«Lo shock provocato dalla pandemia apre nuove prospettive di arricchimento per le mafie»
Presentata la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia dove viene delineato lo scenario post-Covid e contestuale «paralisi economica che è terreno fertile per il “welfare alternativo” della criminalità organizzata». Monitorate oltre 57mila operazioni sospette. Il settore dei giochi diventa il più redditizio dopo il traffico di stupefacenti
17 luglio 2020, 7:45
OMA «La “paralisi economica” provocata dalla pandemia di coronavirus può aprire alle mafie “prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico». E’ l’allarme contenuto nella Relazione semestrale della Dia inviata al Parlamento nella quale un intero capitolo è dedicato proprio all’emergenza Covid. Il rischio, aggiungono gli analisti, è che le mafie allarghino il loro ruolo di “player affidabili ed efficaci” a livello globale, mettendo le mani anche su aziende di medie e grandi dimensioni in crisi di liquidità.
Dia, per mafie possibile boom guadagni dopo Covid.
«Lo shock provocato dal virus – dicono gli analisti della Direzione investigativa antimafia nella Relazione che è riferita al secondo semestre del 2019 ma che ha un focus dedicato proprio alle conseguenze dell’emergenza sul fronte delle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale – ha avuto un impatto diretto su un sistema economico già in difficoltà e ha ridotto ulteriormente le disponibilità di liquidità finanziaria. Una situazione che potrebbe “finire per compromettere l’azione di contenimento sociale che lo Stato, attraverso i propri presidi di assistenza, prevenzione e repressione ha finora, anche se a fatica, garantito”, generando problemi di ordine pubblico. E’ in questo contesto che si inseriscono le mafie. Da un lato le organizzazioni si fanno infatti carico di fornire un “welfare alternativo” a quello dello Stato, un “valido e utile mezzo di sostentamento e punto di riferimento sociale”; dall’altro lavorano per “esacerbare gli animi” in quelle fasce di popolazione che cominciano “a percepire lo stato di povertà a cui stanno andando incontro”. Secondo gli investigatori si prospettano dunque due scenari: uno di breve periodo, in cui le organizzazioni punteranno “a consolidare il proprio consenso sociale attraverso forme di assistenzialismo, anche con l’elargizione di prestiti di denaro, da capitalizzare” alle prime elezioni possibili, e uno di medio-lungo periodo, in cui le mafie, e la ‘Ndrangheta in particolare, «vorranno ancora più stressare il loro ruolo di player affidabili ed efficaci anche su scala globale».
Con l’intera economia internazionale che avrà un disperato bisogno di liquidità, è il ragionamento, le cosche andranno a confrontarsi con i mercati bisognosi di iniezioni finanziarie: «Non è improbabile – avverte la Dia – che aziende di medie e grandi dimensioni possano essere indotte a sfruttare la generale situazione di difficoltà per estromettere altri antagonisti al momento meno competitivi, facendo leva su capitali mafiosi». E non è improbabile che «altre aziende in difficoltà ricorreranno ai finanziamenti delle cosche», senza sottovalutare il fatto che la semplificazione delle procedure di appalto «potrebbe favorire l’infiltrazione delle mafie negli apparati amministrativi».
Diversi i settori a rischio indicati dalla Dia. Quello sanitario, innanzitutto, “appetibile” sia per le enormi risorse che saranno a disposizione sia per il controllo sociale che può garantire. Poi ci sono il turismo, la ristorazione e i servizi connessi alla persona, i più colpiti dal Covid, dove la «diffusa mancanza di liquidità espone molti commercianti all’usura». E, ancora, i fondi che verranno stanziati per il potenziamento di opere e infrastrutture “anche digitali: la rete viaria, le opere di contenimento del rischio idrogeologico, le reti di collegamento telematico, le opere per la riconversione ad una green economy, l’intero ciclo del cemento».
Come evitare tutto questo? Proteggendo dall’attacco dei capitali mafiosi «che potrebbero arrivare anche dall’estero», sottolineano gli investigatori, i settori sociali ed economici più a rischio e quelli strategici con un monitoraggio costante delle attività economiche, degli appalti pubblici e del sistema finanziario.
