Ancora un rinvio in Senato per le nuove norme sulle intercettazioni. Sconvocata la seduta notturna della commissione Giustizia, se ne riparla la prossima settimana: già da lunedì sera riprenderà il cammino a tappe forzate, con l’opposizione protagonista del duro braccio di ferro sulle regole che riscrivono la disciplina degli ascolti. Nessun cambio di rotta dalla maggioranza, però, che va avanti con l’obiettivo di arrivare al più presto in aula per il primo via libera al ddl Alfano
Il provvedimento fortemente sponsorizzato dalla maggioranza sul divieto di pubblicazione delle intercettazioni telefoniche e non solo è oramai al rush finale.
Nella maratona a cui la scorsa notte il presidente Berselli ha costretto i senatori la maggioranza ha approvato alcune norme chiave. A cominciare dal cosiddetto emendamento “D’Addario” che proibisce le registrazioni e le riprese effettuate senza il consenso dell’interessato (pene fino a quattro anni di carcere per i trasgressori), ma con l’eccezione garantita da un emendamento dell’opposizione che garantisce ai professionisti dell’informazione la possibilità di esercitare il diritto di cronaca.
E nel pomeriggio il centrodestra ha bocciato gli emendamenti delle opposizioni soppressivi delle nuove norme che inaspriscono le pene per giornalisti ed editori. Respinti i tentativi di modifica, resta però da dare il via libera al giro di vite tanto contestato.
Ma il sindacato dei giornalisti è già pronto allo sciopero se le norme non saranno cambiate e si moltiplicano le “chiamate alla piazza” contro quello che viene considerato un “attentato alla libertà di stampa”, una “ghigliottina” alla democrazia.
Ed è pioggia di critiche dall’opposizione. Idv accusa: “Quello che uscirà rappresenterà un intervento devastante e un arretramento vistoso nella lotta al crimine” dice il senatore Luigi Li Gotti. “E’ grave – aggiunge il senatore del Pd, Felice Casson – la decisione di governo e maggioranza volta a mettere sotto la ghigliottina la libertà di stampa in Italia”. Negativo anche il giudizio dell’Udc: “Non condividiamo né il metodo né il merito del provvedimento sulle intercettazioni. Più che aprirsi al contributo dell’opposizione, il governo e la maggioranza hanno preferito chiudersi a riccio, litigando al loro interno e proponendo emendamenti peggiorativi del testo o comunque insufficienti a risolvere i principali nodi del ddl”.
Le norme della maggioranza prevedono il carcere fino a due mesi o l’ammenda da due a diecimila euro per il cronista che pubblica integralmente o riassume atti d’indagine prima dell’udienza preliminare, e carcere fino a due mesi in aggiunta all’ammenda da quattro a ventimila euro per chi pubblica intercettazioni prima dell’udienza preliminare. Multe anche per gli editori: da 64.700 a 464.770 euro.
Questa legge rende le notizie di cronaca un crimine e punta a nascondere, vietandone ogni notizia, le malefatte dei corrotti e i crimini più odiosi contro le persone. Manda invece in galera i giornalisti, strangola, con le multe, gli editori, chiude in camera blindata le informazioni. Qui non è in gioco un privilegio dei giornalisti ma la disponibilità dell’informazione come bene pubblico dei cittadini. E’ evidentissimo come si voglia punire chiunque possa disturbare il manovratore solo perché dispone, e lealmente le offre ai cittadini, delle informazioni di interesse pubblico.
Nota a margine: Scoppia la polemica per le esternazioni della sottosegretario per l’attuazione del programma di Governo, Daniela Santanchè che, nel corso di una trasmissione televisiva, è arrivata ad invocare un presunto “diritto alla privacy per i boss mafiosi”.
Le deputate del Pd hanno presentato un’interrogazione parlamentare urgente al presidente del consiglio e al ministro della Giustizia per sapere “se è possibile che la tutela della privacy possa prevalere sul diritto alla libertà e alla sicurezza dei cittadini e sul diritto alla tutela della libertà e all`integrità fisica delle vittime di attività criminali?”.
L’interrogazione, promossa da Doris Lo Moro e Sandra Zampa, è stata sottoscritta da una lunga lista di deputate democratiche. Tra queste: Marilena Samperi Donatella Ferranti, Livia Turco, Marina Sereni, Barbara Pollastrini, Anna Paola Concia, Ileana Argentin, Silvia Velo, Servodio, Paola De Micheli, Caterina Pes, Laganà Fortugno, Letizia De Torre, Margherita Mastromauro, Garavini, Belllanova, Rampi, Bossa.
“Le dichiarazioni della Santanchè – spiega la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti- creano imbarazzo anche al procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso che oggi ha giustamente ricordato al sottosegretario per l’attuazione del programma che davanti alla sicurezza dei cittadini la privacy dei boss mafiosi non è un valore. A questo punto, è necessario che il ministro Alfano e il ministro Maroni escano dal lungo silenzio e prendano formalmente le distanze da quelle sconcertanti affermazioni”.
Frida Roy
(Tratto da Aprile online)