Venerdì 13 novembre 2015
di Francesco Furlan e Adriano Pagano
LOTTIZZAZIONE CANNELLA
“ … stiamo facendo un trattamento … speciale … diciamo”. A pronunciare queste parole nel febbraio del 2012 intercettato dai carabinieri della stazione di Formia è l’allora dirigente all’Urbanistica, ora a Gaeta, Roberto Guratti. Discute con il tecnico Filippo Gionta, con numerosi omissis, di una lottizzazione. Quella in via Ponteritto del progettista, direttori dei lavori, coordinatore per la progettazione nonché coordinatore per l’esecuzione Erasmo Picano, all’epoca presidente del Consiglio comunale, poi candidato sindaco alle ultime elezioni, oggi Consigliere comunale.
E se quel trattamento speciale il dirigente e il tecnico lo stessero portando avanti per il progettista o per altri, consapevolmente o meno, una prima risposta che non dirada le ombre del dubbio, è arrivata dal sequestro di ieri. Quello messo a segno, venti milioni di euro di valore, dagli investigatori del Centro Operativo D.I.A. di Roma nei confronti del 56enne imprenditore formiano, ritenuto vicino al clan dei casalesi, Vincenzo Zangrillo.
“LOTTIZZAZIONE CANNELLA”, dal cognome della moglie dell’imprenditore nato carrozziere. Anche socio accomandatario della ZAG DI CANNELLA LUISA & C. S.A.S. con sede a Spigno Saturnia che poi realizzerà l’opera a Gianola dove ieri hanno fatto visita gli investigatori del Centro Operativo D.I.A. per dare esecuzione al sequestro preventivo disposto dal Tribunale Penale di Latina.
In sostanza gli indagati avrebbero perpetrano atti contrari ai doveri del proprio ufficio in danno della stessa amministrazione, omettono di far versare le somme dovute al committente dei lavori, la ZAG DI CANNELLA LUISA & C., e rilasciano comunque proroga per i lavori, che, considerata la scadenza il 22 marzo 2012, non potevano più avere corso. Evitando inoltre il loro fermo in attesa di regolarizzare la pratica.
Il tutto con il bene placito del comandante dei vigili urbani che omette qualsiasi forma di controllo sull’attività del fratello, presumibilmente anche perché da gennaio 2012 il progettista incaricato per le strutture e la relazione geotecnica è il figlio.
IL RUOLO OPACO DI ERASMO PICANO – Attuale Consigliere comunale e componente della commissione urbanistica, nelle intercettazioni del “Sistema Formia”, quando è presidente del Consiglio comunale, i funzionari Monica Mille, Filippo Gionta e l’architetto Roberta Pennini, fanno riferimento al fatto che le persone che hanno bisogno di pratiche di difficile approvazione si rivolgono a Picano in virtù del suo ruolo interno al Comune.
No ma il bello non è che dice ragiona no, prende parte: “tu hai torto e poi inizia con la minaccia” ormai guarda”, rivela così in un’intercettazione del giugno 2012 una funzionaria del Comune il continuo comportamento minaccioso del Consigliere comunale a seguito del diniego di pratiche relative alla propria attività professionale di non possibile attuazione.
Picano può determinare le scelte del Consiglio comunale facendo modificare, in suo favore, quelle in materia edilizia ipotizza la Procura di Latina nell’inchiesta. Un politico navigato che attraversa il tempo e le amministrazioni, che siano di destra o di sinistra, ininterrottamente in Consiglio comunale dal 1993.
LE CONFIDENZE DI ASSAIANTE – Benedetto Assaiante, vicesindaco e assessore all’urbanistica in quella giunta, nell’aprile 2012, si confida con Luigi Scafetta e Roberto Guratti: “Io ho sbagliato, io ho sbagliato a non litigare con certi personaggi che tutte le mattine stavano qua sopra a rompere il cazzo a Roberto e all’ufficio, però sono stato leale, perché se ero un altro dicevo: (Gaetà), Gì, Nicò, tutto quello che passa qua sopra io lo devo sapere, invece l’ho dovuto scoprire dalla magistratura che tu avevi uno, due, tre, quattro, cinque, sei, che sopra a 100 D.I.A. 90 sono loro, l’ho scoperto dopo!“.
