C’era tutta l’antimafia dei fatti, nel Lazio ed oltre, lo scorso sabato 29 settembre all’Hotel Appia di Formia. L’incontro pubblico, organizzato dall’associazione antimafia Antonino Caponnetto, è servito ad accendere i riflettori sulla stabile presenza delle organizzazioni criminali nel Sud Pontino e sul predominio delle cosche nei livelli imprenditoriali ed istituzionali.
Dati confermati – in un panorama reso ancor più incandescente dai recenti fatti di sangue ad Ostia, Terracina e dintorni – dalla appassionata testimonianza di autorità e semplici militanti della Caponnetto, tutti intervenuti a Formia per dare un contributo reale alla liberazione di questi territori dal giogo mafioso. Lo ha detto il presidente della Caponnetto, Elvio Di Cesare, che introducendo i lavori non ha potuto fare a meno di sottolineare come ad aggravare un quadro già fosco ci sia l’estesa corruzione venuta a galla con le prime indagini della magistratura alla Pisana, sede del Consiglio regionale del Lazio. Riprendendo una recente nota politica di Curzio Maltese su Repubblica, Di Cesare ha infatti tuonato contro quella grande parte della società civile che quella stessa classe politica, di cui oggi ci si vergogna, l’aveva votata a suon di decine di migliaia di preferenze. Uno sprone in più, ha detto il presidente, per reagire e contribuire in prima persona al cambiamento.
Riscaldato dal duro esordio di chi, come Di Cesare, affronta quotidianamente la guerra contro le cosche al fianco degli investigatori, l’incontro ha avuto poi momenti di intensa partecipazione del pubblico soprattutto di fronte a relatori di primissimo piano come il presidente della seconda sezione penale della Cassazione, Antonio Esposito, la cui incisiva analisi del contesto criminale italiano, alla luce di recenti provvedimenti della Suprema Corte, ha infiammato gli animi della platea, in una sala gremita ed attenta come non mai.
Autore di provvedimenti giudiziari quali quello a carico di Totò Cuffaro, o sul sequestro dei beni a Massimo Ciancimino, Esposito ha strappato più volte applausi a scena aperta quando si è soffermato, per esempio, su fenomeni come la mancata efficienza delle diverse Commissioni Parlamentari Antimafia succedutesi di legislatura in legislatura «e il cui lavoro – ha sottolineato il presidente – nel corso di cinquant’anni non ha mai accertato nulla e mai accerterà nulla».
Di particolare rilievo, poi, i pronunciamenti della Sezione guidata dal presidente Esposito in materia di concorso esterno in associazione mafiosa: un punto, questo, che ha destato la massima attenzione anche da parte dei numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine presenti al dibattito e dei tanti avvocati giunti da Cassino. «Noi abbiamo affermato – chiarisce il presidente Esposito – che quando il ruolo di un personaggio è stabile, egli debba rispondere di piena partecipazione al sodalizio criminale». Il riferimento è a quella “borghesia mafiosa” di colletti bianchi, professionisti, medici, avvocati ed anche magistrati, che è emerso in occasione delle inchieste di Milano sul predominio della ‘ndrangheta in Lombardia: tutti provvedimenti passati al vaglio della Sezione presieduta da Esposito in Cassazione.
Moderati dal condirettore de La Voce delle Voci Rita Pennarola, si sono succeduti gli interventi di rappresentanti delle associazioni come Antonio Turri (“I cittadini contro le mafie e la corruzione”), Salvatore Di Bona (“Familiari vittime innocenti di mafia”), Antonio Parisi (“Camminando nel sociale”), Ciro Corona (“Anticamorra Scampia”). Il sindaco di Pastena Arturo Gnesi, medico, militante da sempre della Caponnetto, ha fornito l’esempio di come si possa, nei fatti, amministrare un comune rispondendo solo alle logiche del servizio reso ai cittadini in nome della legalità. Analogo il ragionamento del colonnello Paolo Kalenda, da qualche mese a capo del comando provinciale di Latina delle fiamme gialle, la cui operatività sul territorio sta già producendo i primo consistenti risultati nella lotta al crimine.
Efficace l’excursus di Nello Trocchia, il giornalista d’inchiesta segnalatosi per articoli al calor bianco sul Fatto Quotidiano e recentemente anche sull’Espresso. Efficace perché Trocchia è da tempo impegnato sul fronte delle pubbliche amministrazioni sciolte per mafia. Ed è da qui – ha sottolineato il cronista – che si deve partire se si vuole scandagliare la rete di omertà e connivenze che ha permesso l’accaparramento di buona parte del tessuto produttivo italiano da parte di gruppi della criminalità organizzata. Trocchia è fra l’altro autore del libro “Roma come Napoli”, uscito quasi un anno fa e straordinariamente precursore delle vicende che oggi hanno fatto scoppiare gli scandali alla Regione Lazio.
La conclusione tanto attesa da tutto il pubblico è stata affidata a Federico Cafiero de Raho, il procuratore aggiunto di Napoli artefice delle principali operazioni che hanno inferto colpi durissimi al Casalesi, ivi compresa la cattura del superlatitante Michele Zagaria. Cafiero, che ha ricordato i miliardi di euro confiscati alla camorra negli ultimi anni, ha sottolineato senza mezzi termini come «la povertà dei cittadini sia strettamente collegata alla ricchezza dei clan», che depauperano il territorio di risorse pubbliche ed opportunità, facendo terra bruciata per cittadini onesti ed imprese regolari. Alcune stoccate anche alla classe politica, ivi compreso l’esecutivo in carica, che non ha finora destinato attenzione al tema della lotta alle mafie e al recupero dei capitali malavitosi, nell’ambito delle manovre finanziarie rivolte ai cittadini. «E siccome il consiglio dei ministri è al di sopra di ogni sospetto – ha concluso il procuratore – devo pensare che esista un corto circuito di notizie ed informazioni…».
Il prossimo incontro pubblico della Caponnetto con i cittadini e le istituzioni si terrà a Cassino ed è già fissato per il 27 ottobre.
articolo tratto da “La Voce delle Voci”