L'”antimafia” delle chiacchiere………………
Ci risiamo.
Ha inizio la sagra dell’ipocrisia.
Tutti ( o quasi ) pronti a…….commemorare il 19 luglio,anniversario dell’assassinio di Paolo Borsellino.
Il giubilo dei festaioli,un’altra categoria che dobbiamo iscrivere fra i professionisti della cosiddetta “antimafia”.
Una categoria che trova le sue ragioni di vita per un solo giorno,il 19 luglio appunto,per poi darsi alla latitanza appena il giorno dopo.
Arrivederci all’anno prossimo,allo stesso giorno.
A parlare di legalità,di giustizia,di lotta alle mafie,troviamo,come al solito,molti di quelli che ne fanno carta straccia o,peggio ancora ,ne fanno strumenti per camparci,per fare carriere,voti,soldi,fregandosene di chi ci ha rimesso la vita per difenderle e praticarle e di chi corre tutti i giorni,tutti i momenti,il rischio di rimettercela.
Hanno fatto bene i figli di Paolo Borsellino a prendere le distanze da tutta questa genia ed a gridare forte :” Non ci staremo”.
Non si specula sui morti e su chi é vivo ma che sta più di là che di qua.
E’ infamia,é immoralità,é bassezza.
Il 19 luglio é un giorno di lutto,non di festa.
Un giorno che dovrebbe essere trascorso nel silenzio,nella riflessione,nella sofferenza,pensando alle colpe che ognuno di noi ha per aver sostenuto in certo qual modo o,comunque,per non averlo combattuto a sufficienza,il “sistema” che ha portato al sacrificio di questi martiri.
E pensando,al contempo,alle cose da fare,al come farle,alle azioni da mettere in campo,alle attività da programmare.
E quando parliamo di cose da fare ci riferiamo alle COSE ,non alle chiacchiere,perché la lotta alle mafie si fa con i FATTI e non con le parole pronunciate in piazza o in un cinema davanti ad un uditorio composto da persone che in maggioranza difficilmente ti daranno mai una mano ad individuare l’insospettabile che sia organico al clan, per smascherarlo,denunciarlo e neutralizzarlo.
Paolo Borsellino – e con lui tutte le altre vittime di mafia ,conosciute e non- si commemorano cercando di mettere in pratica i loro insegnamenti,sporcandosi le mani e non con quattro chiacchiere da
baldacchino.