Infine, l’ex cerimoniere della giunta Bartolomeo, poco dopo il sequestro dell’Aurora Immobiliare e del pastificio Paone ma anche aver ottenuto il permesso per la Lottizzazione Cannella: “Erasmo mo sta aspettando che passa il momento … con o senza Bartolomeo, perché se io vado a vedere tutti i casi di Erasmo nascono con Bartolomeo, sono stati (divarizzati) oggi, ma nascono tutti nel 2006/2007/2008, l’unico incarico che gli abbiamo in questa legislatura, è stato Paone … che partono da lì, questo è! Che ti devo dire? Hai capito che ti voglio far capire io?”.
Nelle proprie conclusioni gli investigatori aggiungevano: “Non può essere sottaciuta la circostanza che con la sorella Rosanna Picano, nel ruolo di comandante della Polizia Locale di Formia, preposta “in primis” alla prevenzione e repressione del fenomeno dell’abusivismo edilizio, di fatto, emerge una incompatibilità funzionale tale da rendere necessaria la cessazione di duplicità che crea, di fatto, l’impossibilità di un controllo imparziale in materia edilizia in tutto il Comune di Formia. Dal marzo 2012 a tutt’oggi”.
A tutt’oggi.
I FRATELLI CARABINIERI DI VINCENZO ZANGRILLO
Ha costruito un impero Vincenzo Zangrillo, economico, patrimoniale e, soprattutto, di contatti, un lungo arco temporale, durante il quale già in passato non sono mancate le denunce, anche gravi, per associazioni a delinquere, riciclaggio, contraffazione, ricettazione, truffe e anche gli arresti, e il supporto – secondo la Dia – di clan quali Bidognetti, Schiavone e Mendico. Ma chi è Zangrillo e qual’è il contesto familiare nel quale si è mosso in questi anni? La circostanza in tal senso più interessante riguarda i due fratelli Vincenzo Zangrillo, Pietro e Raffaele.
Pietro e Raffaele Zangrillo. Certo è che i parenti non si scelgono, e quindi nulla hanno a che vedere, secondo le risultanze dell’indagine, Pietro e Raffaele con le vicende di camorra che hanno riguardato e stanno riguardando l’imprenditore Vincenzo. C’è tuttavia da registrare la controversa situazione familiare che lega i tre fratelli perché, se da un lato Vincenzo si trova invischiato in questa brutta storia, gli altri due infatti stanno dall’altra parte, cioè sono entrambi carabinieri.
Il primo, Pietro, ha indossato la divisa dell’Arma – oggi è in pensione – soprattutto in Campania, negli ultimi anni operativo nell’area di Carinola e poi a Mondragone dove fu trasferito, prese casa e dov’è tutt’oggi domiciliato. Il secondo invece, Raffaele, è ancora in servizio ed in organico, con compiti di polizia giudiziaria, presso la tenenza di Gaeta. Insomma non è certamente la circostanza del rapporto di sangue che obbligava i due fratelli a sapere dei legami e dei traffici che hanno riguardato Vincenzo, a parte quanto emerso dalle cronache giudiziarie del passato e, ormai da tempo, ben noto a tutti. Non è cioè scontato che i due sapessero più di quanto non sapesse l’opinione pubblica, e grazie alle cronache, sull’universo dei rapporti, dei legami e delle attività intrattenute da Vincenzo. Tutto sommato restano pur sempre i suoi fratelli e rispetto alla professione che svolgono Pietro e Raffaele hanno certamente maturato negli anni competenze, e probabilmente una certa forma mentis, circa la volontà e la capacità d’indagine contro il crimine, proprio in quanto militari.
Non conosciamo che tipo di rapporto legasse i tre, certo è che se uno, alla luce delle risultanze dell’indagine della Dia rese note ieri, e quelle provenienti dal passato – qualora tutto fosse confermato – si sarebbe arricchito grazie al sostegno criminale della camorra, e contemporaneamente gli altri due quotidianamente operavano contro quegli stessi personaggi, peraltro in terre di frontiere e di infiltrazioni come Gaeta e Mondragone, deve essere stato un rapporto parentale davvero complicato. Ma tale circostanza non sarà certamente sfuggita agli organismi inquirenti che si sono occupati della vicenda di Vincenzo Zangrillo.
