“Lo Stato italiano mi ha prima usato per istruire un processo al gotha mafioso del bivonese e della bassa quisquina e poi mi ha abbandonato al mio destino.
Ora basta, fino a quando non mi sarà restituito il mio lavoro, la mia sicurezza e la mia dignità di imprenditore che ha denunciato cosa nostra, io rimarrò incatenato davanti al Ministero dell’Interno. Se la mafia non mi ha ancora ucciso allora mi lascerò morire di fronte all’indifferenza delle istituzioni”.
Con queste parole Ignazio Cutrò ha comunicato alla stampa le motivazioni che lo hanno portato in queste ore, assieme all’imprenditrice palermitana Valeria Grasso, accusatrice del clan Madonia, a legarsi davanti il palazzo del Viminale.
“Finchè il ministro dell’Interno non ci riceverà e non ci metterà per iscritto che risolverà i problemi, che prima di schierarci con lo Stato non avevamo, noi rimarremo qui, incatenati, per tutto il tempo che servirà”.
Un folto gruppo di persone si sta radunando attorno ai due imprenditori coraggio e anche una delegazione parlamentare dovrebbe recarsi nei prossimi minuti presso quello che ormai è diventato un presidio di legalità. Accanto ai due imprenditori siciliani l’europarlamentare Sonia Alfano.
(Tratto da Comunicalo.it)