IL CORAGGIOSO SFOGO DI MARIA ROSARIA INGENITO: ”INQUIETANTE L’ALLONTANAMENTO DI MOSCA”. ALTRI CASI SAREBBERO ALLE PORTE: DAL PREFETTO DI LATINA AD UN ALTO DIRIGENTE DI NAPOLI
IL VICEPREFETTO: DEFENESTRATO CHI NON OBBEDISCE AI POLITICI!
di Massimiliano Di Dio
È uno sfogo amaro e coraggioso, quello del vice prefetto di Roma Maria Rosaria Ingenito. Che arriva a pochi giorni dalla decisione del Viminale di rimuovere il prefetto Carlo Mosca. «Chi opera al servizio delle istituzioni e nel pieno rispetto della legalità – scrive in una lettera indirizzata ai colleghi – con un pretesto qualunque viene defenestrato». Così è stato per il prefetto avvicendato perché diventato, senza volerlo, «l’uomo dei no». No alle impronte ai rom, no agli sgomberi, no alle espulsioni di massa. Così sarà per altri colleghi che, aggiunge Ingenito, «verranno trasferiti per voleri politici, legati a questioni di legalità e di dubbia trasparenza». E ancora: «Carriere facili da una parte, carriere impossibili dall’altro». Nessun nome, ma è chiaro il riferimento al prefetto di Latina Bruno Frattasi, finito nella bufera dopo la sua richiesta di scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Fondi. Al caso di Antonio Cilento, dirigente di alto livello della prefettura di Napoli, tenuto da tempo ai margini.
Il vice prefetto capitolino prende carta e penna. Rompe il muro di silenzio imposto agli enti tanto osteggiati dalla Lega e anche in veste di segretaria sindacale dell’Unadir scrive ai colleghi. «La vicenda del prefetto Mosca – spiega – assume contorni inquietanti perché colpisce un funzionario che, per unanime consenso, rappresenta la massima espressione dell’istituto prefettizio al servizio esclusivo degli interessi dello Stato e della collettività. Il suo allontanamento fa venire meno il più autorevole punto di riferimento a cui finora tutti hanno guardato». Quindi uno sguardo al passato, «Non dimentichiamo – ricorda il vice prefetto – il vile gesto perpetrato a danno del generale Dalla Chiesa che, in virtù della fiducia del Governo dell’epoca, fu mandato a morire a Palermo», e molti interrogativi. «Mi chiedo se sia giusto che i politici di turno possano agire contro ogni norma calpestando la Costituzione e le leggi. Ma allora abbiano il coraggio di legalizzare l’illegalità, se non altro anche noi potremo finalmente dire che delle regole discutibili o meno che siano le abbiamo. Sì perché adesso regole non ci sono più. È un quadro, questo, che necessita di una chiarificazione. Non si finga di non sapere, si affronti la realtà e si abbia il coraggio di venire allo scoperto».
Da “L’Unità” del 20 novembre 2008