Stati generali dell’Antimafia Caponnetto a Caivano nel segno della Verità
Nelle frenetiche giornate che precedono il Natale c’è chi organizza cene di gala per vip, ammantate di intenti umanitari ed esibite minuto per minuto in fotogallery dai grandi media. Ma c’è anche chi coglie l’occasione per riannodare le fila dell’impegno civile, raccogliendo le forze sane in campo per stringersi intorno a coloro che stanno ancora lottando affinché tutti noi possiamo vivere in un Paese meno feroce e meno ingiusto.
Lo ha fatto l’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto, i cui stati generali si sono ritrovati a Caivano (NA) ieri pomeriggio, venerdì 18 dicembre, per confrontarsi coi magistrati anticamorra di prima linea, con gli amministratori locali e soprattutto con i cittadini, su due fronti caldi del contrasto alle mafie: le vittime innocenti di criminalità organizzata, coi familiari in perenne attesa di conoscere la verità, e i testimoni di giustizia, che ogni giorno pagano il prezzo altissimo del loro coraggio.
Una Caivano che non si è fatta attendere, ieri sera, rispondendo alla chiamata del sindaco Simone Monopoli e giungendo numerosa ad affollare la sala dell’hotel Il Roseto con una presenza attenta e partecipe, in prima fila a testimoniare l’impegno di una società civile che qui come altrove non si rassegna alla sconfitta dello Stato.
Per questo, il “coraggio di denunciare”, tema di fondo prescelto per il forum, è risuonato forte nei diversi momenti dell’incontro, con echi e sfaccettature più volte contrastanti, ma sempre animati dalla passione civile dei protagonisti in campo, la stessa che da oltre 15 anni vede riuniti intorno al segretario nazionale Elvio Di Cesare i tenaci volontari della Caponnetto: uomini e donne che, ciascuno per la propria parte, hanno fatto del contrasto alle mafie e alla camorra uno strumento concreto di informazione al servizio delle forze dell’ordine, ben al di là della trita retorica parolaia di tante altre compagini associative.
E’ stato questo il senso dell’apertura dei lavori impresso da Di Cesare, che ha inteso sottolineare prima d’ogni cosa la battaglia della Caponnetto al fianco dei testimoni di giustizia, uomini ridotti a cercare rifugio, assistenza, protezione dopo aver perso il lavoro e, quasi sempre, anche le famiglie e gli affetti, eppure troppo spesso dimenticati dallo Stato e abbandonati da tutti noi, cancellati dal silenzio.
Diritti umani finiti nell’abisso, ma anche situazioni che non sfuggono ai magistrati più attenti e sensibili. Come il procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone, che non ha fatto mancare le sue parole di solidarietà ai testimoni e ai familiari delle vittime, consapevole dei tempi di una giustizia non sempre adeguati rispetto alle urgenze della società, ma fiduciosa nella possibilità di un cambiamento reale.
Di analogo tenore gli interventi di Raffaello Falcone, per anni alla DDA, e del sostituto procuratore antimafia Francesco Valentini, anche loro lontani dalle paludate retoriche di stampo convegnistico e protagonisti di un incontro autentico con la gente di forte significato umano, prim’ancora che professionale.
Ed è forse stato proprio grazie a questo tipo di approccio da parte dei tre magistrati che l’incontro ha virato verso il senso pieno dei suoi intenti: il coraggio di dirsi fino in fondo la verità. Lo ha fatto, gridandolo con forza, padre Maurizio Patriciello, parroco del tristemente famoso “Parco Verde” di Caivano. «Ma come si fa – ha esordito padre Maurizio – ad incitare la società civile alle denunce, quando sappiamo tutti che così si espongono a immediate, sanguinarie ritorsioni anche i loro figli? E vi siete mai chiesti come mai non muoiono di fame e di sete le migliaia e migliaia di senzalavoro del nostro territorio?…».
Dal suo pulpito di verità, Patriciello non ha risparmiato nessuno accendendo, con il racconto di storie talmente vere da rasentare l’inverosimile, i confini di un dibattito che probabilmente segnerà la storia di questo territorio, e certamente entra fra i primi nelle cronache della Caponnetto.
Momento centrale è stato l’emozionante ricordo delle vittime innocenti. In prima fila i genitori di Lino Romano, cui è stato dedicato un filmato di Julie Italia (la tv che ha realizzato uno Speciale sull’appuntamento di Caivano) ed una targa in memoria di Lino, consegnata nelle loro mani dal sindaco Monopoli in un’atmosfera di generale commozione.
Né meno forti sono state le parole di Luigi Leonardi, l’imprenditore testimone di giustizia che non ha paura di raccontare per filo e per segno il suo calvario. Anche quello di aver mandato in galera con le sue denunce una quarantina fra gli estorsori dei diversi clan che avvelenano la vita del commercio nel napoletano, distruggendo posti di lavoro, vite umane, famiglie. Anche quello di aver ritrovato in aula a piede libero uno dei denunciati perché, per un ritardo della macchina-giustizia gli arresti, in quel caso, non erano scattati. Anche quello di dover forse abbandonare tutto per entrare in un programma di protezione ed espiare così ancora una pena, l’ennesima, per aver avuto la forza di denunciare uno per uno a viso aperto i camorristi. E di averlo fatto nel nome del popolo italiano.
Significativi infine l’intervento di Antonio Marfella, il Medico per l’Ambiente protagonista di storiche battaglie accanto alle vittime di avvelenamento da rifiuti, e la presenza di Lucia De Cicco, la pasionaria della Terra dei Fuochi condannata dal Tribunale di Napoli “per direttissima” dopo aver cercato da volontaria di fermare lo sversamento dell’ennesimo carico di rifiuti tossici sul territorio.
Rita Pennarola
Voce delle Voci onlus
Roma, 19 dicembre 2015
Associazione Antimafia Caponnetto
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