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Lavoro. Consiglio dei Ministri approva il pacchetto sicurezza. Depotenziata l’azione di vigilanza nelle aziende

Il Consiglio dei ministri ha dato oggi via libera al decreto legislativo contenente, tra le altre, disposizioni integrative e correttive al testo unico (TU) in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Le novità più importanti riguardano la conferma dell’arresto per il datore di lavoro che non procede alla valutazione del pericolo nelle aziende considerate a rischio rilevante e sanzioni pecuniarie più pesanti del 50% rispetto a quelle previste dalla legge 626 ormai datata, del 1994.

Nel provvedimento sono previste  inoltre tutele e formazione specifiche per i lavoratori atipici e flessibili, mentre verranno considerate meno gravi le inadempienze burocratiche. Il testo approvato oggi passerà ora all’esame della conferenza Stato-regioni e delle commissioni parlamentari per poi tornare all’attenzione del governo per il varo definitivo.

Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi,commenta: “Il testo fu prodotto in un contesto di contrapposizione fra le organizzazioni dei lavoratori da un lato e quelle dei datori di lavoro dall’altra. Non solo Confindustria, ma tutte e quattordici le organizzazioni dei datori di lavoro”, ha poi precisato: “Ora confido in un larghissimo consenso delle parti sociali che ho cercato e che continuerò a cercare nell’ulteriore iter del provvedimento”.

“Rimane anche – dice Sacconi – il caso dell’arresto come unica sanzione nel caso di alcune violazioni non solo sostanziali ma anche significative”. Bisogna ricordare che, per rivedere il sistema sanzionatorio, il governo ha preso a riferimento i valori della legge 626 del ’94, attualizzandoli con l’inflazione accumulata nel periodo, che è del 36%, ed è “andato oltre”, stabilendo, come aumento ,il 50%. La 626 è stata presa come riferimento perchè costituisce “la base”, mentre gli aumenti previsti nel Testo Unico erano “irrazionali e caratterizzati da propaganda pre-elettorale”, ha continuato Sacconi che ha definito il criterio adottato ora “ragionevole”.

E’ stato inoltre introdotto un meccanismo “di scala mobile” che permette di adeguare le sanzioni “automaticamente e con sistematicità” nel tempo. Vengono inoltre superate “molte difficoltà operative”, per esempio sul potere di sospensione dell’impresa, su cui regnava “molta incertezza”. In particolare in questo caso si passa dal concetto di “reiterazione della violazione” a quello “più ampio” di “violazioni plurime”.

Potenziata anche l’attività dell’Inail, finalizzata alla riabilitazione dei lavoratori vittime di infortuni. “Troppo spesso la persona che subisce un danno alla salute – ha proseguito Sacconi – viene lasciato a se stesso. Vogliamo favorire il reinserimento lavorativo”. Il ministro ha infine smentito l’indiscrezione circolata in questi giorni sull’eliminazione della cartella sanitaria dei lavoratori: “non viene toccata – ha detto – viene solo eliminato il flusso di dati dai medici competenti alla Asl, per alleggerirne il lavoro. Ce lo hanno chiesto gli stessi medici”.

Numerose e non sempre concordi le reazioni. Il fronte critico è aperto dal segretario generale dalla Fiom, Gianni Rinaldini:  “Non si capisce perchè il testo sia stato modificato e messo in discussione – prosegue poi – le modifiche preannunciate finora non sono accettabili perchè attenuano le sanzioni nei confronti delle imprese e riducono le forme di controllo e prevenzione”. Del resto, prosegue, “la circolare Inps che invitava ad una riduzione dei controlli era già indicativa di un atteggiamento sbagliato”. Lo stesso leader Fiom, unitamente a qualche decina di rappresentanti della sicurezza di varie aziende, ha organizzato un presidio di fronte a Palazzo Chigi contro le correzioni al TU sulla sicurezza sul lavoro oggetto del consiglio dei ministri di oggi.

Tra i perplessi anche Paolo Ferrero, segretario del Prc: “Mentre le stragi sul lavoro sono in continuo aumento – aggiunge – viene adottato un provvedimento inaccettabile in cui vengono attenuate le sanzioni nei confronti delle imprese e si riducono le forme di controllo e prevenzione. Per un atteggiamento e una filosofia simili non c’è che una parola: vergogna!”.

Dello stesso avviso anche Gianni Pagliarini, del Pdci: “Come previsto, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legislativo che rappresenta un vero e proprio colpo di mano contro il Testo Unico su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”. “Noi comunisti manifestiamo tutta la nostra indignazione e chiediamo formalmente al Presidente della Repubblica di intervenire a salvaguardia di una legge dello Stato approvata nell’aprile 2008 a tutela della salute dei lavoratori”, conclude.

In una nota congiunta, Antonio Di Pietro, presidente dell’Italia dei Valori, e Paolo Brutti, responsabile delle politiche del lavoro del partito, rincarano la dose: “Questo Esecutivo non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai morti sul lavoro. Dopo essersi riempito la bocca di condoglianze, per apparire in Tv ai funerali – proseguono – Sacconi ha pensato bene di indebolire le, purtroppo ancora labili, responsabilità delle imprese sulla sicurezza del lavoro. Già le norme approvate dal governo sulla denuncia ritardata delle assunzioni favoriscono sfacciatamente il lavoro nero e il camuffamento degli incidenti sul lavoro. Ora con queste norme, varate oggi, si restringe ancora di più l’intervento degli ispettori del lavoro e si indeboliscono e riducono notevolmente le sanzioni per gli imprenditori che non applicano la disciplina sulla prevenzione degli infortuni – la nota conclude poi – Il governo, per bocca di Sacconi, aveva detto che avrebbe dichiarato guerra agli infortuni sul lavoro. Non aveva detto però da quale parte l’avrebbe combattuta. Ora – concludono i rappresentanti dell’Idv – sappiamo che sta dalla parte degli omicidi”.

Infine anche la Cgil critica il provvedimento approvato oggi dal Consiglio dei Ministri mette “a rischio il diritto alla salute e la sicurezza nel lavoro”. “Il Governo – afferma ancora la Cgil nel comunicato – svela i contenuti della sua controriforma, dopo mesi di non applicazione, di rinvii, di modifiche e di veri interventi di boicottaggio. Infatti con lo schema di decreto approvato in prima lettura dal CdM il Governo tenta di svuotare il Testo Unico sulla salute e sicurezza”.

A concludere,il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, “Altri adempimenti andavano fatti e ci voleva più prudenza proprio ora che comincia il processo a Torino per l’Eternit e vediamo le immagini del rogo della Thyssenkrupp. Si è fatto, invece, un passo indietro”.
Danilo Montefiori

(Tratto da L’occidentale – Orientamento quotidiano)