NON SOLO FORMIA, GAETA TERRA DI FRONTIERA. Gaeta non è solo nel senso figurato del termine una terra di frontiera. Relativamente al fatto cioè che operano e fanno affari, o più semplicemente si prendono una vacanza, i poteri occulti, quelli criminali, quelli della Camorra, ma anche della Mafia e della Ndrangheta, come sappiamo con certezza esserci e che in altre occasioni abbiamo raccontato. Gaeta è terra di frontiera nel senso vero e proprio del termine, perchè sede di un importante snodo portuale, addirittura annoverata nel passato tra le Repubbliche marinare, e crocevia di traffici internazionali commerciali da molti secoli. Traffici spesso non troppo chiari. Basti citare quelli sulle armi e sui rifiuti tossici, sui quali indagava la giornalista Ilaria Alpi, morta ammazzata in Somalia, che passavano anche per Gaeta. O quelli che hanno coinvolto le attività criminali della camorra e della Mafia siciliana. Spesso con autotrasportatori compiacenti coinvolti. O ancora quelli sul ferro che recentemente hanno fatto aprire una indagine con tanto di intercettazioni alla Procura della Repubblica di Cassino. E al porto sappiamo essere assiduamente attiva con le proprie attività commerciali una ditta di Gaeta, la cui proprietà è però originaria del casertano, e che si occupa di produzione di materiali per l’edilizia nonchè di autotrasporti – in virtù dell’enorme parco camion a disposizione – proprio lo stesso settore delle attività imprenditoriali di Zangrillo, col quale condivide non solo un settore di mercato, ma anche i legami, gli ambienti, i clienti.
GLI APPALTI PER L’AMERICA’S CUP A NAPOLI
Nel febbraio 2012 il Corriere del mezzogiorno racconta di una vicenda nella quale è coinvolto, ancora una volta Vincenzo Zangrillo. Tutto accade nell’ambito dell’America’s Cup di Vela le cui gare preliminari si disputeranno nel Golfo di Napoli. Ad aggiudicarsi i lavori è la Arena Fortunato che si affida inoltre a tre ditte in subappalto. Le ditte sono la Calcestruzzi Capuano, la Ag srl e la Canguro Srl. La seconda (Ag srl) è una società che ha sede a Formia ed è riconducibile a Giovanni Zangrillo, in passato ha avuto rapporti economici con la Mendico Service poi fallita. La terza ha il quartier generale a Quarto. I soci sono Vincenzo Zangrillo, anch’egli di Formia ed Enrico Comizio, di Minturno. Amministratore unico è il frusinate Elio Piacentino. Calcestruzzi Capuano ha sede a Bacoli. Socio accomandatario è Antonio Capuano, che è stato anche direttore tecnico della Tecno Beton srl e membro del consiglio di amministrazione della Calcestruzzi Riuniti. Si tratta di controlli previsti dalla legge, nell’ambito della verifica circa l’eventualità di condizionamenti mafiosi. Eppure emergono già evidenti precedenti che non fanno stare proprio sereni.
“L’imprenditore – ricorda il collega Fabrizio Geremica – è stato coinvolto nell’inchiesta Spartacus condotta dalla direzione distrettuale antimafia contro il clan dei Casalesi. Gli fu contestato il reato di associazione camorristica, ma è stato prosciolto. L’impresa è poi finita sotto la luce dei riflettori della Prefettura alla fine degli anni novanta, nell’ambito dei controlli di legalità nei cantieri della Tav. “Non è possibile escludere condizionamenti della criminalità organizzata nella conduzione dell’azienda”, recita la nota prefettizia del 24 ottobre 1997, rispetto alla quale presentò opposizione l’avvocato Domenico Vitale. Sottolineava che il suo assistito era stato prosciolto dalle accuse di associazione camorristica. Il 7 luglio 2000 il gruppo ispettivo antimafia, a conclusione degli accertamenti svolti dalla commissione di accesso, ritenne che sussistessero le condizioni affinché la Prefettura rilasciasse laliberatoria antimafia. Calcestruzzi Capuano ha infatti poi lavorato anche nel cantiere della metropolitana di Napoli, stazione Duomo – Municipio”.
LA LETTERA DA REGGIO CALABRIA – Ma proprio in quel febbraio il Prefetto di Reggio Calabria scrisse al collega di Napoli circa gli accertamenti a carico della società Fortunato Arena, l’impresa che ha ottenuto l’appalto per 2 milioni di euro e con un ribasso del 31%. “Non sussistono allo stato tentativi di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata”, si legge nel documento. “In relazione a pregresse distinte vicende giudiziarie che hanno riguardato l’amministratore unico ed il direttore tecnico è stato affidato alle Forze di polizia il compito di proseguire un attento monitoraggio sulla stessa, allo scopo di acquisire eventuali aggiornamenti di interesse”. Va precisato che venti anni prima, quindi nel 1993, il titolare della ditta e suo figlio furono arrestati per false dichiarazioni ai Pm, durante un processo contro le cosche ndranghetiste di Scilla. Arrivò il carcere, poi l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare e infine il proscioglimento.
fonte:www.h24notizie.com