parole dei genitori che, invano, hanno tentato di far visita al loro figlio in carcere. Il sottosegretario Giovanardi ha già risolto i tanti dubbi su questa morte: Stefano Cucchi sarebbe stato ucciso dalla droga. E la criminalizzazione va avanti
Sono gravissime le dichiarazioni del sottosegretario Giovanardi secondo il quale Stefano Cucchi è stato ucciso dalla droga. Gravissime perché si specula su una vicenda drammatica. Perché si calpesta la morte di una persona per sponsorizzare una propria ideologia bigotta e demagogica. Senza ritegno, senza senso di umanità, senza rispetto per la famiglia di Stefano e per i consociati.
Forse il sottosegretario voleva dire che la legge sulle droghe, riscritta da lui nel 2006, ha ucciso Stefano.
La cosiddetta Fini-Giovanardi, infatti, con la criminalizzazione del mero consumatore di droghe e l’abolizione della distinzione tra droghe leggere e pesanti, ha comportato l’aumento a dismisura degli ingressi in carcere di meri consumatori di droghe leggere (in molte parti del mondo legali) che non reggendo l’ambiente carcerario si sono tolti la vita.
Forse il sottosegretario voleva dire che la fabbrica della paura, della criminalizzazione del diverso, fatta propria dal governo di destra, oggi come ieri, ha legittimato l’abuso di chi (carabinieri, polizia penitenziaria o personale medico, sarà la magistratura a dirlo) aveva il dovere istituzionale di “sorvegliare” (e non punire con la morte) Stefano durante l’arresto e il successivo ricovero. Un governo che troppo spesso dimentica l’insegnamento di Bobbio secondo cui il rispetto della persona umana è una pre-regola del gioco democratico e nessuna maggioranza, neanche se avesse l’unanimità dei consensi, può calpestarla. Su questioni di esistenza, di salvaguardia della pre-regola del gioco democratico, non ci faremo mai mettere in minoranza.
La morte di Stefano non è opera di qualche “mela marcia”. Chi scrive ha rispetto del lavoro delle forze dell’ordine e degli operatori sanitari che svolgono attività nei confronti di chi è privato della libertà personale. Tuttavia, l’impunità di tali soggetti allorquando commettono delitti (Genova insegna) e, parallelamente, la criminalizzazione del diverso (lo straniero, il consumatore di droghe leggere, chi si fa promotore di lotte sociali, etc) perpetrata dagli ultimi governi di centro destra legittimano drammaticamente condotte “deviate” di chi, a vario titolo, ha a che fare con indagati, imputati e condannati.
Se un sottosegretario del governo afferma che Stefano è stato ammazzato dalla droga, appare evidente che lo Stato di Diritto, la primazia della legge e del rispetto della persona umana in quanto tale (a prescindere dal suo stile di vita), è ormai diventato un ricordo nel Belpaese, un tempo “culla del diritto”, oggi baratro del rispetto dei diritti fondamentali, finanche del diritto alla vita.
Giovanni Russo Spena, Gennaro Santoro
(Tratto da Aprileonline)