SEGNALAZIONI DI OPERAZIONI SOSPETTE Oltre 57 mila segnalazioni di operazioni sospette analizzate, 988 imprese monitorate, 3.370 richieste di accertamento antimafia, 279 provvedimenti interdittivi. Sono solo alcuni dei numeri dell’attività della Direzione investigativa antimafia relativi alla seconda metà del 2019 e riepilogati nell’ultima relazione semestrale, presentata dal ministro dell’Interno al Parlamento. Nel dettaglio, l’analisi delle segnalazioni di operazioni sospette ha consentito di selezionare 6.914 segnalazioni di interesse della Dia di cui 1.392 di diretta attinenza alla criminalità mafiosa e 5.522 riferibili a fattispecie definibili reati spia/sentinella. Nella maggior parte dei casi (60%) le segnalazioni sono arrivate da enti creditizi mentre si conferma poco significativo il contributo dei professionisti (4%). Le operazioni finanziarie riconducibili alle segnalazioni di operazioni sospette analizzate nel periodo in questione sono per la maggior parte riferibili a operazioni di trasferimento fondi (37%) e per una percentuale significativa riferibile a bonifici a favore di ordine e conto (15%).
Le attività di verifica sulle procedure di affidamento ed esecuzione degli appalti pubblici hanno riguardato, oltre ai lavori di demolizione e ricostruzione del ponte Morandi di Genova, la “Ricostruzione post sisma 2016” e le “Grandi Opere” e più in generale, tutti gli appalti di opere pubbliche ritenuti particolarmente sensibili. Sono stati eseguiti, in particolare, 988 monitoraggi, nei confronti di 192 imprese del nord, 57 del centro e 739 del sud. Eseguiti anche accertamenti nei confronti di 18.201 persone fisiche, a vario titolo collegate alle imprese stesse. Sempre tra luglio e dicembre 2019, le articolazioni territoriali della Dia hanno evaso 3.370 richieste di accertamenti antimafia, nei confronti di 4.810 imprese che hanno permesso di estendere i controlli a 20.010 persone fisiche collegate. Gli accessi ai cantieri sono stati 45, con il controllo di 1.699 persone fisiche, 346 imprese e 883 mezzi. I provvedimenti interdittivi emessi dagli uffici territoriali del governo nel secondo semestre e comunicati all’Osservatorio centrale appalti sono stati 279.
DOPO LA DROGA CI SONO I GIOCHI «Nel ‘paniere’ degli investimenti criminali, il gioco rappresenta uno strumento formidabile, prestandosi agevolmente al riciclaggio e garantendo alta redditività: dopo i traffici di stupefacenti è probabilmente il settore che assicura il più elevato ritorno dell’investimento iniziale, a fronte di una minore esposizione al rischio». Così la Direzione investigativa antimafia nell’ultima Relazione semestrale.
Camorra, ‘ndrangheta, mafia, criminalità pugliese: la ‘torta’ dei giochi (106 miliardi di euro nel 2018 le sole giocate legali) fa gola a tutte le organizzazioni e le inchieste registrano rapporti di “alleanza funzionale” tra differenti clan.
Il settore, inoltre, rileva la Dia, crea un reticolo di controllo del territorio, senza destare allarme sociale, come nel caso dello spaccio di droga. La disseminazione dei punti di raccolta scommesse è paragonabile alla rete di pusher di una piazza di spaccio, con l’evidente differenza che i primi raccolgono denaro virtuale – senza destare clamore – immediatamente canalizzato all’estero e quindi più facile da riciclare; i secondi raccolgono somme minime, con forte esposizione all’azione di Polizia. Somme che per essere riciclate nei circuiti legali, comportano costi notevoli.
Una regolamentazione condivisa a livello europeo, finalizzata a bandire il gioco illegale in tutte le sue forme, evidenzia la relazione, avrebbe molteplici effetti positivi sotto il profilo della tutela dell’ordine pubblico, della sicurezza urbana, della salute e della collettività, della libertà di attività economica, della protezione delle fasce deboli di consumatori (tra cui i minori) e, non ultimo, sul piano della prevenzione delle ludopatie, fondamentale per contenerne i costi sociali, economici e psicologici derivanti dal gioco d’azzardo, specie se illegale.
fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/