Lotta ai clan e impegno della società civile, le parole di Roberto Rossi in una lunga intervista alla Gazzetta. Focus su Bari e Capitanata
Di Redazione 4 Gennaio 2025
Il procuratore di Bari, Roberto Rossi, in un’intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno, traccia un quadro allarmante ma dettagliato della situazione giudiziaria del distretto della Corte di Appello di Bari, caratterizzato da infiltrazioni mafiose, fenomeni di corruzione e criticità legate a riforme legislative che potrebbero compromettere l’efficacia delle indagini.
Un distretto sotto pressione
La mafia si conferma un problema radicato nel distretto, con infiltrazioni economiche e amministrative. A Bari, spicca la presenza di una “zona grigia” legata ai flussi di denaro illeciti, mentre a Foggia la criminalità organizzata ha un carattere imprenditoriale radicato in agricoltura, pesca e turismo. Rossi evidenzia come il riciclaggio e la falsa fatturazione siano strumenti centrali per mescolare i proventi delle attività illecite.
Politica e prevenzione
Sulle recenti riforme legislative e il rapporto tra politica e magistratura, Rossi è critico: “La magistratura non può sostituire la politica o la società civile”. La prevenzione, sottolinea, richiede l’impegno congiunto di istituzioni, media e cittadini, anche per contrastare l’attrazione esercitata dalla mafia sui giovani, amplificata da una narrazione sui social che romanticizza il crimine.
Criminalità e giovani
L’attrazione verso il modello criminale tra giovani e giovanissimi è definita una vera emergenza culturale. La violenza viene sempre più percepita come un mezzo per affermarsi all’interno dei clan. Rossi invoca un intervento sociale, oltre che repressivo, per smontare l’“iconografia pericolosa” della vita criminale.
Riforme e investigazioni
Il procuratore critica alcune riforme, come i limiti alle intercettazioni, che rischiano di compromettere la lotta alle associazioni per delinquere. Anche la libertà di stampa è un tema delicato: “Ogni limitazione è pericolosa, la stampa deve mantenere il suo ruolo di controllo democratico”.
Problemi strutturali
Tra le difficoltà operative, Rossi cita la carenza di personale amministrativo e investigativo, aggravata dalla scarsa appetibilità economica dei ruoli nella giustizia. Migliaia di fascicoli rimangono bloccati a causa di risorse insufficienti e di una digitalizzazione inefficace.
Droghe e violenza di genere
La droga resta il principale business della criminalità organizzata, ma il procuratore sottolinea l’assenza di un dibattito sociale sul consumo crescente di stupefacenti. Sul fronte della violenza di genere, Rossi evidenzia l’efficacia del Codice Rosso ma ribadisce la necessità di interventi culturali e psicologici per affrontare il problema alla radice.
Un futuro incerto ma speranzoso
Infine, Rossi si dice fiducioso per il Parco della Giustizia, il nuovo Palazzo di Giustizia atteso entro il 2026, un progetto che rappresenta una speranza per il futuro del distretto.
L’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno non lascia dubbi: la lotta alla criminalità e alla corruzione è lunga e complessa, ma passa attraverso il rafforzamento delle istituzioni e una maggiore collaborazione tra società civile e politica.